Omicidio Bergamini, la telefonata al Motel Agip è stata fatta dalla caserma dei carabinieri di Roseto?

La caserma dei carabinieri di Roseto Capo Spulico

Proseguiamo con la ricostruzione del barbaro omicidio di Denis Bergamini e delle vergognose coperture che per 30 anni hanno evitato la galera a chi lo ha ucciso, a chi ne ha pianificato la morte e alla causa vivente di tutto questo ovvero Isabella Internò.

Il brigadiere Barbuscio arriva sul luogo del delitto prima delle ore 18 (e invece dichiarerà che ha saputo del “morto” alle 19.30 per spostare ad arte l’orario della morte) e chiede al camionista Raffaele Pisano dov’è finita la ragazza, che non è più sulla scena. Pisano risponde che la ragazza si è recata a Roseto Marina “con un’auto di passaggio” per telefonare (http://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-brigadiere-le-sembra-un-corpo-trascinato-un-camion-60-metri/).

MARIO INFANTINO

Mario Infantino è il titolare del bar-ristorante “Da Mario” da dove Isabella dice di aver effettuato le telefonate, distante 3 chilometri e 200 metri dal luogo in cui è stato trovato il cadavere di Bergamini. Il 25 novembre 1989, a una settimana dai fatti, il brigadiere Barbuscio raccoglie la sua deposizione e la riassume così al pubblico ministero.

La ragazza si sarebbe portata nel suo locale attorno alle 19,30 “accompagnata da un signore, con accento settentrionale, che aveva fatto uso della Maserati e aveva lasciato sul posto la sua auto con dentro la moglie incinta e che ebbe nuovamente a portare l’auto sul luogo dell’evento”.

La ragazza avrebbe effettuato dal suo locale tre distinte telefonate: “la prima alla madre, la seconda al mister e la terza a tale Marino”.

La ragazza non aveva telefonato ai carabinieri mentre ci aveva provato lui stesso, sbagliando però il numero: invece di 913294, aveva composto il 913394…

Quanto al fantomatico “signore”, che successivamente diventa “ragazzo”, non c’è già più all’arrivo di Barbuscio giacchè, secondo quanto avrebbe riferito Infantino, “era partito da oltre dieci minuti”. Ragion per cui non era stato possibile identificarlo…

La dichiarazione confortava l’orario indicato da Barbuscio, Isabella e Pisano, le telefonate effettivamente avvenute e soprattutto toglieva ogni valore alla posizione che poteva avere sulla morte di Bergamini la sua Maserati, poiché era stata spostata per accompagnare Isabella al suo locale per chiamare i soccorsi.

Che però, misteriosamente, Isabella Internò non chiamò.

E non li chiamò neanche l’accompagnatore di Isabella, che dal canto suo non aveva mai dichiarato e mai dichiarerà di essersi recata al ristorante di Infantino con la Maserati.

“Ho chiesto a un ragazzo che si era fermato e che aveva una macchina bianca, non so se una Ritmo o una Golf vecchio tipo, di accompagnarmi a telefonare per chiedere aiuto. Giunti a un bar di Roseto, telefonai a mia madre mentre il ragazzo che mi aveva accompagnato telefonò ai carabinieri”.

Verificato che neanche Infantino aveva chiamato ai carabinieri, non ci rimane che prendere atto della dichiarazione di Barbuscio, che afferma di aver appreso da un collega di Rocca Imperiale del “cadavere in mezzo alla strada”…

Ma torniamo a Infantino, che, ascoltato dall’avvocato Eugenio Gallerani, non solo dichiara cose totalmente diverse da quelle che si leggono nel verbale del 25 novembre 1989 ma afferma con decisione di non aver mai fatto al brigadiere Barbuscio quelle dichiarazioni. Quanto alla firma apposta sullo stesso verbale, Infantino ha affermato che con Barbusco non si poteva osare di chiedere di leggere il verbale: “Barbuscio diceva solo: firma qua!”.

Isabella Internò in una foto recente

Ecco, quindi, le nuove dichiarazioni di Mario Infantino che compaiono nel dossier di Eugenio Gallerani, fondamentale per la prima riapertura del caso.

“… Il 18 novembre 1989 vidi dall’interno del locale che la ragazza scendeva da un’utilitaria (la vettura procedeva poi in direzione Taranto-Reggio Calabria). La Maserati, che successivamente appresi fosse del calciatore, non l’ho mai vista ferma davanti al mio locale. Sono certo che quando la ragazza entrò non era ancora completamente buio, altrimenti non avrei potuto vedere distintamente, come ho fatto, dall’interno del locale la scena della ragazza che attraversava la strada ed entrava da sola nel ristorante. La ragazza entrò, ribadisco da sola, e continuava a dire: “Ma è morto!? Ma è morto?!”. Chiese di poter telefonare e le diedi alcuni gettoni ma non so assolutamente a chi abbia telefonato. La ragazza chiese un assorbente perché era indisposta e andò al bagno. A un certo punto arrivò il brigadiere Barbuscio proprio mentre la ragazza scendeva dal bagno, ubicato al piano superiore, e andò via insieme a lei. Non feci nessuna telefonata ai carabinieri. Nel mio ristorante la ragazza si trattenne una ventina di minuti…”.

Di conseguenza, non è vero che Isabella arrivò nel locale a bordo della Maserati.

Non è vero che fu accompagnata all’interno del suo locale da un signore ma entrò da sola.

Non è vero che Isabella è arrivata alle 19,30 perché c’era ancora un po’ di luce e questo significa che al massimo potevano essere le 17,30-18.

Non è vero che Infantino sapeva a chi aveva telefonato la ragazza.

Non è vero che Infantino provò a chiamare i carabinieri sbagliando numero.

Non è vero che la persona che accompagnò Isabella all’interno del suo locale se ne andò oltre dieci minuti prima dell’arrivo di Barbuscio, dato che nessuno accompagnò la ragazza all’interno del suo locale.

Non è vero che Isabella Internò ha telefonato al Motel Agip dal bar-ristorante di Mario Infantino.

E se avesse telefonato direttamente dalla caserma dei carabinieri di Roseto Capo Spulico?

Soffermiamoci un attimo solo su due delle diversità più eclatanti, capaci di sconvolgere l’intera ricostruzione ufficiale dei fatti: l’orario e la presenza al locale di Infantino della Maserati.

Per quanto riguarda l’orario è certo che non sarebbero state le 19.30 quando Isabella Internò arrivò al suo locale. Era sicuramente molto prima, almeno un’ora prima se non di più. Il ricordo di Infantino è basato proprio sul fatto che nel momento dell’arrivo della ragazza non era ancora completamente buio, dato che lui riuscì a vederla bene quando scese dall’auto. E l’orario che possiamo ipotizzare è pertanto attorno alle 18 o poco più. E straordinariamente tale orario risulta sovrapponibile a quello indicato dal carabiniere De Palo.

Per quanto riguarda la Maserati nel locale di Infantino, c’è solo da valutare che il tentativo di “spostare” l’auto dalla scena del delitto al locale è miseramente fallito. La macchina non fu mai spostata da nessuno dal km. 401 della statale 106 dove si trovava. La Maserati, all’arrivo dei carabinieri, si trovava dove Bergamini aveva dovuto per forza abbandonarla (per fuggire o perché minacciato) e nessuno l’aveva mai spostata.