Omicidio Bergamini, qual è il ruolo del marito poliziotto ex “amico di famiglia”?

Luciano Conte

Il terzo indagato per l’omicidio volontario di Denis Bergamini era il marito di Isabella Internò, tale Luciano Conte, di professione poliziotto. La sua posizione, per quanto se ne sa, è stata archiviata. La procura di Castrovillari aveva sequestrato il suo telefono cellulare e quello della moglie nonché il computer di famiglia per una serie di analisi sui flussi telefonici e su quelli informatici, per le quali il procuratore Facciolla aveva poi chiesto una proroga delle indagini fino alla fine del 2018. Esistono comunque già diverse intercettazioni, sia ambientali che telefoniche, di marito e moglie che “discutono” dell’omicidio di Bergamini ma non è bastato. Ma la cosa più grave, che nessuna archiviazione potrà mai cancellare, è che il signor Conte, essendo un poliziotto, dovrebbe essere un servitore dello stato… Ccuri cazzi, diciamo a Cosenza. E meno male che – almeno – qualcuno si è degnato di trasferire questo soggetto da Paola (dove ha fatto il bello e il cattivo tempo per decenni) alla Polaria di Lamezia dove però non ha certo rinunciato ad aprire quella “bocca larga” che si ritrova per esaltare le sue “prodezze”, per come abbiamo rivelato a proposito dei suoi rapporti con l’allora capo della squadra mobile di Palermo e agente dei servizi segreti Arnaldo La Barbera (http://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-il-depistaggio-di-stato-parte-dalla-squadra-mobile-di-palermo/). Adesso finalmente sembra arrivato il momento nel quale vedremo la sua faccia almeno sul banco dei testimoni del processo e sentiremo anche quello che esce dalla sua “bocca larga”. Il tutto è previsto per mercoledì 27 marzo salvo… certificati medici e coda di paglia. 

IL RUOLO DI LUCIANO CONTE

Non è ancora chiaro se l’agente di polizia Luciano Conte, 59 anni, attuale marito di Isabella Internò, entra a far parte della vicenda legata all’omicidio di Donato Bergamini dopo la seconda deposizione dell’attuale moglie. Forse già dalla prima, che viene resa ai carabinieri qualche giorno dopo il delitto, il 23 novembre 1989, Isabella Internò parla di lui. Ne esisterebbe traccia nel primo fascicolo dell’inchiesta.

Ed è il pm Ottavio Abbate che chiede di ascoltarlo e sul fascicolo vengono indicati gli estremi per rintracciarlo. Incredibilmente, però, le carte che dovrebbero testimoniare della sua deposizione, non sono inserite successivamente nel fascicolo. Insomma, qualcuno deve averle accuratamente eliminate.

Qualche tempo dopo, comunque, nel corso dell’istruttoria per il processo, la ragazza viene interrogata dal sostituto procuratore Ottavio Abbate e non c’è dubbio alcuno che faccia riferimento proprio al suo attuale marito.

Ma procediamo con ordine.

Quando il sostituto procuratore Abbate interroga Isabella, alla domanda se si fosse legata a qualcuno dopo aver interrotto il rapporto con Donato, risponde così:

“… Non mi sono legata a nessun altro. Avevo però il conforto delle mie amiche, e anche del mio amico di famiglia a nome Conte Luciano, che è un poliziotto della digos e presta servizio a Palermo… con il Conte intercorrono rapporti telefonici…”.

Il particolare viene inserito nel libro “Il calciatore suicidato” a pagina 38, ma di Isabella e del poliziotto della digos, purtroppo, non si tornerà più a parlare nelle pagine scritte con grande ardore da Carlo Petrini.

Quando il magistrato si riferisce all’interruzione del rapporto tra Denis e Isabella si riferisce, naturalmente, al 1988, per cui è praticamente acclarato che la ragazza in quell’anno conosce Luciano Conte e quindi prima che Denis perda la vita.

Qualcuno ipotizza che nel 1988, nell’anno in cui riferisce di essere rimasta incinta (in realtà l’aborto è avvenuto nel 1987 ma è possibile che la ragazza abbia posticipato l’evento), Isabella vedesse sia Denis che il poliziotto.

Isabella Internò non precisa in che modo Luciano Conte sia “amico di famiglia”, né tantomeno il magistrato glielo chiede.

Ma risulta quantomeno strano che con un “amico di famiglia” intercorrano soltanto “rapporti telefonici”.

Perché Isabella fa cenno al suo rapporto con il poliziotto?

E’ probabile che qualcuno li avesse visti insieme. Sembra, in particolare, che Padre Fedele Bisceglia abbia parlato proprio di quel poliziotto alla famiglia Bergamini. E sembra che ancora il frate francescano si fosse meravigliato e non poco per l’atteggiamento “sbrigativo” di qualcuno che era con Isabella nel corso di un’udienza importante del processo.

E se Isabella avesse parlato del suo “amico di famiglia” già nella prima deposizione resa ai carabinieri? Beh, in quel caso potrebbe anche averlo fatto per assicurarsi una “protezione” che, a quanto pare, il poliziotto non le ha fatto mai mancare.

Luciano Conte è nativo di Ragusa ma ha molti legami di famiglia a Cosenza. Tuttavia, inizia a lavorare a Palermo. Quasi superfluo sottolineare quanto sia difficile operare in quella città. Isabella riferisce che Conte lavorava nella digos ma in realtà faceva parte della squadra mobile. Secondo fonti accreditate della polizia, Conte si mette in evidenza nel suo servizio anche quando è ancora molto giovane. E, sempre secondo quelle fonti, partecipa nientepopodimeno che alla cattura di Michele Greco, il “papa” della mafia siciliana, all’inizio degli anni Novanta.

Quanto, invece, al suo rapporto con Isabella, la sua qualità di “amico di famiglia” diventa ben presto quella di “fidanzato ufficiale” se è vero, com’è vero, che neanche tre anni dopo la morte di Donato, Isa e Luciano diventano marito e moglie, nel 1991, in una chiesa di Rende. La coppia vive in Sicilia per qualche tempo. Dopo il matrimonio, Conte viene avvicinato a Cosenza e, qualche anno dopo, la famiglia prende casa a Surdo, una frazione di Rende. Dove abita tuttora.

Sì, perché Conte, dopo gli anni trascorsi a Palermo, adesso è assistente capo alla sezione di polizia giudiziaria di Paola.

Difficile credere che Isabella Internò, ormai signora Conte, non abbia detto la verità su quanto è accaduto quel pomeriggio al marito.

Luciano Conte, il marito poliziotto di Isabella Internò

In occasione del ventesimo anniversario della morte di Denis, una troupe di Chi l’ha visto? ha deciso di provare ad intervistare la signora Internò. Isabella ha avuto solo il tempo di biascicare al citofono un improbabile “Non c’è nessuno”. Poi ha preso in mano la situazione il marito, che è sceso al portone e ha apostrofato in malo modo il giornalista, “avvertendolo” di essere un poliziotto… Una reazione scomposta e scortese che ha lasciato stupefatto sia il diretto interessato sia i telespettatori.

E che Conte fosse molto nervoso (per usare un eufemismo) in quel periodo, lo ricaviamo anche dalla denuncia che presentò insieme alla moglie nei confronti del giornale che dirigo, Cosenza Sport. Una querela che si è risolta con l’assoluzione piena per chi scrive.

Per non parlare delle “scaramucce” con questo soggetto nel corso delle udienze del processo. E che dire delle intercettazioni, finalmente rese pubbliche prima da “Chi l’ha visto?” e poi da “Quarto Grado”, nelle quali catechizza la moglie su quanto deve dire al magistrato che deve interrogarla?

“Tu di me non devi dire niente” le dice il marito mentre si trovano in macchina. “Se ti dicono fa il poliziotto rispondi di sì e che all’epoca… era a Palermo”. 

“Nel privato – aggiungeva l’agente di polizia marito della Internò – non ci devi entrare proprio… dici che erano cose da ragazzini e che le coppie si lasciano e si prendono…”. 

A un certo punto della popolare trasmissione di Rete4 di qualche settimana fa, Gianluigi Nuzzi ha posto il fatidico quesito: “Ma non è che Isabella Internò abbia taciuto e taccia ancora per paura?”. L’interrogativo si è trasformato in farsa quando la regia ha fatto partire le intercettazioni del marito poliziotto ed ex amico di famiglia Luciano Conte prima che Isabella andasse all’interrogatorio a Castrovillari. Oltre a quelle già conosciute, ne è stata (ri)proposta un’altra nel corso della quale Conte dice alla moglie: “… Loro lo sanno ed è per questo che ti chiedono di me…”.  Si riferiva al particolare, non certo secondario, della testimonianza di una sua collega poliziotta che lo aveva “beccato”, dopo pochi giorni dall’omicidio di Bergamini, insieme alla sua futura moglie sul corso principale di Paola. Una testimonianza che è entrata a tutti gli effetti nel processo. 

Ma anche se non si fosse riferito a questo particolare, di qualsiasi cosa si tratti, del loro rapporto sentimentale, di quando è cominciato e cosa si sia portato dietro oppure della sera dell’omicidio, poco importa. Nessuna “paura” può avere impedito a Isabella di rivelare quello che era accaduto quella sera, in primo luogo proprio perché si era legata a un servitore dello stato.

Ma la verità prima o poi viene sempre a galla. E finalmente qualcuno comincia ad interrogarsi su chi abbia potuto svolgere il ruolo di “regista” occulto dell’omicidio di Denis Bergamini che, come minimo, dev’essere uno in grado di pensare un piano e in grado di avere i contatti giusti con i pezzi deviati dello stato, a partire da se medesimo… E di procurarsi un avvocato esperto come Angelo Pugliese (fratello della sua collega poliziotta Raffaella, che è stata anche vicequestore a Cosenza!). Checché ne dicano la mantide di Surdo e il suo scadente marito poliziotto. Anche perché nella recente, ultima informativa della PG di Castrovillari c’è ancora tanto materiale che attende solo di essere reso pubblico e una cui parte – quella in cui la consulente nominata dai coniugi stessa ammette che il corpo di Denis parla e che le cose si mettono male – è già venuta a galla. Come la melma ovvero come i “signori” Conte e Internò. (g. c.)