Ora però piantatela (di Marco Travaglio)

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Viste le premesse, in Senato poteva andare molto peggio. Ma anche molto meglio, se nel Pd tutti avessero remato nella stessa direzione come nel M5S e in LeU. Quattro giorni fa il dem Walter Verini dichiarava al Dubbio che i parlamentari scippati da Iv al Pd “non c’è bisogno di andarli a cercare”, perché il loro “smarrimento si tocca con mano”. Possibile che in quattro giorni il Pd non sia riuscito a riconquistarne nemmeno uno in Senato? Del resto domenica è stato Di Maio, non il suo capogruppo Delrio, a scoprire che l’ex leader e deputato del Pd Maurizio Martina pensava di astenersi sulla fiducia perché in procinto di passare alla Fao, quando ancora i giallorosa temevano di mancare la maggioranza assoluta pure alla Camera, e a convincerlo a votare in extremis. L’impressione è che una parte del Pd sperasse di sfregiare il premier, per tenerlo in piedi ma zoppo e forzargli la mano in vista di un rimpastone o addirittura di un nuovo governo con chi scalpita all’uscio di Palazzo Chigi, magari al posto di ottimi ministri come la Lamorgese.

Il che fa tremare al pensiero dello spettacolo che potremmo ciucciarci nei prossimi giorni: un nuovo mercato delle poltrone che paralizzi il governo per altre settimane, cioè un pernacchione in faccia agli italiani che da ieri sera speravano di aver archiviato questa crisi demenziale. Il governo l’ha sfangata. E Conte è riuscito, almeno per ora, nel capolavoro di liberarci dai due massimi irresponsabili della politica: i due Matteo.

Ma se il governo perderà altro tempo non per rimpiazzare i ministri che i rispettivi partiti ritengano inadeguati e riempire le caselle vuote con un riconoscimento ai nuovi venuti, ma per rimettere tutto in discussione, peggio se con una crisi formale per il “Conte ter” che richiederebbe giorni e giorni di chiacchiere inutili e incomprensibili, si giocherà la fiducia di quella maggioranza di italiani che dicono: “Meglio un governo coi responsabili che con gli irresponsabili”. E potrebbe financo resuscitare i due Matteo, che al momento languono al minimo storico della loro parabola politica.

L’Innominabile, supportato dagli opinionisti della destra e della sinistra salviniana, ha tentato anche ieri di rivoltare la frittata con le solite balle. Ha persino attribuito la crisi più pazza del mondo a un fantomatico “arrocco personale” di Conte contro di lui, quando tutti sanno che è accaduto l’opposto: è stato lui a rovesciare il governo ritirando la sua delegazione e dando al premier del “vulnus per la democrazia”. Ma a furia di sentir ripetere quelle panzane, col coro della stampa dei padroni alle spalle, i ricordi sbiadiranno. E, se gli italiani non vedranno subito un governo che si rimette al lavoro, risorgeranno anche i morti.