Paola. “Il taglio s’ha da fare”. Rete dei Beni Comuni teme ciò che accadrà a Cozzo Cervello

Nota diramata dal gruppo consiliare Rete dei Beni Comuni (RBC), rappresentato nell’aula Lo Giudice da Giuliana Cassano

L’affare Cozzo Cervello, come da molti soprannominato, dopo mesi di retromarce, menzogne e ripensamenti, tiene ancora banco. Il taglio “s’ha da fare”, quello che a tanti illusi sembrava ormai scongiurato, è tornato prepotentemente in pista. E si ricomincia come se niente fosse, non appena passata la piena. Stando a quanto dichiarato dal Sindaco durante l’ultimo consiglio comunale, il taglio degli oltre duemila alberi di Cozzo Cervello sarà fatto nell’interesse della collettività paolana, vista la sua utilità per la bonifica del bosco. Lo abbiamo ribadito in tutte le sedi e in mille modi: Nulla di più falso!

Rinfreschiamoci la memoria: il provvedimento della Regione Calabria che ha autorizzato in via straordinaria il taglio sembra mancare dei necessari presupposti previsti dalla normativa di massima, partendo dal falso prerequisito che l’intera area fosse degradata e malandata. Un anno fa circa 300 escursionisti e cittadini hanno potuto valutare che si è trattata dell’ennesima menzogna dell’amministrazione paolana. Il bosco è perfettamente in salute e le carte inviate alla Regione dai tecnici incaricati dalla stessa amministrazione smentiscono categoricamente quanto dichiarato dagli uffici comunali. Stando infatti all’elenco delle piante martellate, gli alberi catalogati come semisecchi o cariati sono solo 15 su 2000. Un numero troppo esiguo per ottenere una tale autorizzazione straordinaria al taglio. Oltretutto si è sottostimato il numero dei sottocavalli, per nulla contemplati dal progetto, né si è considerata la funzione di barriera protettiva che gli alberi svolgono per prevenire frane e smottamenti. Ciò significa che per ogni albero tagliato ne saranno danneggiati almeno altri tre o quattro, aumentando il numero di piante abbattute. Ma tutto ciò rientra nell’ottica di un Piano di Gestione Forestale che, stando alle premesse, destinerà alla stessa sorte tutte le proprietà comunali di montagna.

Ma quello che sorprende e lascia basiti più di ogni altra cosa è l’ostinazione del Sindaco Perrotta a voler tagliare a ogni costo quel bosco. In tutti questi mesi abbiamo assistito a un susseguirsi di bugie su bugie. Da quando, per esempio, in Consiglio Comunale il primo cittadino ha dichiarato che si era recato personalmente a visionare i luoghi e che il Cammino di San Francesco non sarebbe stato minimamente sfiorato dal taglio, alle bugie sulla retromarcia raccontate di fronte alle telecamere della Rai, agli alberi malati, alle foreste pubbliche scambiate per boschi cedui, alle piste di esbosco aperte verso Montalto Uffugo già quest’estate. Tutte falsità smentite dal materiale fotografico da noi prodotto, documenti e persino sopralluoghi effettuati da consiglieri comunali di maggioranza che hanno contribuito a svelare come l’aria del taglio interessa proprio la zona del Cammino di San Francesco. A ciò si aggiunga l’apparizione di alcuni personaggi che puntualmente fanno capolino quando c’è da decidere il futuro delle nostre montagne, ossia in pasto alle centrali a biomasse oppure trattate come piazzali per installare pale eoliche. O ancora, oggetto di concessioni che ci riportano al feudalesimo.

Coincidenze? Non è di certo interesse della Città di Paola veder disboscate le proprie montagne, soprattutto se consideriamo il valore letteralmente infimo del legname prodotto col taglio contemplato nei progetti comunali, ma questa sembrerebbe una prassi consolidata in Calabria, dove la legna è quasi sempre svenduta: basta che questa legna sia di tutti. Ovvero, pronta a diventare merce di scambio od oggetto dei progetti sballati del decisore pubblico di turno.