Paolana, 100 anni di storia una sola matricola. Viaggio in un secolo di Campioni biancazzurri

“Ci sono eventi il cui verificarsi è davvero difficile. Una squadra di calcio, la Paolana, nata 100 anni fa, avente sempre lo stesso numero di matricola – 36310 -, mai fallita, partecipante a tutti i campionati di competenza, deve essere un motivo di orgoglio per l’intera città, a prescindere se il calcio piaccia o meno. Tutta la città di Paola è invitata a partecipare e ad essere orgogliosa di questo magnifico traguardo raggiunto. Il calcio non è solo una sfera che gira, è socializzazione, inclusione e tante altre cose positive. Vi aspettiamo…” (Marco Zupo).
L’impulso a celebrare nel migliore dei modi il prestigioso anniversario della U.S. Paolana, che oggi compie 100 anni, ha portato un folto gruppo di tifosi e appassionati a riunirsi in un’Associazione dalle forti tinte biancazzurre.

“1922”, sia in forma numerica che letterale (“Millenovecentoventidue”), è il nome scelto dal gruppo che, affiliato alla galassia Endas, si è già presentato ufficialmente alla città e oggi organizza i festeggiamenti per il Centenario della Paolana. La natura eterogenea, apolitica ed apartitica dell’Associazione, è testimoniata dall’adesione alla campagna di tesseramento, che ha registrato numeri importanti.

Presidente della “1922” è Francesco Belligerante, storico componente del tifo organizzato a supporto degli alfieri del tirreno, che avrà come vice Andrea Santoro, anch’egli da sempre accanto alla compagine cittadina, così come il segretario Moreno Filippo, il tesoriere Daniele Manfredi e i consiglieri Fortunato Laganà, Andrea Valtriani e Marco Zupo, con quest’ultimo che riveste anche il ruolo di addetto stampa.

IL PROGRAMMA

Era il 9 agosto del 1922 quando un gruppo di “pionieri” capeggiato da Eugenio Tarsitano fondava la U.S. Paolana. Colori sociali bianco e azzurro. Erano altri tempi, ma la passione di quegli uomini era unica. Allora la Paolana non praticava solo il calcio. Nuoto, ciclismo, atletica, boxe erano gli altri palcoscenici in cui molti suoi atleti si cimentavano.

Il Tirreno cosentino è sempre stato all’avanguardia nella pratica calcistica. A Scalea, ad esempio, già nel 1912 era nato il Brutium Football Club e anche a San Lucido si giocava a pallone in maniera più o meno ufficiale dal 1918. La Paolana, dal canto suo, dopo la fondazione, gioca partite ufficiali contro il Cosenza Football Club già nel 1926 e nel 1927 batte per 2-0 la Juventus Cosenza nella quale gioca, tra gli altri, il popolare “Permesso” Pellicori. I “punti della vittoria”, come si diceva una volta, sono opera di Sangineto e Rocci…

Nel 1938 Paolana e San Lucido disputano il campionato di Prima Divisione insieme al Cosenza B, al Crotone, al Locri e alla Vigor Nicastro. Sarà il primo di diversi campionati di Prima Divisione che in quei tempi rappresentavano un palcoscenico ambizioso. Poi si arriva agli anni della Seconda guerra mondiale ed una magnifica Paolana conduceva la classifica quando le bombe iniziavano a calare sulla città. I giocatori partirono per il fronte e si unirono ai loro commilitoni per vincere l’ultima e decisiva partita. Tarsitano, comunque, non abbandonava il suo giocattolo e nonostante la miseria e la povertà di quei tempi, si ricominciava.

LA PAOLANA DI TARSITANO

Rinasceva pian piano anche il calcio e non c’è dubbio che il periodo migliore del calcio tirrenico e della Paolana in particolare sia stato quello che va dagli inizi degli anni Cinquanta fino alla fine degli anni Ottanta. Quasi 40 anni nel corso dei quali Paola ha vissuto grandi passioni calcistiche tra i campionati regionali di Promozione e interregionali di Serie D e ha offerto grandissimi talenti al calcio nazionale.

Nel 1949 inizia ufficialmente il ciclo della Paolana dello storico e leggendario presidente Eugenio Tarsitano, al quale è intitolato lo stadio di Paola. La squadra allenata da Di Giulio vince il girone D del campionato di Prima Divisione e arriva anche alla finale del campionato Ragazzi cedendo solo alla straordinaria formazione dei Boys Demaria, la squadra giovanile del Cosenza fortemente voluta dal mitico Campione del mondo 1938, l’oriundo italo-argentino Attilio Demaria, che aveva concluso la sua carriera con la maglia rossoblù del Cosenza. In quella Paolana giocava il capostipite della famiglia Maddalena, che tanti talenti avrebbe dato al calcio paolano, i fratelli Calomino, Fiorita, Vanzillotta, Argentino, Contini, Intelisano, Sarpa, Verducci, Brogna e Cilento. Sono i nomi di tante famiglie calcistiche della città di Paola, nomi che mai come oggi meritano di essere ricordati e di rimanere nella storia.

Nel 1950-51 la Paolana di Tarsitano è l’unica squadra calabrese inserita nel girone campano del campionato di Promozione e riesce a salvarsi con pieno merito. La formazione titolare era la seguente: Pellizzari, Crocicchio, Santacroce; Calomino II, Alò, Ferrario; Massara I, Massara II, Piazza; Leonetti, Gimondo.

Ubaldo Leonetti

Tito Massara, Ulderico Alò e Ubaldo Leonetti erano stati tra le colonne del Cosenza prima della Seconda guerra mondiale. Si mettono in evidenza anche il più grande dei fratelli Calomino, ottimo mediano, i fratelli Maddalena – uno mezzala sinistra e l’altro terzino sinistro – e la mezzala destra Cirillo.

LA SERIE A DEI DILETTANTI

La complessa ristrutturazione organizzativa del calcio italiano attuata dalla FIGC con la stagione 1952-53, che vide l’istituzione della Serie C a girone unico e della IV Serie, fu completata dalla nascita del campionato di Promozione Regionale organizzato sulla dimensione di ogni singola regione su di 1 o più gironi a seconda delle diverse dimensioni..

Era così nato il campionato più appassionante, la vera Serie A dei dilettanti, ad alto livello tecnico con sfide molto sentite in tutta Italia: fucina di campioni e di società in crescita con un grande pubblico in tempi nei quali la televisione non c’era ancora e quando arrivò limitò la trasmissione del calcio a un tempo di una partita di Serie A messa in onda in differita alle 19 della domenica. Nella stagione 1952-53, la Promozione era il quinto livello del calcio italiano, il primo livello regionale.

Per ottenere la promozione in IV Serie non era sufficiente vincere il campionato. La Federazione, nel valutare i titoli sportivi ottenuti sul campo, avrebbe promosso alla categoria superiore le società in possesso di un impianto sportivo delle misure utili stabilite per la partecipazione alla IV Serie e che avessero solidità economica tale da poter sostenere le spese della gestione di quel campionato nazionale.

Il campionato fu strutturato in vari gironi all’italiana su base regionale, gestiti dai Comitati Regionali di competenza. Le squadre che vincevano il proprio girone rientravano nel lotto delle squadre proposte all’ammissione alla categoria superiore anche se non si aggiudicavano il titolo di Campione Regionale di Promozione messo sempre in palio da ogni Lega Regionale anche nel caso i gironi fossero più di uno. In Calabria la prima società vincitrice della “Serie A dei Dilettanti” fu proprio la Us Paolana del presidente Tarsitano.

LA PRIMA VOLTA IN QUARTA SERIE 

La Paolana approdava in IV Serie per la prima volta in un clima di festa generale. Gli “eroi” della promozione insieme all’allenatore Di Giulio sono i fratelli Calomino, il centromediano Ferrario, la fortissima ala destra Tito Massara, il granitico Cirillo e l’altra estrema Gimondo. Sono loro che formano il “nucleo storico” capace di quella grande impresa.

Nella stagione successiva, 1953-54, la Paolana si trovava a sfidare squadroni del calibro di Cosenza, Reggina, Bari, Avellino, Crotone, Marsala, Trapani e Cavese. I biancazzurri schierano: Gisberti (il mitico portiere cosentino classe 1916 ormai a fine carriera); Calomino I, Calomino II, Basilico, Graziani, Ferrario, Massara, Cirillo, Petrini, Dall’Ora e Gimondo. Tra gli altri titolari Crocicchio e Piccinini. La Paolana si salva alla grande, togliendosi soddisfazioni impensabili alla vigilia del campionato. A Reggio Calabria impone il pareggio agli amaranto e nei derby col Cosenza riesce a ottenere in entrambi i casi un più che onorevole pareggio, con lo stesso risultato di 1-1. A Paola segnerà il centravanti Petrini, al “Morrone” sarà Dall’Ora a pareggiare il gol iniziale di Ferrara.

La bella avventura finirà nella stagione successiva nonostante tanti risultati di rilievo come lo 0-0 ottenuto al “Morrone” contro i cugini del Cosenza. Un risultato che convinse “Il Rigore” a titolare “San Francesco ha fatto il miracolo…”. Insieme ai vari Calomino, Ferrario, Fiorita e Cirillo giocavano tra gli altri il centravanti Aurelio Pavesi, che alla fine degli anni ’40 segnò valanghe di gol in Serie B con Lecce e Palermo ed era reduce da due stagioni con il Cosenza, il portiere De Pasquale, il terzino Pennino, i mediani Vittorio Veneziano e Filippelli e le ali Grupillo e Losso.

LA SOCIETA’ GIOVANILE “PIO XII”: FRANCESCO MADDALENA, ALFREDO CIANNAMEO E ANTONIO VITA

Francesco Maddalena

E’ in questo periodo che si mette in evidenza il terzo dei fratelli Maddalena, il terzino Francesco, che nel 1956 approderà, con alterne fortune, al Cosenza. Francesco Maddalena è stato senz’altro uno dei migliori giocatori paolani di tutti i tempi. Era un terzino potente, agile, che ha sempre offerto ampie garanzie di rendimento. Spesso si inseriva in attacco concludendo anche in modo spettacolare a rete. Maddalena si era rivelato dalla società giovanile “Pio XII”, la squadra del Convento dei Minimi, tra le prime in Calabria ad avere l’opportunità di fondare il suo NAGC (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori) grazie all’opera di grandi dirigenti come Arturo Maione e Francesco Storino. Il palmares di questa società è impressionante: Campione provinciale Juniores e Allievi 1958-59; Campione regionale Juniores 1959-60. I ragazzi della “Pio XII” faranno successivamente le fortune della storica Us Paolana, che nel 1960-61 tornerà a vincere il campionato di Promozione e resterà in Serie D fino al 1969. Nello stesso periodo la Paolana conquisterà il titolo Juniores per le società dilettanti calabresi nel 1960-61 e nel 1961-62.

Oltre a Maddalena, il campione più rappresentativo di quegli anni è l’attaccante Alfredo Ciannameo. Classe 1944, anche lui si forma nella “Pio XII”, dove inizia la sua fama di centravanti ma anche seconda punta rapido e insidioso, dotato di una “stangata” imparabile, il suo marchio di fabbrica e con entrambi i piedi, anche se preferisce di gran lunga il destro. E’ grazie ai suoi gol che la Paolana ritorna in Serie D nel 1961, quando Ciannameo non ha ancora compiuto 17 anni, appena un anno dopo l’exploit del cosentino Franco Rizzo (classe 1943) con la sua Morrone. Ciannameo viene convocato con la Rappresentativa calabrese di Promozione e nella stagione successiva è il fiore all’occhiello della Paolana in Quarta Serie, collezionando 21 presenze e 10 reti e risultando tra i grandi protagonisti della salvezza biancazzurra, creando i presupposti per il suo salto nel calcio che conta.

Ciannameo con Gigi Riva in Nazionale Juniores

Ciannameo nasce centravanti ma sa adattarsi al meglio anche all’ala sinistra, nonostante prediliga calciare di destro. Ha un bagaglio tecnico straordinario e vede la porta da qualsiasi angolazione. Un talento naturale. Le sue specialità sono il tiro, la “palata” come si dice qui da noi, ma anche il dribbling secco, costruito con un repertorio raffinato di finte e controfinte che spesso e volentieri disorientano anche i difensori più arcigni e rocciosi. Per non parlare dei suoi scatti prolungati in progressione e del suo movimento senza palla che crea spazi invitanti per gli inserimenti dei centrocampisti.

CIANNAMEO IN SERIE A 

Dopo lo strabiliante campionato di Serie D del 1961-62, nell’agosto del ’62 Ciannameo viene notato e acquistato dalla Spal del presidentissimo Paolo Mazza, che gioca in Serie A. Il giovane paolano, tanto per farvi capire di che parliamo, “brucia” sul tempo Franco Rizzo, che è stato ceduto in prestito dal Milan all’Alessandria e poi al Cagliari, ma in Serie B.

La cessione di Ciannameo è un grande affare per la Paolana: nelle casse biancazzurre entrano 3 milioni e 250 mila lire, che non sono niente male e che sono certamente di più di quello che aveva offerto il Cosenza, che da tempo con Ciccio Delmorgine aveva messo gli occhi sul talento della Città del Santo. Ciannameo è destinato alla formazione giovanile della “De Martino” (il corrispondente della “Primavera” di oggi) e tutto lascia pensare che farà parecchia anticamera alle spalle di attaccanti esperti e di categoria come Oscar Massei, Gianni Bui, Carlo Novelli, il brasiliano De Souza e persino l’ex nazionale tedesco Erwin Waldner… E invece accade l’imponderabile. Bui e Massei vengono messi fuori causa contemporaneamente da due fastidiosi infortuni e l’allenatore Serafino Montanari il 10 febbraio 1963 lo fa esordire in Serie A in tandem con Novelli in una gara casalinga contro la Sampdoria di Ernest Okwirk e degli emergenti Bernasconi, Toro, Vicini e Brighenti.

Gli spettatori sono 25 mila e Ciannameo gioca insieme a campioni del calibro di Sergio Cervato, Adolfo Gori, Dante Micheli e Carlo Dell’Omodarme. La Gazzetta del Sud racconta così quella memorabile partita: “… Il giovanissimo Ciannameo batte il calcio d’inizio… Due passaggi indovinati, un boato di incitamento e aveva già conquistato il pubblico e se stesso… Al 32′ quando Sattolo (il portiere della Sampdoria, ndr) gli respinse corto il pallone che stava per entrare in rete, lui, Ciannameo, era lì pronto, con scatto rabbioso, e lo stadio rimbombò. Era il gol dell’1-0…“. Ed era anche il gol della vittoria. Non esistono dati ufficiali ma secondo molti addetti ai lavori quello di Ciannameo è stato il primo gol di un calciatore calabrese in Serie A.

Sette giorni dopo Montanari lo conferma a furor di popolo nella formazione che sfida, ancora al “Comunale” di Ferrara, il Torino insieme a De Souza e Massei. E Ciannameo è ancora grande protagonista. E’ proprio lui che permette a Dell’Omodarme al 19′ di battere Lido Vieri per la prima volta ed è ancora lui ad essere puntuale all’appuntamento col gol al 31′ quando Dell’Omodarme gli ricambia la cortesia e gli offre il pallone del definitivo 2-0. Alfredo Ciannameo, ad appena 18 anni, aveva segnato due gol nelle sue prime due partite in Serie A! Probabilmente anche questo è un record.

Ciannameo sarà ancora titolare all’Olimpico contro la Roma in una gara a senso unico che finisce senza reti, e pure nella sfortunata gara casalinga col Bologna persa di misura ma con un rigore sbagliato da De Souza. Poi, col rientro di Bui, e con el sostituzioni che erano ancora una specie di miraggio, le occasioni per il talento paolano si diradano ma farà comunque in tempo a timbrare altre due presenze, in casa col Venezia (1-1) e a San Siro contro il Milan (0-4). L’attaccante paolano concluderà la stagione collezionando 6 presenze e 2 reti. Una stagione comunque storica per la Spal essendo stata quella nella quale la gloriosa società ferrarese si è meglio piazzata (ottavo posto). Ciannameo si imporrà anche nella Nazionale Juniores, giocando tre partite con la maglia azzurra insieme a calciatori che sarebbero diventati grandi campioni come Gigi Riva e Sandro Mazzola. E andando anche a segno contro Francia ed Ungheria.

A campionato finito il patron Mazza decide di mandare in prestito Ciannameo all’Anconitana in Serie C (23 presenze e 2 reti), per poi risalire in Serie B alla Pro Patria (18 presenze e 2 reti). Rispedito in Serie C con il Carpi (18 partite e 4 reti), Ciannameo è ancora giovane ma pare aver smarrito la strada maestra e, a quel punto, Mazza lo cede definitivamente – nel 1966 – al Trani, Serie C. Al Sud, Ciannameo torna ad essere grande protagonista, in particolare con l’arrivo come allenatore, nel 1967, del suo ex compagno di squadra Sergio Cervato e ritrova la strada del gol. Ne segna 21 in due stagioni e passa al Brindisi, dove gioca ancora altri due campionati di Serie C a buoni livelli e con 9 reti all’attivo. Siamo nel 1970 e a 26 anni Ciannameo vive la sua “seconda giovinezza” calcistica tornando in Calabria, nel Catanzaro dei miracoli dell’avvocato Ceravolo, che conquisterà la Serie A dopo lo spareggio col Bari al San Paolo di Napoli il 27 giugno del 1971. Ciannameo vive quella stagione da protagonista assoluto con 26 presenze e 3 reti. Il tecnico Seghedoni lo utilizza come jolly offensivo e gli affida alternativamente le maglie numero 7, 9, 10 e 11. Alfredo insieme all’indimenticabile Angelo Mammì, reggino e al catanzarese Fausto Silipo fa parte del ristretto club dei calabresi profeti in patria per lo storico traguardo. La squadra non ha un bomber e va a segno puntando molto sugli inserimenti dei centrocampisti: Busatta, Banelli, Gori, Braca, Musiello e Franzon. E Ciannameo giocherà lo spareggio decisivo di Napoli deciso dal gol eterno di Mammì. 

Ciannameo torna dunque nella massima serie e, seppur chiuso da altri titolari, disputa altre 6 partite in Serie A chiudendo con un pareggio in una gara interna contro la Roma – il 9 gennaio 1972 – la sua avventura nella massima serie. Due anni dopo, nel 1974, sarebbe tornato a Paola per vincere un altro storico campionato di Promozione. Ma prima di ritornare a Ciannameo dobbiamo riprendere la storia della Paolana, che abbiamo interrotto all’anno di grazia 1961-62.

TONINO VITA, IL “FACCHETTI DEL SUD”

“Nel 1961 avevo soltanto quindici anni e ne servivano almeno sedici per firmare il primo cartellino della Lega Dilettanti. La mia Paolana era stata promossa in serie D e il “presidentissimo” Tarsitano voleva a tutti i costi farmi giocare con la prima squadra, nella quale il “golden boy” era un altro ragazzino, un anno più grande di me, Alfredo Ciannameo. Ci dissero che l’unico mezzo per non incorrere nei fulmini della Lega era quello di chiedere un permesso. Ce lo accordarono. Fu così che diventai un calciatore vero…”.

Il racconto in presa diretta è di Antonio Vita, per tutti semplicemente Tonino, classe 1945, terzino destro di grande spessore, tra i migliori prodotti della fertile “scuola paolana” e in seguito bandiera del Cosenza.

IL PERIODO PAOLANO

“Quando ho iniziato a giocare mi piaceva stare in avanti e vivevo per il gol – continua -. Ma il mio primo maestro di calcio, il tecnico della Paolana Vasco Lenzi, mi ha impostato in maniera diametralmente opposta. Terzino destro… Non ho battuto ciglio: dopo qualche allenamento mi sentivo già a mio agio ed ero pronto per iniziare il mio primo campionato di serie D”.

Ne giocherà tre consecutivi con la maglia biancazzurra della squadra della sua città. Tre campionati nei quali la Paolana si salverà senza patemi d’animo al cospetto di agguerritissime squadre campane e siciliane e pochissime calabresi, tra le quali la Morrone e il Locri.

“Con Ciannameo – riprende Vita – abbiamo giocato insieme soltanto un anno. Alfredo se n’è andato prestissimo alla Spal, in serie A. Io giocavo con la maglia numero due, dalla quale non mi sarei più staccato. Insieme a me in difesa c’era il mitico Francesco Maddalena, terzino sinistro, che aveva vissuto gli anni belli della Paolana di metà anni Cinquanta e che aveva avuto l’ebbrezza di passare al “grande Cosenza” e i fratelli Sarpa, Vittorio e Ippolito, due pilastri. In mediana il più grande dei fratelli Pasquino, Franco e il napoletano Biccari. In avanti giocavano anche Raise, fratello del terzino che era diventato simbolo del Catanzaro e Melli, un ragazzo del Nord. Sai chi è il figlio? Quell’Alessandro che negli anni Novanta ha giocato in serie A con il Parma di Nevio Scala…”.

LA CESSIONE AL COSENZA

Il giovane Vita inizia a “colpire” gli osservatori delle società più importanti del calcio professionistico. Le richieste fioccano, ma questa volta il Cosenza, clamorosamente “beffato” dalla Spal per il cartellino di Alfredo Ciannameo, non si fa trovare impreparato.

“Nel 1965 la Paolana aveva deciso che mi avrebbe ceduto. L’ingegnere Francesco Guido mi seguiva da un po’, dopo che il buon Ciccio Delmorgine si era “sgolato” (in verità l’aveva già fatto per Ciannameo ed era rimasto inascoltato…) per suggerire il mio acquisto. Ciccio girava in lungo e in largo per i campi della provincia e, inevitabilmente, eravamo diventati amici. La sua simpatia istintiva e la sua grande umanità del resto non potevano non colpirmi. La trattativa non fu delle più semplici, perché, come avrai capito, c’era una certa concorrenza, ma alla fine il Cosenza la spuntò. L’ingegnere Guido sborsò per il mio cartellino 12 milioni e 500mila lire e ti assicuro che, a quei tempi, non era una cifra irrisoria… Io rimasi molto contento. Avevo scelto Cosenza per non allontanarmi dalla mia famiglia e per potermi diplomare, visto e considerato che avevo perso un po’ di tempo…”.

UN CAMPIONATO “STREGATO”

A Cosenza era appena arrivato Oscar Montez il “mago” argentino al quale tutti chiedevano la serie B perduta. Oscar Montez, il vulcanico mago sudamericano che ha conquistato Cosenza. L’uomo che fa della grinta e della determinazione il collante per tutta la squadra. Chiatto, nel tentativo di imitarlo, si procura addirittura un vocabolario di spagnolo e si diverte a interpretare il ruolo in panchina, borbottando suggerimenti in ispanoamericano

Corti; Vita, Nicchi; Cantone, Millea, Rapetti; Marongiu, Ruggiero, Balestrieri; Marmiroli e Campanini… E’ impossibile – sorride Vita – non ricordare a memoria la formazione tipo della stagione 1965/66. Eravamo una grande squadra. Perdemmo il campionato per un solo punto. Ci beffò la Salernitana, che, per ironia della sorte, aveva in panchina Tom Rosati, l’anno prima a Cosenza. Ma è assurdo perdere un campionato dopo aver collezionato 48 punti, aver perso soltanto due partite (e la Salernitana ne aveva perso una in più…) e aver subito 17 gol in 34 partite… Fu una vera disdetta”.  Ma per Tonino Vita quello fu comunque un grande campionato.

TONINO VITA “RIVELAZIONE”

“Non saltai una sola partita: 34 presenze su 34 nonostante fossi un esordiente. Montez mi dava una carica incredibile, mi piaceva il suo modo di allenare ed è proprio vedendo lui che mi sono appassionato alla carriera di allenatore. Mi ha dato molto anche in quella direzione. Il mister inoltre mi trasmetteva sicurezza quando mi decidevo a scendere in avanti per seguire l’azione sulla fascia. Ero diventato talmente bravo e sicuro di me che mi chiamavano il “Facchetti del Sud” anche se non segnavo tanti gol come l’indimenticabile Giacinto ed ero destro invece che sinistro. Ma me la cavavo bene anche in marcatura. Montez mi piazzava quasi sempre sull’attaccante avversario più pericoloso. La mia dote migliore era la velocità: recuperavo che era una bellezza. Pensa che pesavo soltanto 57 chili e sono alto 1,75: avevo un fisico straordinario per fare il difensore. Quell’anno mi guadagnai anche la convocazione nella Nazionale di categoria. Insieme a me c’erano campioni come Romeo Benetti, Aldo Liguori, Pino Wilson e Giorgio “Long John” Chinaglia. Per un ragazzo di vent’anni era una soddisfazione immensa…”. Tonino Vita resta al Cosenza dal 1965 al 1973 giocando 225 partite ed entrando nella storia del club rossoblù tra i giocatori con il maggior numero di presenze di tutti i tempi.

CICCIO PATITUCCI E LO SPAREGGIO DI REGGIO CALABRIA

Con il nostro racconto siamo arrivati a metà degli anni Sessanta. Il portiere Ciccio Napoli, cosentino ormai stabilitosi a Trieste da decenni, ha una grande memoria storica e ha giocato anche a Paola per qualche anno all’inizio degli anni Settanta. Appena gli parliamo della Paolana ci indirizza subito a Francesco “Ciccio” Patitucci, classe 1948, storica mezzala destra che ha indossato la casacca biancazzurra ininterrottamente dal 1965 al 1985.

Dopo la seconda storica promozione in Serie D, come spiegava Vita, la Paolana si salva con autorevolezza per quattro campionati consecutivi. Nel 1965-66 alla guida dei biancazzurri c’è Ciccio Delmorgine, per ironia della sorte proprio nel momento in cui il suo pupillo Tonino Vita aveva fatto il percorso inverso approdando al Cosenza. Sarà proprio in quella stagione che Patitucci, proveniente dalla Juniores, verrà lanciato in prima squadra. “Ciccio Delmorgine aveva grande stima per i calciatori paolani – ricorda Patitucci – e nella sua qualità di tecnico in seconda ne segnalava tanti al Cosenza. Poi, quando aveva deciso di staccarsi dalla sua casa madre, non aveva avuto esitazioni a venire a Paola, che considerava come una sua seconda casa”.

Il migliore campionato della Paolana in Serie D rimane quello della stagione 1967-68 quando la squadra allenata da Arnaldo Leonzio si classificò al terzo posto dietro le siciliane Marsala e Acireale, che avevano fatto corsa a se. Ma la Paolana aveva giocato comunque una grande stagione rivelandosi la migliore tra le outsider e regalando enormi soddisfazioni ad una tifoseria sempre più appassionata. “Avevamo un gruppo molto compatto – ricorda Patitucci – e mister Leonzio era molto bravo anche dal punto di vista caratteriale. In difesa avevamo due punti fermi importanti come il portiere Fragiacomo e il libero Sgubin, friulano di Cormons particolarmente bravo ma non lo erano da meno i nostri talenti Perrotta e Francesco Maddalena. In mezzo, con me, c’erano Estati e Chersovani e in avanti avevamo Marcello Morosini affiancato da Raise (che era tornato dopo qualche anno) e Grupillo. Nessuno ci accreditava come terza forza di un campionato dominato dalle siciliane ma in quella stagione abbiamo davvero dato spettacolo: è stata una delle squadre più forti che ha mai avuto la Paolana”.

E come spesso accade nel calcio, il momento nel quale si raggiunge il massimo risultato viene seguito dal declino. La Paolana retrocederà in Promozione nella stagione successiva. Seguono anni di campionati regionali molto combattuti e travagliati. Nel 1972-73 Paolana, Morrone e Vibonese si giocano la promozione agli spareggi e alla fine saranno i vibonesi a prevalere. Nel 1973-74 Morrone e Paolana danno vita a un duello estenuante che si risolve solo all’ultima giornata nella fatal Polistena dove i biancazzurri perdono e non vanno neanche allo spareggio.

Nel 1974-75 invece la battaglia è contro la rivelazione Sesso Rende e finisce in spareggio. Alla guida del club c’è il presidente Franco Sganga, titolare della rinomata Farmacia Centrale, e tocca a lui riconquistare per la Paolana la “sua” serie D. Lo spareggio di Reggio Calabria con la Sesso Rende è un’altra grande festa per la città di San Francesco.

Nessuno lo ha dimenticato Marcello Pasquino, e men che meno StadioRadio, che gli ha dedicato nell’immediatezza della sua prematura scomparsa nel 2008 un accorato ricordo.  “Il tenente di ferro” o il “Professore”, come lo chiamavano affettuosamente a Paola i suoi ex allievi della Bruno, la scuola media dove insegnava educazione fisica, è sempre nei cuori degli sportivi. A Vibo, a Matera, a Spoleto, a Potenza, a Castrovillari è ricordato come l’allenatore rigido e disciplinato, ma sempre pronto alla battuta. Ma c’è anche un Marcello Pasquino non da tutti conosciuto, quello giocatore. Nella Paolana era un centrale grintoso, a volte ruvido, uno di quelli che non mollava mai. E proprio con la formazione della città del Santo che Pasquino scrive una pagina meravigliosa di calcio…”.

“È la stagione 1974-1975 – riprende a raccontare Ciccio Patitucci -, è una Paolana storica, allenata da Giancarlo Ciabattari, ex attaccante e bandiera del Cosenza tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, che aveva smesso di giocare da poco e riesce a dare una bella impronta ad una squadra che annovera tra le sue fila anche Alfredo Ciannameo, attaccante paolano purosangue che tornava da dove aveva iniziato, conquistando la prima storica promozione in Serie D nel 1961 prima di esordire e di segnare in Serie A con la maglia della Spal e di essere tra gli artefici della prima storica promozione in Serie A del Catanzaro di Ceravolo nel 1971. E poi ci sono il portiere Marziano (scomparso recentemente), Sofo (che si alternava con Pitasi) e Franco Suriano sulla linea dei terzini, Rudy Angilica e Santo Ramunno sulla linea dei mediani a dar manforte a Pasquino, il sottoscritto Ciccio Patitucci a dettare i tempi del centrocampo, Filocamo e Gugliuzzi sulle ali e Marcello Morosini centravanti di manovra alla ungherese, alla Hidegkuti come si diceva una volta (mentre adesso si preferisce falso nueve). Partner ideale per Alfredo Ciannameo…”.

La Paolana finisce il torneo al comando insieme alla Sesso Rende. E’ necessario lo spareggio sul campo neutro di Reggio Calabria. E Patitucci ricorda perfettamente che tutta Paola aveva esultato all’annuncio: “Reggio come Paola è una città di ferrovieri e tra reggini e paolani è sempre esistito un rapporto profondo legato dalle tante unioni e dalle tante amicizie che si sono create nel corso del tempo. I reggini erano tutti dalla nostra parte e il resto l’hanno fatto i paolani, che sono accorsi a Reggio come non avevo mai visto prima: quel giorno a Reggio c’era davvero tutta Paola”.

“Marcello Pasquino è stato tra i protagonisti di questa storica partita – ricorda ancora Patitucci -. Era un mastino, non faceva passare nessuno, macinava chilometro su chilometro non concedendo un metro. Era stato Gugliuzzi a portarci in vantaggio ma il Rende aveva pareggiato con Cataldo e il primo tempo si era chiuso in parità. Nella ripresa la sorte ha voluto che fossi proprio io a segnare il gol del nuovo vantaggio, di testa su cross di Filocamo, se chiudo gli occhi mi sembra di rivederlo… Poi aveva segnato ancora Gugliuzzi e il subentrante Chiappetta aveva fissato il 4-1 finale dando inizio alla grande festa”.

“La squadra di Ciabattari raggiunge la serie D – scrive invece StadioRadio nel suo ricordo di Marcello Pasquino – . È impossibile descrivere la gioia, l’entusiasmo, degli irriducibili “soldati” al seguito. 5000 tifosi per la più grande trasferta della Paolana. Una città pazza di gioia festeggia per tutta la notte il ritorno in serie D della squadra biancazzurra. I giocatori paolani attesi in piazza IV Novembre da migliaia di persone sono portati in trionfo. Oltre 300 autovetture e un carosello indescrivibile tengono sveglia la città fino alle prime luci dell’alba. Marcello, che di campi e di stadi ne aveva visti tanti, quello spareggio non lo dimenticava mai, e in tanti a Paola lo considerano come tra i più belli della locale storia calcistica”. Che oggi arriva al traguardo storico dei cento anni e che non può che avere in copertina quella leggendaria formazione che mandò in delirio la città.

LO SPAREGGIO DI MISTER CIABATTARI 

Proprio qualche giorno fa Giancarlo Ciabattari sui social ha ricordato così lo spareggio di Reggio del 1975. 

Siete stati grandissimi uomini e giocatori. Abbiamo vinto uno spareggio con la Sesso Rende sul campo della Reggina per 4 gol a 1. Avete giocato con 5.000 paolani al seguito, quasi una Città intera con famiglie al seguito, con treni e pullman organizzati dai tifosi paolani, mai nella Storia di questa società c’era stata una partecipazione simile. Una giornata di gloria, incorniciata nella Storia. Vengo al dunque :Mai e dico mai una Amministrazione Comunale, come quella di Paola, si sia ricordata di un evento Calcistico come questo Tanti anni,sono passati diciamo, oltre 30 anni ,ma questi ricordi non si dimenticheranno mai per il bene dello Sport.

Ho vissuto anche altri campionati esaltanti ed entusiasmanti, ma quello che più… mi ha emozionato è stato lo spareggio di Reggio con due grandi squadre Rende e Paolana. Un grandissimo pensiero commosso e affettuoso e un grazie di cuore, anche agli assenti che ci guardano dal cielo, ai quali va il mio abbraccio doveroso. Sono stato per loro, un grande amico, per tutti i giocatori che ho avuto la fortuna di allenare e in particolare con quelli con cui abbiamo vinto. Ma gli artefici sono e saranno sempre loro. Passato, presente e futuro. Ciao Giovani Vecchi.

IL RITORNO DI PASQUINO E LA PROMOZIONE DEL 1982

Il successivo campionato di Serie D si rivelerà una cocente delusione: ritorno immediato in Promozione. Per la prima volta nella lunga storia della società, si intravede lo spettro del fallimento, ma uno sportivo illustre, Marcello Sorrentino, decide di rilevare la società. E qui le strade della Paolana e di Marcello Pasquino tornano a incontrarsi. Il dinamico nuovo presidente Sorrentino lo chiama alla guida tecnica e i biancazzurri conquistano la Serie D, che nel frattempo aveva cambiato nome in Interregionale. 

Riprende il racconto di Patitucci: “Pasquino aveva cominciato ad allenare nel 1977-78 ad Amantea, per due stagioni, e all’alba degli anni Ottanta era tornato a Paola. E nel 1981-82 lil vessillo biancazzurro ritorna in Quarta Serie. Era una squadra profondamente rinnovata: della vecchia guardia in pratica ero rimasto soltanto io… Da Cosenza erano arrivati il portiere Franco Viola, che si alternava con Italo Ramunno, i difensori Pino Pincente e Giancalo Libero, il mediano Mimmo Sapia e il centrocampista Massimo Maio. E poi c’era il bravissimo fantasista Carmine Fioretti, il centravanti Giovanni Franco, Aloisio, Alfredo Sammarco, i due Castellano – Amedeo e Gianluca – e iniziavano ad affermarsi anche Luca Perrotta e Tarcisio Sarpa. Una bella squadretta, non c’è che dire…”. Marcello Pasquino resterà solo il primo anno dell’Interregionale, concluso con una rocambolesca salvezza, poi conoscerà una splendida carriera ma farà ancora in tempo a ritornare sulla panchina della Paolana, più di 20 anni dopo.

La Paolana inizia un lento declino ma gioca ancora diversi campionati in Serie D e nel 1989 retrocede in Promozione facendo temere ancora una volta il peggio. Ma il calcio in città è un bene importante e qualcuno se ne accorge. Il dott. Lucio Sbano rileva il pacchetto societario da Sorrentino e in due anni porta la squadra nuovamente in Interregionale, ma dopo solo una stagione c’è un’altra rovinosa discesa. Eccellenza. Sei lunghi anni di Eccellenza. Intanto Sbano vende la società a Rorò Ramunno. Alti e bassi, poi nella stagione 1999-2000 la Paolana. dopo un ottimo campionato, con Sandro Cipparrone in panchina, vede sfumare il Cnd (nuovo nome della Serie D dopo l’Interregionale) agli spareggi. E questa volta sono spareggi al veleno. La vittoriosa partita casalinga con il Marcianise a causa di un errore tecnico dell’arbitro viene ripetuta, ed in campo neutro la Paolana questa volta ne esce sconfitta. L’ultimo campionato vede il presidente Ramunno alle prese con tanti problemi, la Paolana retrocede di nuovo ed è Promozione.

Campionato 2001-2002: muta l’assetto societario, e si giura di voler risollevare la società dalle ceneri. Si fanno notevoli sforzi economici allestendo una squadra che ha tutte le carte in regola per trionfare a fine stagione, ma per una serie di vicissitudini, il team biancazzurro deve cedere il primato a poche giornate dalla conclusione al Cirò. Come se non bastasse, dopo il danno la beffa: ennesimo spareggio perso sul neutro di Vibo contro il Calcio Riuniti (0-1), con ben due rigori falliti durante i 90′.

Il campionato successivo è tutt’altra cosa, la Paolana – che ha ancora Cipparrone alla guida tecnica – non conosce rivali, parte alla grande centrando ben 9 vittorie consecutive e domina il campionato che la riporta in Eccellenza. 

Nella stagione 2003/2004 arriva il tecnico Franco Viola e sfuma per un solo punto la vittoria del campionato di Eccellenza. Il Rosarno chiude a 64 punti e l’ U.S. Paolana un gradino sotto. Agli spareggi playoff sconfitta in finale contro il Capo Vaticano.

L’avvento in società del presedente Lattari porta un’ondata di entusiasmo, anche perché sancisce il ritorno in panchina, dopo 22 anni, di Marcello Pasquino ma sarà un altro secondo posto alle spalle della grande Villese, e anche questa volta i playoff sono fatali.

In questo lungo lasso di tempo il “tenente di ferro” o “il Professore” ne ha fatta di strada. Dopo aver lasciato la Paolana nel 1983, due stagioni in Interregionale con il Cassano, e una a Castrovillari dove si dimette a poche giornate dal termine.
Nel 1985-86 va a sedersi sulla panchina del Sambiase sempre nel girone I dell’Interregionale, dove rimane anche l´anno successivo. Un 5° e un 7° posto per lui.
Quindi tre anni alla Cariatese, sempre girone I dell´Interregionale, con tre terzi posti consecutivi.
Nel 1990-91 va al Matera, nel girone M e trionfa alla grande, guidando i lucani in C2.
In quella squadra giocano importanti come Salerno, Salvatore Caputo, Gigliotti, Iannella.
In C2 sempre con il Matera arriva al 5° posto. Per una serie di concomitanze, il Matera sarebbe poi stato ripescato in C1.
Pasquino però passa al Casarano in C1 dove non termina il campionato per divergenze con il presidente, ma era andato bene.

Nel 1993-94 allena il Potenza nel girone B della C1, ottenendo il quinto posto finale, ma la classifica avulsa a favore della Juve Stabia gli nega la soddisfazione di disputare i playoff per la serie B. Fra i lucani giocano gli ex vigorini Delle Donne, Lorenzo Intrieri, Ruscitti, Antonio Chiappetta.

L´anno successivo non trova panchina in estate, ma subentra a Carrano a Castrovillari in C2. Arriva decimo a pari punti con il Catanzaro e il Frosinone. Fra i sibaritidi giocano gli ex vigorini Balestrieri, Antonio Chiappetta, Cipparrone e Antonio Martino .

Nell´estate 1995 di nuovo rimane senza panchina, poi Giuseppe Soluri lo chiama a Catanzaro in C2 al posto di Zampollini. Non termina pero il campionato, rilevato da Adriano Banelli. Diversi fra ex e futuri vigorini in quell´organico: Emanuele Daniele, Francesco De Luca, Galeano, Iaria. Quindi allena il Taranto nella stagione 1996-97 dalla 9a alla 31a giornata in C2 dopo aver rilevato Ruisi. Al suo posto, all´ultima di campionato chiamano Tony Giammarinaro…

Nel 1998-99 il presidente Pasquale Donnarumma lo riporta a Potenza nel girone G del CND. Arriva terzo dietro Lanciano e Campobasso. Nel 1999-2000 ennesimo ritorno a Castrovillari, dove però non finisce il campionato, rilevato alla 28a giornata da Raffaele. 

Nel 2000-2001 allena la Vibonese nel girone I della serie D. Riesce ad avere fino ad otto punti di vantaggio sul Paternò, che però nel ritorno rimonta e va in C2. Il rammarico per gli ipponici è enorme. Riconfermato a Vibo nel 2001-2002, alla 21° giornata è rilevato da Bacci. Nel 2002-2003 allena il Corigliano Schiavonea nel girone I della serie D e giunge 11°. Nel 2003-2004 deve aspettare la 16a giornata del girone G della serie D per occupare la panchina della Boys Caivanese che porta all´11° posto.

Bene, dopo tutti questi anni, nel 2004-2005, dicendo sì al presidente Lattari, torna nella sua Paola in Eccellenza. Niente da fare contro una super Villese che stravince il campionato. Pasquino e la Paolana giungono secondi e partecipano ai playoff.
Giovedì 12 maggio 2005 al “D´Ippolito” di Lamezia si gioca la gara di andata contro il Sambiase, sua ex squadra, e mister Pasquino vince 0-2 con doppietta di Carbonaro. Al ritorno, domenica 15 maggio 2005, la Paolana s´impone 1-0 con gol di Cupolillo.
Nella finale di andata a Capo Vaticano i biancazzurri perdonp per 2-0 (doppietta di Pettinato, il secondo su rigore) e al ritorno non basta l´1-0 con gol di Sbano su rigore.
Sarebbe stata comunque difficile. Il Capo Vaticano, infatti, si sarebbe imbattuto nel Brindisi, uscendo sconfitto nella fase successiva.
In quella Paolana, giocano gli ex vigorini Parentela, Galeano, e Marco Foderaro.

Marcello Pasquino lascia Paola e al suo posto ritorna il suo vecchio allievo Sandro Cipparrone. La stagione 2005/2006 è fenomenale. Calciatori come Napolitano, Granata, Scuderi, diventano realtà a Paola e il primo posto è raggiunto. Festa grande in città pe la nuova promozione in Serie D, la quinta della storia dopo quelle del 1953, del 1961, del 1975 e del 1982. Ma la permanenza è breve, problemi societari non permettono l’allestimento di una squadra che si possa salvare e si ritorna subito in Eccellenza. Da allora, in un alternarsi di eventi, la Paolana non è più riuscita a giocare campionati ad alti livelli, sia pure con qualche soddisfazione come il ritorno in Eccellenza dopo un’altra rovinosa retrocessione. Da allora – 2012 – la Paolana gioca con grandissima dignità in Eccellenza e nella stagione scorsa ha conquistato un onorevole terzo posto.

Nel frattempo, purtroppo, nel 2008 Marcello Pasquino, che si era trasferito a Spoleto, è improvvisamente venuto a mancare lasciando un grande vuoto in tutta la Paola sportiva. 

PRESIDENTI E CALCIATORI

Siamo quasi alla fine. Ci rimane da fare un riepilogo generale per presidenti e calciatori. Iniziamo dai presidenti: Eugenio Tarsitano, il presidente per eccellenza, Alberto Stillo, Corrado Samà, Adolfo Provenzano, Franco Sganga, Marcello Sorrentino e Lucio Sbano, Adolfo Ramunno, Giuseppe Bruno, Walter Lattari, Piero Perrotta, Paolo Fuscaldo.

E poi i calciatori, i primi attori di questo lungo film di foto e di ricordi, dai quali è rimasto fuori o è stato trattato superficialmente qualche altro Campione biancazzurro.

Gianni Mecca (portiere anni ’60): un giocatore spettacolare che esordì giovanissimo in prima squadra. Dotato di un gran colpo di reni, valido nelle prese volanti e sicuro nei piazzamenti. Successivamente approdò alla Palmese (serie C), all’Internapoli, ed alla Casertana (serie B) per due stagioni, con una breve parentesi in A alla Lazio.

Alfredo Crocicchio (centrocampista anni ’60): era un giocatore possente che faceva di anticipo e potenza le sue doti migliori. Un atleta generoso, inoltre, sempre al servizio della squadra.

Alberto Stillo (attaccante anni ’40 e 50): la saetta. Rapidissimo ed ottimo realizzatore, chi ricorda di lui, giura che segnava gol formidabili. Ottima tecnica, dribbling corto e rapido tante le qualità del giocatore che dopo alcune ottime stagioni con la Paolana venne chiamato a Cosenza dove disputò anche la serie B.

Nicola Lombardo (portiere): un numero uno dalle grandi doti. Una vera e propria saracinesca, dotato di uno scatto felino, attirò l’attenzione di tanti grossi club. Finì alla Salernitana, ma a causa del carattere burrascoso la sua carriera non decollò.

Il compianto Marcello Morosini (attaccante, anni ’70): atleta poliedrico, le cui doti migliori erano la velocità, lo scatto, la rapidità. In possesso di un gran tiro e dribbling stretto che lo portava spesso a segno. Specialista dei calci di punizione e dei calci di rigore.

Aldo Magnavita (centrocampista, anni ’60): giocatore costante e di qualità, dotato di gran controllo che lo portava a giocare con disinvoltura negli spazi stretti.

Il compianto Aldo Pasquino, fratello di Franco e Marcello (centrocampista) aveva iniziato anche lui nella Paolana, poi passò al Cosenza e quindi al Brescia da Mr. Bernardini era il “Deus ex machina” di tutte le azioni. Estro, rapidità, intelligenza e resistenza alla fatica erano le sue doti migliori.

Maurizio Conte (centrocampista): uomo d’ordine del centrocampo e vero faro della squadra. Preciso, potente e dotato di un tiro devastante che sfruttava spesso sui calci piazzati, e dote non meno importante lo straordinario senso della posizione. Voluto dalla Vigor Lamezia, in C2, disputò ottimi campionati anche con la maglia biancoverde.

Vittorio Sarpa: figura carismatica dello sport locale e regionale, conosciuto per le sue antiche doti di figura esile e patriarcale, dura ma allo stesso tempo capace di impartire lezioni di educazione, di vita e di sana competizione sportiva. Vittorio Sarpa sarà consegnato alla storia per tutto ciò che è riuscito a praticare e a creare. E’ stato innanzitutto un valido calciatore della U.S. Paolana, di spiccata personalità combattiva, mai arrendevole, contribuendo a far conseguire,alla blasonata squadra paolana del periodo, preziosi risultati sportivi, lodevoli di menzione speciale.

In seguito ne ha preso le redini di mister, trasferendo la sua caratterialità al gruppo sportivo Azzurro, connotandola fra le squadre più temute della Calabria e non solo.  Si è dedicato, con­ temporaneamente, ad aggregare i giovani ottenendo risultati prestigiosi e portando in giro per l’Italia diversi campioni in erba.  Era un passionale, un tenace, “scorbutico” quanto bastava ad assumere atteggiamenti di rigore e di ordine.

Naturalmente, non possiamo dimenticare altri protagonisti magari già citati nella narrazione ma ai quali dedichiamo ancora un altro pensiero come: Umberto Gaetano, Umberto Maddalena, Vittorio Cirillo, Eugenio Calvano, Agostino Grupillo, Franco Pasquino, Italo Ramunno, Nicola Grassia, Carmine Fioretti, “bomber” Mondello, Alfredo Sammarco e tanti altri che hanno, con il loro apporto, scritto altre magnifiche pagine di storia della U. S. PAOLANA 1922.