Cosenza, parcelle d’oro all’Asp: il bilancio “riciclato” del Cinghiale e dei suoi scagnozzi

La sanità cosentina è un ricettacolo di massoni deviati e grandi affaristi, capaci di riciclare centinaia di milioni di euro ogni anno attraverso un sofisticato sistema che oltrepassa ogni tipo di controllo, grazie alle entrature e alle connivenze massomafiose con il famoso porto delle nebbie ovvero il Tribunale di Cosenza. I vari Gianfranco Scarpelli,  Flavio Cedolia,  Nicola Gaetano e Giovanni  Lauricella per le cosiddette parcelle d’oro dell’Asp hanno fatto carne da macello e il processo a loro carico è stato una barzelletta. Il pm Assumma aveva chiesto 4 anni e 6 mesi di reclusione per Cedolia, 4 anni per Scarpelli e 2 anni per Gaetano e Lauricella. Poi si è passati a due anni per tutti e alla fine, et voilà, con un colpo di bacchetta magica anche quelle condanne sono state annullate. In perfetto stile porto delle nebbie.
Ora, chiarito che non siamo giacobini, vorremmo chiedere  al Tribunale di Cosenza ma anche a tutti i cittadini e soprattutto all’ineffabile dottor Gratteri alcune cose.

gaetano
1) Come si fa a dare incarichi per ottocento mila euro a un solo avvocato, Nicola Gaetano da Paola, che sicuramente avrà pagato qualche tangente e sappiamo anche a chi: persino la carenza di legali non giustificherebbe questo affidamento. Quindi, il reato è bello e dimostrato.

2) il dott. Flavio Cedolia è un baro. All’epoca dei fatti  possedeva una mezza laurea triennale che non era affatto sufficiente  per diventare dirigente amministrativo. Un falso clamoroso che i suoi legali tentano di occultare citando sentenze amministrative che non c’entrano niente. Perché all’epoca, laddove non veniva  specificato, in altri enti si poteva partecipare ai concorsi anche con la laurea triennale. All’Asp per fare il direttore amministrativo ci voleva la laurea vera e ci volevano i cinque anni di dirigenza nella sanità pubblica, cose che Cedolia, sponsorizzato da quel gran signore di Michele Trematerra,  NON HA MAI AVUTO.

Flavio Cedolia con Scopelliti
Flavio Cedolia con Scopelliti

3) Lauricella, tuttora capo dell’ufficio legale dell’ASP, sapeva che queste cose degli incarichi a un solo legale non si potevano fare.
Ecco, cosa serve aspettare  se i documenti,  per tabulas,  dimostrano che questi signori erano colpevoli?

Ma l’aspetto più delirante di tutta questa vicenda è che il mandante di ogni operazione è sempre e solo il Cinghiale, al secolo Tonino Gentile. E’ mai possibile che un magistrato degno di questo nome non sappia di chi è la responsabilità politica di tutto questo sfacelo? Nessun magistrato degno di questo nome si è mai interrogato sul fatto che il 25% del bilancio dell’ASP viene “riciclato” attraverso incarichi legali o contenziosi giudiziari, arbitrati e compagnia bella? Un pozzo senza fondo.

Non solo si consente il saccheggio e si occulta il nome del mandante ma sono addirittura usciti senza conseguenze da un processo e sono ancora lì, belli tranquilli, ognuno al loro posto di combattimento. Ma come si fa?