Parco della Sila, il M5s chiede la revoca del direttore Laudati. Trema la Barbieri Costruzioni

C’è un caso Parco della Sila che, seppur lentamente, sta prendendo piede. Qualche giorno fa avevamo sollevato il caso dei fondi del Pisl di Lorica per la realizzazione delle nuove piste di sci, degli impianti di risalita e di infrastrutturazione, delle cabinovie e di tutte le altre strutture minori.

Un affare da sedici milioni di euro, tredici e qualcosa pubblici, il resto privato. L’azienda che si è aggiudicata i fondi è la celeberrima Barbieri Costruzioni o gruppo Barbieri, quella che ha in gestione anche l’affare di piazza Fera/Bilotti (altri 16 milioni di euro). Quelli che inciuciavano con i fratelli Occhiuto e l’ex ministro Corrado Clini ben prima di vincere l’appalto. Gli stessi che subappaltavano lavori (senza la minima autorizzazione) alle ditte amiche di Occhiuto. Insomma, un’azienda sulla quale ha indagato per un anno e mezzo la Guardia di finanza di Cosenza, che dopo la vergognosa archiviazione dell’inchiesta della procura di Cosenza, ha trasmesso tutti gli atti alla Dda di Catanzaro.

Gli ultimi boatos dicono che l’ennesimo business della Barbieri ovvero quello dei fondi Pisl di Lorica,  rischia di saltare clamorosamente perchè il progetto definitivo, che dovrà essere approvato a breve, non è approvabile.
Il problema è che l’opera ricade nell’area del parco della Sila. E la legislazione italiana, dalla legge 334/91 in poi, vieta a chiunque di costruire anche una sola pietra all’interno delle aree protette. Il progetto esecutivo non è stato firmato e il direttore generale del parco della Sila, Michele Laudati, pare proprio che non potrà firmarlo mai.
Noi ci chiedevamo cosa avrebbero fatto a questo punto il presidente del parco della Sila Sonia Ferrari e lo stesso direttore generale Laudati.

La netta sensazione che abbiamo avuto è che stessero perdendo tempo per far passare la buriana e poi, alla chetichella, liberare tutto ai signori Barbieri.

Ma proprio qualche ora fa il direttore generale Laudati, guarda un po’ il caso, è finito nel mirino dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle Dalila Nesci e Paolo Parentela.

«Nelle autocertificazioni rese da Michele Laudati all’ente Parco nazionale della Sila non risulta la sua inabilità permanente al servizio d’istituto e a proficuo lavoro in modo assoluto, giudizio medico-legale virgolettato in un articolo del Corriere della Sera, cui non c’è replica».

Così scrivono Nesci e Parentela, che hanno presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo al ministro dell’Ambiente se per Laudati non ritenga di dover provvedere alla revoca dell’incarico di direttore generale del Parco nazionale della Sila.

Inoltre, i due deputati hanno chiesto ai ministri dell’Economia e del Lavoro di attivare le verifiche di competenza, anche in considerazione del fatto – precisano – che «Laudati, in carica dal 2006 grazie alla riconferma, ha una retribuzione di base, stando ai dati pubblicati, che raggiunge gli 80 mila euro all’anno, cui va sommata l’ignota indennità di risultato».

I due parlamentari spiegano ancora

«Questa storia era sepolta sotto la polvere dell’oblio. Abbiamo letto il giudizio medico-legale riportato dal Corriere della Sera, che non risulta smentito da Laudati, il quale deve essere il primo a fare luce sul caso, chiarendo ai cittadini se il suo stipendio è pulito o rubato».

«Nello stesso articolo, di Antonio Ricchio, si legge che dopo quel giudizio medico legale – continuano i 5 stelle – Laudati venne collocato a riposo, con diritto al trattamento di quiescenza comprensivo della indennità integrativa speciale. A questo punto – concludono Nesci e Parentela – anche il commissario/presidente, Sonia Ferrari, deve fornire pubblicamente immediate spiegazioni, avendo stipulato con Laudati il relativo contratto di diritto privato». 

Già, Sonia Ferrari. La Ferrari, ex assessore della prima giunta Mancini a Cosenza, è anche una delle proprietarie di Sateca, la società che ha in gestione le Terme Luigiane su cui il gruppo Barbieri (anche qui guarda un po’ il caso) ha messo gli occhi. La Ferrari vedrà scadere il suo mandato ad aprile 2016. Se non ci fosse stato questo intoppo formale, l’operazione sarebbe stata già perfezionata e invece ci sarà ancora da penare.

Specie adesso che il suo braccio destro Laudati rischia seriamente di essere “impallinato”. E la Barbieri Costruzioni? Abbiamo la netta sensazione che l’eliminazione del direttore generale preluda a qualche altro, serio problema per l’appalto milionario di Lorica. Non resta che aspettare