Pd. Segretari e portaborse, l’asse Occhiuto-Pecoraro-Mazzuca (e Madame Fifì)

Carlo Pecoraro e Mario Occhiuto

Da qualche ora la feccia che alberga dentro il Pd ci ha fatto sapere i nomi dei segretari provinciale e cittadino. In particolare, la feccia di cui sopra ci fa sapere che le due candidature per la stagione dei congressi saranno presentate – pensate voi un po’ – dal presidente del consiglio comunale, in quota Pd, Giuseppe Mazzuca “… e fanno parte – si legge nelle veline – di una delle anime del Pd che ha sostenuto la candidatura di Franz Caruso a sindaco di Cosenza. La corsa per il rinnovo degli organi dirigenziali in provincia e nella città dei Bruzi parte dai nomi di Vittorio Pecoraro, candidato a segretario provinciale, e Rosi Caligiuri, che correrà per la segreteria cittadina…”.

Senza dilungarci più di tanto, tutti sanno a Cosenza che Vittorio Pecoraro è il figlio di uno dei dirigenti più corrotti del Comune di Cosenza, di nome Carlo, ora in pensione, che è stato per anni la stampella di Mario Occhiuto dopo aver “servito” Nicola Adamo, la moglie, Franco Ambrogio (il triangolo no!) e la loro cupola di malaffare, che come tutti sanno comprende tutti i partiti, nessuno escluso. A tale proposito, è sempre attualissimo un colloquio avuto con un ragazzo del Pd che spiega meglio chi è il rampollo di Pecoraro. 

Tempo fa ho incontrato un ragazzo che fa parte dei Giovani Democratici. Sì, ne conosco tre o quattro, sono bravi ragazzi che magari sono più fortunati di altri, che alla fine sono funzionali “per grazia ricevuta” ad un sistema paramafioso ma hanno diritto pure loro ad esprimere un’opinione.

La galassia democratica. 

Mi dice se sono al corrente della parentela illustre di uno dei giovani del Pd e gli rispondo che sì, lo so, ma magari non me la sono sentita di strumentalizzare e ho lasciato correre.

occhiuto pecoraro copertina1“Le vorrei ricordare una persona che lei conosce molto bene, il caro Carlo Pecoraro, dirigente di lungo corso del Comune di Cosenza. Molte volte ho visto che lei ha scritto molti articoli. Persona che ha votato e sostenuto Mario Occhiuto alle elezioni del Comune di Cosenza”.

Beh, gli dico che almeno questo non me lo può disconoscere. Che a Carlo Pecoraro, insomma, non l’ho certo lasciato in pace denunciando puntualmente tutte le sue magagne passate e presenti e spero vivamente non future. Ma lui, il ragazzo, non vuole sentire ragioni.

“Ma può suo figlio, insomma il figlio di Pecoraro, organizzare un’iniziativa e parlare di come cambiare la sinistra? Siamo arrivati alla follia. Vittorio Pecoraro, oggi dirigente nazionale dei giovani del Partito Democratico parla di come cambiare la sinistra? Stiamo scherzando? La sua famiglia, lui stesso, ha sostenuto Mario Occhiuto alle elezioni del 2011 e del 2016 con il benestare di molti capibastone del Pd Cosentino”.

Cena di lavoro all’Ariha Hotel, l’albergo de iGreco. Si riconoscono, oltre ai fratelli Greco, Luca Lotti, Stefania Covello, Ernesto Magorno e il “solito” Aiello

Gli dico che ha ragione, che non posso certo mettermi a difendere questa ennesima vergogna della nostra politica e a questo punto gli chiedo che mestiere fa oltre ad essere il figlio di Pecoraro, questo giovane rampollo della nostra borghesia.

“Vittorio Pecoraro ha (aveva, visto che la signora non è più deputata, ndr) un contratto di collaborazione con la deputata Stefania Covello, che va ad aggiungersi al resto. E parla di rinnovamento e di come cambiare la sinistra? Il padre banchetta a destra e il figlio fa la stessa cosa a sinistra”.

Ha ragione da vendere il ragazzo. E presto – aggiungo io – tornerò ad occuparmi non solo del figlio di Pecoraro ma anche dell’altro giovane rampollo che da qualche anno fa coppia fissa con lui e che è stato eletto consigliere comunale da “portaborse” di Enza Bruno Bossio, ovvero Francesco Alimena. Che ha rischiato addirittura di fare l’assessore… Ecco, oggi siamo arrivati alla deriva della nomina del figlio di Pecoraro a segretario provinciale del Pd e non c’è dubbio che avrò ancora tanto da scrivere su questo “bamboccione”. E non farò mai il suo nome, come ho promesso. Grazie per avere avuto coraggio.

g. c.