Cosenza saccheggiata, per Jole Santelli la povertà non esiste

Quello che non va giù di questa amministrazione non è tanto l’arroganza del potere messa in scena tutti i giorni, che già di per se urta e non poco la sensibilità degli onesti, ma la totale mancanza di comprensione nei confronti di chi non ce la fa a campare.

Quello che da fastidio, ad esempio, è ascoltare personaggi come Jole Santelli che, dall’alto del suo benessere, continua a parlare di una città che cresce e dove tutti stanno bene, non rendendosi conto, e facendo finta di non sapere, del danno che arreca alle migliaia di famiglie cosentine che arrancano per campare. Perché descrivendo una città che vive nel benessere, finisce col convincere chi se la spassa alla grande come lei, che tutti stanno bene, e che la povertà in città è un’invenzione dei soliti odiatori. I poveri a Cosenza non esistono e chi dice di esserlo è un bugiardo. Chi dice che è meglio spendere qualche denaro per chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, piuttosto che per feste e festini, è uno che non ama la città e che si inventa la povertà come argomento di critica all’amministrazione.

Siamo di fronte al classico: “l’abbuttu un crida aru dijunu”. E la Santelli questo vecchio adagio – che tradotto significa: difficilmente chi ha la pancia piena è propenso a capire chi è costretto, per mancanza di tutto, a digiunare – lo rappresenta benissimo. Per lei essere poveri è una colpa che va nascosta e di cui ti devi vergognare. Se sei povero è meglio che non lo dici, altrimenti il rischio è quello di non essere creduto e di finire emarginato dal resto della società.

Per chi come la Santelli è abituata ad avere una bella casa in città, un’altra al mare e un’altra ancora in montagna; per chi come lei è abituata a non saltare una vacanza e a spendere e spandere in cene e cenette; per chi come lei è abituata a fare regali e a vestirsi nei migliori negozi; per chi come lei è abituata a frequentare la bella società, pensare che ci possa essere gente che non fa lo stesso, per mancanza di risorse, è impossibile. Chi ha sempre vissuto nel lusso e nel benessere difficilmente riesce a concepire la povertà come conseguenza delle totale mancanza di politiche sociali. Difficilmente ammetterà che il loro benessere e il loro tenore di vita dipende dalla povertà degli altri. Meno si redistribuisce la ricchezza, più si consolida il loro potere politico ed economico.

Per la Santelli, che non la smette di parlare di una città fortemente in crescita, in sostanza, chi è povero, è perché tale vuole essere. Basterebbe solo seguire la politica della sua amministrazione, sfruttando le tante occasioni economiche messe in campo, come fanno i tanti amici degli amici, per diventare un benestante. E chi non lo fa è solo perché odia il sindaco a tal punto che non vuole perdere l’occasione, diventando ricco, di continuare a criticarlo per il sol gusto di farlo. La povertà come scelta. Quindi, se hai scelto di essere povero non hai nulla da pretendere dalle istituzioni. E’ così che la pensa la Santelli. Altrimenti si adopererebbe, così come fa per tutto quando il resto, a porre rimedio a questo vero e proprio dramma sociale. E smetterebbe di nasconderlo sotto luci e lucine.

Del resto fa bene a comportarsi così la Santelli, visto che a votarla sono proprio i morti di fame e chi non arriva a fine mese. Sono gli stessi poveri che lei disprezza a renderla ricca e benestante. Poveri che evidentemente soffrono della sindrome di Stoccolma, e che hanno piacere a restare tali, come dice Jole, pur di vederla libera, felice e soprattutto ricca. Chiamala fissa!