Politiche 2022, il dilemma di Madame Fifì

Mancano pochi giorni per la presentazione delle candidature e i giochi sono pressoché fatti. Quella che si annuncia come la “campagna elettorale” più inutile della storia della Repubblica con un esito che più scontato non si può, sta per prendere il via. E non mancano in queste ore le previsioni di candidature blindate e non. Tutto si consuma, come da copione, nella segrete stanze romane dove più che di politica e programmi, si discute di spartizioni e portatori di voti. Quello che conta non è l’autorevolezza del candidato, ma la sua appartenenze a paranze partitiche in grado di mobilitare truppe cammellate, broker del voto, e mafiosi. È questo il profilo ideale del candidato che piace ai capibastone politici romani. E come sempre accade, per andare sul sicuro si affidano “all’usato garantito”: i soliti noti e le solite facce di destra e sinistra e centro che da oltre 30 anni prestano servizio lealmente, da parlamentari, alla vecchia e sempre arzilla lobby politica e massomafiosa che governa sottobanco questo nostro sciagurato, politicamente parlando, paese.

Bancarottieri, corruttori, paranzari, puttanieri, massoni di ogni sorta, prenditori senza scrupoli, mafiosi, ladri di stato, ruffiani e figli di… è questo il campionario che ancora una volta si presenta al giudizio elettorali degli italiani. E la Calabria, come sempre, rappresenta bene questa situazione. A candidarsi le solite famiglie e paranze politiche: gli Adamo, i Gentile, gli Occhiuto, gli Orosmarso i Magorno, i Cannizzaro, gli Irto e simili. Tra i tanti problemi di posizionamento dei sopracitati, quello che più degli altri si presenta ancora problematico è quello relativo alla candidatura di Madame Fifì al secolo Enza Bruno Bossio, moglie di Capu i Liuni al secolo Nicola Adamo. Sulle candidature Letta è stato chiaro: gli uscenti dovranno condurre la battaglia nei collegi uninominali e senza paracadute. Dunque niente “listino” per Madame Fifì che dovrà ora “scegliere” dove candidarsi: alla Camera o al Senato?

A far due conti quello che più conviene a Madame Fifì è candidarsi al Senato in contrapposizione ad Orosomarso: una sfida dall’esito per niente scontato, a differenza di quello che tutti danno già per sicuro: il “cappotto” del centrodestra sul centrosinistra, in tutti i collegi. Certo, sarebbe bello, giornalisticamente parlando, se Letta imponesse la candidatura di Madame Fifì alla Camera in contrapposizione al cinghialotto Andrea Gentile appartenente alla grande famiglia dei Cinghiali (Pino e Tonino Gentile). Questa sì che sarebbe una bella “partita”. Ma si sa: entrambe le paranze preferiscono non scontrarsi. Anche perché le due famiglie hanno in comune tanti clienti, e tanti intrallazzi. Al netto di qualche frizione negli anni passati, sostanzialmente i due clan hanno sempre preferito “convivere” in pace, per ovvi motivi di opportunità economica/truffaldina. Come a dire: ognuno intrallazza nel suo ma se serve, e soprattutto se porta guagna, si può anche intrallazzare insieme. Ed è così che i due clan fanno da decenni. Non conviene ad entrambi accettare questa sfida perché, se mai dovesse verificarsi, per uno dei due “candidati”, potrebbe significare la fine politica. Un rischio che è meglio non correre, ed è per questo che Madame Fifì si è “trasferita” in queste ore a Roma, per convincere Letta a candidarla al Senato, spinta dal cinghialotto che tifa, in questo caso, per lei. Come finirà lo sapremo tra poche ore.