Ponte di Celico, ricordare per prevenire. La tragedia del 29 agosto 1972 e la situazione di oggi

Nelle ore drammatiche per la tragedia di Genova dopo il crollo del Ponte Morandi, per moltissimi cosentini è stato inevitabile pensare al Ponte di Celico per la sua pericolosità. A tutti è venuto quasi istintivo pensarci dopo aver visto il crollo del ponte di Genova. E sono stati proprio i nostri lettori, spontaneamente, a “ripostare” su FB questa testimonianza della quale oggi ricorre il 51° anniversario.

La storia di questo viadotto è vecchia e per certi versi anche drammatica. Pochi hanno ricordato quanto è accaduto proprio sul Ponte di Celico quel lontano 29 agosto 1972, esattamente 51 anni fa. Bene ha fatto Leonardo Granata a rievocare sul suo profilo FB la tragedia che si consumò allora, quando il viadotto crollò togliendo la vita a due operai.

Non pubblichiamo questo articolo per alimentare allarmi ma solo perché una delle molle che ci spinge a fare questo mestiere è un concetto-base: una città senza memoria è una città senza futuro. E certe cose non si possono dimenticare.

Questo articolo è stato scritto da Oloferne Carpino per L’Unità e fa venire ancora adesso i brividi. Carpino sarebbe poi passato alla Rai, dove ha lavorato per tanti anni, nella sede regionale. 

Oloferne Carpino
Oloferne Carpino

Cosenza, 29 agosto 1972

di OLOFERNE CARPINO 

Due operai sono morti sfracellandosi al suolo dopo un volo di 120 metri  di altezza nel tragico crollo del viadotto “Cannavino”, una delle opere più imponenti della costruenda superstrada che, attraverso l’altipiano silano, congiunge Cosenza con San Giovanni in Fiore e Crotone.

La sciagura è avvenuta poco dopo mezzogiorno alla periferia del comune di Celico, a circa dodici chilometri da Cosenza.

Le vittime sono gli operai Vittorio Bevilacqua, di 33 anni e Angelo Gabriele, di 50 anni. Un terzo operaio, Francesco Scarpelli, di 35 anni, che al momento del crollo si trovava insieme agli altri due, è riuscito a salvarsi aggrappandosi ad una grata di ferro.

I lavori del viadotto sono stati affidati alla impresa Genghini di Roma, che però ha subappaltato la costruzione ad una impresa specializzata: la “Mandelli” di Milano. Erano diversi mesi che squadre di operai lavoravano intensamente alla costruzione del “Cannavino”, lungo 400 metri, che “vola” tra una collina e l’altra, sostenuto da cinque colossali piloni in cemento armato che raggiungono l’altezza massima di 129 metri.

Proprio in questi giorni l’opera, che era stata iniziata da entrambi i lati delle colline, poste una di fronte all’altra, stava per essere ultimata e le due parti stavano per essere congiunte al centro.Questa mattina una squadra di cinque operai e un assistente stava operando il congiungimento quando all’improvviso, verso le 12 e un quarto, si è verificata la tragedia.

Il terreno dove iniziava una delle parti del viadotto ad un tratto ha ceduto sprofondando letteralmente sotto il peso di centinaia di tonnellate di cemento. Il contraccolpo del movimento franoso è stato tremendo: una intera metà del viadotto si è dapprima sollevata in aria (uno dei cinque piloni ha fatto da bilanciere) e poi è crollata a pezzi sulla sottostante strada statale 107 Silana-Crotonese e sul greto dell’omonimo torrente.

Insieme a centinaia di tonnellate di detriti purtroppo sono piombati al suolo anche gli operai Vittorio Bevilacqua e Angelo Gabriele, deceduti sul colpo, mentre l’altro operaio che si trovava insieme ai due sventurati si è salvato.

Altri due operai che formavano la squadra e l’assistente, al momento del crollo si trovavano sull’altra metà del viadotto che è rimasto illeso. Sono così scampati ad una morte orrenda ma sono stati testimoni muti e impotenti della terrificante sciagura. Per fortuna, durante gli attimi del crollo nella sottostante strada statale non transitava alcuna auto, altrimenti il bilancio della tragedia sarebbe stato ben più pesante.

Subito dopo il crollo, i tecnici e i dirigenti delle imprese appaltatrici si sono resi irreperibili. Ciò è una conferma che esistono responsabilità gravi e ben precise a carico di progettisti e costruttori. Anche un profano, infatti, recandosi sul luogo del crollo, intuisce immediatamente che è stata una autentica follia costruire un viadotto di quella mole su di un terreno franoso.

Sono stati fatti i rilievi geologici sul terreno prima di iniziare i lavori? Chi li ha fatti? Che esito hanno dato? Se, come supponiamo, i rilievi geologici sono stati fatti e hanno confermato la franosità del terreno, chi ha dato ugualmente il via ai lavori?

Bisogna dare subito una risposta a questi interrogativi inquietanti che tutta l’opinione pubblica già si pone. E’ augurabile che l’inchiesta promossa dalla procura della Repubblica di Cosenza faccia piena luce sugli aspetti (e sono troppi) poco chiari di questa sconcertante vicenda in modo da risalire, facendo nomi e cognomi, ai responsabili della sciagura che poteva benissimo essere evitata costruendo il viadotto o più a monte o più a valle.

L’amministrazione di Celico, intanto, sensibile alla tragedia che ha colpito due famiglie di operai, ha proclamato per domani una giornata di lutto cittadino e organizzato un servizio di assistenza per i familiari delle vittime.

I DATI ESSENZIALI DEL PONTE DI CELICO-VIADOTTO CANNAVINO 

Il viadotto Cannavino conosciuto anche come Ponte di Celico è composto da cinque campate, di cui quattro a sbalzo tipo Dywidag e una campata appoggiata sulla pila 4 e sulla spalla lato Celico. Le tre stampelle hanno sbalzi di 52,25m di luce, all’estremità dei quali poggiano due travi tampone di 8,5m. La campata P4-S2 è costituita da un cassone in c.a.p. a cavi post-tesi.

Il viadotto presenta:

  • Accentuata deflessione in corrispondenza delle travi tampone;
  • Punti critici in corrispondenza dei giunti;
  • Comfort di marcia pessimo;
  • Importanti incrementi dinamici delle azioni da traffico.

LA SITUAZIONE DI OGGI 

L’Anas ha inviato al Ministero dell’Ambiente nel dicembre del 2021 il progetto del nuovo viadotto Cannavino, opera di grande importanza per il collegamento tra l’area urbana cosentina e la Sila. Il viadotto, che ricade sulla strada statale 107 Silana-Crotonese, è stato negli ultimi anni al centro di diversi lavori di restauro, stante una situazione di degrado della struttura che ha molto impensierito anche gli abitanti del luogo.

L’Anas ha deciso ora di rompere gli indugi e realizzarne uno del tutto nuovo. E non ci sarà alcuna interruzione nel servizio, perché il progetto prevede la realizzazione di un nuovo viadotto con campate in acciaio e calcestruzzo che sarà affiancato a quello esistente. Sarà quindi garantita la continuità della circolazione lungo la strada statale 107 durante l’esecuzione dei lavori, evitando così i pesanti disagi alle attività commerciali e turistiche dell’entroterra silano.

“Una volta realizzata la nuova opera, si provvederà alla demolizione del viadotto esistente, risanato al fine di garantire, fino al completamento dei lavori, la continuità del traffico lungo la strada statale 107”. Con queste parole l’Anas (Gruppo Fs Italiane) ha reso noto, lo scorso 10 dicembre 2021, che è in fase di attuazione la realizzazione di un progetto per il nuovo viadotto in affiancamento a quello esistente: il ponte di Celico, precisando che “già lo scorso novembre 2021 Anas ha inviato al Ministero dell’Ambiente, il progetto della nuova opera per essere sottoposto alle autorizzazioni previste dalla normativa vigente in materia”.

Ripercorrendo la farraginosa e critica vicenda, non pochi sono stati gli interventi di manutenzione e di miglioramento strutturale a cui il ponte è stato soggetto, ma altrettanto numerosi sono stati gli appelli pressanti lanciati da Enti pubblici e privati, dai comitati, da più voci della politica e, soprattutto, dai cittadini dell’area silana e presilana.

Volendo riassumere le tappe principali della vicenda ricordiamo che nel 2019 – un anno prima della pandemia – vengono consegnati gli step dei lavori per l’opera di riprogettazione: la prima fase prevedeva interventi di rinforzo delle pile e delle spalle per mezzo di ripristini corticali fatti di prodotti altamente performanti; la seconda, invece, interventi di adeguamento sismico dell’impalcato. Tuttavia, nonostante lo stanziamento delle somme necessarie e di una cronoprogrammazione di massima delle attività, i residenti in modo particolare hanno denunciato nel tempo ritardi, chiusure totali e/o parziali devastanti per il turismo, l’isolamento delle aree interne in piena pandemia, l’interruzione della viabilità, la quale interessava anche altri viadotti collocati nella medesima arteria, costringendo così la popolazione locale (e non) a percorsi paragonabili ‘a viaggi della speranza’.

La situazione si era complicata– come prevedibile – proprio con la pandemia da Covid-19. quando finalmente e anche un po’ a sorpresa è arrivato l’annuncio di Anas della redazione del progetto di un nuovo viadotto ‘sulle ceneri del vecchio viadotto’ prevedendo 17 milioni e 203 mila euro inseriti nel Fondo complementare al PNRR 2026 per la manutenzione straordinaria delle strade nelle aree interne della Calabria. Anas ha anche provveduto a notificare all’appaltatore aggiudicatario di “Accordo Quadro di lavori di manutenzione” il recesso dal contratto per l’esecuzione dei “lavori di adeguamento statico del Viadotto Cannavino sulla Statale 107 ‘Silana Crotonese’.

La decisione di Anas sul Cannavino fa seguito all’annuncio del maggio 2021 di volere procedere – dopo gli ultimi interventi di ristrutturazione – “con l’esecuzione di un intervento più approfondito consistente nella sostituzione dell’impalcato, in luogo della sola manutenzione prevista dal progetto originario che avrebbe comunque richiesto la chiusura del viadotto. La scelta di sostituire l’impalcato, dunque, oltre a garantire un più efficace ripristino della linearità del piano viabile, consente l’adeguamento sismico e la conseguente maggiore durabilità dell’opera”. Il grosso punto interrogativo come sempre, sono i tempi, ovviamente ancora del tutto incerti.