Poste Italiane diventerà un ente totalmente privato? A Cosenza vietato parlare

Oggi apriremo un nuovo filone per aiutare il cittadino a comprendere meglio gli enti, i servizi e i disservizi che s’incontrano a sportello.

Iniziamo il nostro giro da uno degli enti di cui maggiormente usufruisce la cittadinanza: Poste Italiane.

Poste italiane S.p.A. è una società che si occupa della gestione del servizio postale in Italia. È anche una delle più rilevanti società italiane di servizi. Nel corso degli anni la società ha subito diversi cambiamenti sia riguardanti la struttura interna che la fruibilità degli utenti.

UN PO’ DI STORIA

Dopo l’unità d’Italia le poste inglobarono le aziende di servizi postali dei regni annessi e si costituirono in ente nazionale con legge 5 maggio 1862 n. 604 (cosiddetta riforma postale). Con tale norma le poste furono organizzate come un’amministrazione centrale dello stato.

Successivamente, con il Regio Decreto 10 marzo 1889 n. 5973, la Direzione Generale delle Poste e Telegrafi viene scorporata dal Ministero dei Lavori Pubblici e viene così trasformata nel Ministero delle Poste e Telegrafi, incaricato di dotare l’Italia di una rete di uffici per inoltrare e ricevere posta, anche telegrafica, effettuare e ricevere chiamate telefoniche e realizzare operazioni finanziarie e di gestione del risparmio; inoltre per un certo periodo gli uffici operarono come sportelli per i nascenti servizi elettrici.

Negli anni ’90 avvenne la trasformazione: il disavanzo di bilancio era consistente come l’aumento dei costi del personale, che assorbivano circa il 93% delle entrate correnti. La produttività per addetto dal 1970 al 1985 si era ridotta del 24% a discapito della qualità dei servizi erogati generando una situazione di deficit sempre più critica.

Ciò portò a una trasformazione di Poste italiane da azienda autonoma a ente pubblico economico, prevedendo un ulteriore passaggio a S.p.A. entro il 1996 (attuato poi il 28 febbraio 1998). Il processo di trasformazione presumeva nella gestione dell’ente Poste Italiane l’adozione del principio di efficienza produttiva, il recupero della qualità dei servizi e il risanamento economico-finanziario.

Tuttavia il cambiamento del modello organizzativo mise fortemente in discussione, sul piano politico-gestionale, l’equilibrio su cui si basava la vecchia amministrazione postale.

OGGI

Attualmente lo Stato ha deciso di quotare in Borsa il gruppo Poste Italiane per una parte del capitale, ora detenuto dal Ministero dell’Economia, compresa tra un minimo del 34,7% e un massimo del 38,2%. Di essa il 70% è riservato a investitori istituzionali, il restante 30% ai risparmiatori.

Cosa significa questo per i fruitori? La quotazione avrà effetti positivi o negativi per i cittadini, in relazione ai servizi che le Poste svolgono?

Abbiamo cercato di chiederlo alla direttrice delle Poste centrali qui a Cosenza, ma “la loro politica non le permette di rilasciare dichiarazioni. Né qualcun altro è autorizzato a farlo.” Mentre gli utenti presenti, ci hanno affermato di non capire molto sull’argomento in questione, il loro interesse principale è solo ricevere il servizio in modo corretto e possibilmente in tempi veloci.

Proprio per questo, con l’offerta pubblica di parte del capitale, ci domandiamo, lo Stato riuscirà a garantire qualità ed efficienza dei servizi pubblici nel momento in cui tale compito sarà affidato a mercati di concorrenza e/o a mercati regolati? Perché ciò significherebbe cedere totalmente il controllo dell’azienda privatizzandola.

Da qui ne consegue: incremento delle tariffe, rallentamento dei tempi standard per le consegne e redditività relativa sempre da scelte pubbliche e dai rapporti finanziari col pubblico, ma in qualche modo rivolta soprattutto a non deludere gli azionisti privati.

Non resta che attendere e scoprire che strada seguiranno le Poste Italiane col passare degli anni.

Valentina Mollica