«Prendere o lasciare»: così Giorgia Meloni vuole farsi il governo da sola (per evitare ministri imbarazzanti)

La premier in pectore Giorgia Meloni ha davvero deciso di farsi il governo da sola. O meglio: questa è l’arma finale per concludere lo stallo sul totoministri. E per evitare di dover dire di sì a nomi (o ruoli) sgraditi. Fermando così le pretese di Salvini e Berlusconi. Ma mentre lei ieri arringava i suoi eletti in Parlamento, qualcun altro si innervosiva. Il Cavaliere, secondo i fedelissimi, si è chiesto se «questa signora» (ovvero proprio Meloni, ndr) «pensa di trattarmi come un rimbambito». Il Capitano invece continua con l’ossessione Viminale. Mentre sullo sfondo rimane, per ora, il primo decreto del nuovo governo. Per il quale Confindustria ha chiesto lo scostamento di bilancio. Senza per ora ricevere risposta.

«Mi gioco tutto, se cedo ora dovrò farlo sempre»

Un retroscena di Repubblica conferma oggi che Meloni ha già in mente come reagire alle bizze degli alleati. Ovvero portando il suo pacchetto di ministri sul tavolo della maggioranza. E dicendo: prendere o lasciare. Si tratta di un’ipotesi già ventilata in alcuni racconti dei giorni scorsi. Il ragionamento della nuova premier è che in questo incarico si sta giocando tutta la sua carriera politica. E quindi se comincia a cedere adesso, dovrà farlo sempre. Per questo comincia a guardare con nervosismo alla lista di nomi che gli propongono gli alleati. Per esempio quello di Licia Ronzulli. Giudicata troppo vicina a Berlusconi per far parte del nuovo esecutivo. Mentre è in bilico anche la carica di vicepremier per Salvini. Perché creerebbe «condizioni politiche esplosive».

La leader è a caccia di un’intesa. Che nelle sue intenzioni dovrebbe arrivare giovedì mattina. Ovvero nel giorno in cui per la prima volta si riunirà il Parlamento. E prevedere anche i presidenti di Camera e Senato. Uno dei due rami del parlamento lo vorrebbe per La Russa. Lasciando l’altro alla Lega. Che vorrebbe piazzarci Riccardo Molinari. E non Giorgetti, ormai caduto in disgrazia con il Capitano. Eppure lo stesso Giorgetti adesso sarebbe in corsa per il ministero dell’Economia e delle Finanze. Anche se per via XX Settembre Meloni continua a preferire un tecnico di peso. Fabio Panetta, se ci ripensa. Oppure Dario Scannapieco o Domenico Siniscalco. Un’altra ipotesi è quella del Ragioniere Generale dello Stato Biagio Mazzotta.

Il problema Ronzulli

Poi c’è il problema Ronzulli. Per lei Berlusconi immagina un ministero di primo piano. Ma dalla parte di Fratelli d’Italia ci sono pensieri opposti. E si boccia, non si sa quanto per pretattica, anche la possibilità di un dicastero non di peso. Per questo tra Forza Italia e Fdi ora c’è maretta. Con gli azzurri che accusano il partito di Meloni di essere bulimico. E di volere tutto per sé. L’altro fronte risponde con l’offerta a Tajani di fare il ministro degli Esteri o della Difesa. La Lega invece punta a quattro ministeri. Escludendo il Viminale se fosse affidato al prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini. Il leader leghista alla fine potrebbe avere le Infrastrutture, da cui si occuperebbe indirettamente di immigrazione. Perché il dicastero è responsabile anche della tutela dei porti.