L’adunata dei Mille (mafiosi): Previti, Dell’Utri, la Santanché e Jole di… Silvio

Ripubblichiamo un memorabile articolo della giornalista di Repubblica Concita De Gregorio che si riferisce ai “tempi belli” di zio Silvio, nel 2001, quando c’era ancora il “boss” Marcello Dell’Utri, capo indiscusso di Publitalia e i candidati alle Politiche di Forza Italia (tra i quali una giovanissima Jole Santelli) venivano chiusi a “fare gruppo” alla Fiera di Roma. Una pagina indelebile della corruzione mafiosa italiana. A futura memoria. 

Chi siamo? E da dove veniamo? Le stilettate di Concita De Gregorio a Jole Santelli risalgono all’anno-chiave della scalata della deputata di Forza Italia oggi presidente della Regione Calabria. Siamo nel 2001, all’epoca della sfida tra Berlusconi e Rutelli vinta a mani basse da Silvio, quando trovare un collegio era impresa per pochi. Eppure la Santelli ci riesce “per volere di Silvio”, appunto ed è quasi incredibile che ci riesca perché fino al giorno prima aveva fatto l’assistente di Previti e Pera. Salvo poi entrare anche nel governo con il ruolo di sottosegretario alla Giustizia. Meglio di un bingo! Ma quanto ha scritto la De Gregorio resta.

Il pezzo che pubblichiamo segue di appena una settimana quello di Jole-Malèna che soffia il collegio a Gegè Caligiuri (http://www.iacchite.blog/calabria-2020-quando-jole-malena-tradiva-anche-il-povero-gege-per-un-posto-alla-camera-di-concita-de-gregorio/).

Ma al di là delle stilettate della De Gregorio, è spettacolare la descrizione di un contesto che si ripete praticamente allo stesso modo a quasi vent’anni di distanza. Con la differenza che Dell’Utri alla fine ha scontato i peccati di tutti. Uno spaccato di autentico squallore che è rimasto tale e quale e che ancora comanda indisturbato (nonostante… Gratteri) con il suo codice di corruzione e malaffare. Non solo, ma si prende addirittura il lusso di giustificare le sue “decisioni” dettate da Salvini affermando che difende i calabresi dalla “mafia”. Ed è questo l’aspetto più paradossale e grottesco di tutta la vicenda. Ma torniamo alla mafia…

L’adunata dei Mille: Previti, Dell’Utri, la Santanché e Jole di… Silvio

di Concita De Gregorio

Fonte: Repubblica 12 aprile 2001

Ecco l’armata. “I Mille”, dice con orgoglio garibaldino Berlusconi. Mille candidati della Casa delle libertà chiusi quattro ore “a fare gruppo”. Fiera di Roma, riunione interdetta agli estranei, gli infiltrati vengono fatti uscire senza troppi complimenti da un servizio d’ordine indistinguibile (nell’aspetto) dai neocandidati del Polo. Qualcuno chiede a Graziano, l’autista di Bossi, in che collegio stia. Nessuno, “mi piace il mio lavoro”, dice con commovente umiltà, però Giorgio Lainati, che fino a ieri era il secondo all’ufficio stampa del Cavaliere, ora è nel proporzionale in Lombardia. “Bè, sai, dopo sette anni di servizio…”. E’ un criterio. Ma poi, comunque, perché a porte chiuse, quali sono i segreti? I soliti, trucchi Publitalia da venditore di pubblicità, un “training motivazionale” che nel suo piccolo anche la Gasparrini con la Federcasalinghe. Il nostro obiettivo è uno e uno solo: vendere, o anche vincere.

Qui dalla quarta fila della platea semibuia dove i mille ascoltano le due ore di dottrina del Capo si vede anche qualcuno che scrive. Prende appunti. “Vi elenco i cinque punti, mi raccomando non li scordate mai”, scandisce Silvio. La pattuglia dei leghisti in cravatta verde sta compatta sulla sinistra: sono nuovi, parlano dialetti, si capiscono solo fra di loro, leggono il kit del candidato con vera attenzione. Quelli di An stanno a destra, distratti. Fini non è nemmeno venuto, “ne ha fatte molte di campagne elettorali, è giustificato”, lo scusa Berlusconi. Gasparri arriva di corsa con la figlia Gaia, ricci biondi, dopo mezz’ora se ne va. Landolfi, vigilante Rai, resta fuori tutto il tempo.

Jole Santelli arriva al palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma per il consiglio nazionale del Pdl, 16 novembre 2013. ANSA/ETTORE FERRARI

Il muscolo reattivo dell’assemblea è il plotone di Forza Italia, devoto, e i nuovi di ogni parte. Paolo Naccarato, già assistente di Cossiga, arriva in Jaguar spider. Daniela Santanchè, bendotata signora milanese molto amica di La Russa, in una mise estiva di velo rosso che fa impazzire i fotografi e risaltare l’assenza di ulteriori indumenti. Meno attraente per relativa sobrietà Gabriella Carlucci.

Molto apprezzata Iole Santelli, procuratore legale con Previti, 32 anni, bella faccia da zingara candidata a Paola per volere di Silvio.

Ferri, il ministro 110 all’ora, scende opportunamente da una Porsche. Ha l’autista. Piero Testoni, nipote di Cossiga, sfoggia fiero la cravatta coi gatti: lui è uno dei quattro. Berlusconi parla e parla, sono quasi le quattro ed escono i primi, arrivano gli ultimi. Gli ultimi: Elio Vito, che dopo l’exploit da Santoro sente di non avere bisogno di scuole, e Sgarbi, che non ne ha sentito il bisogno mai.

I primi a uscire: Gasparri, Tatarella. Molti di An, qualche leghista insofferente. I due giornalisti Adornato e Guzzanti, nuove reclute, reticenti coi colleghi. Il gruppetto Giustizia inteso nei due sensi, imputati e avvocati: Marcello Pera, ministro in pectore, parla fitto con Gaetano Pecorella, avvocato Fininvest. Previti, Taormina, Marcello Dell’Utri, che qualcuno chiama “eccellenza”. Si ferma con lui il presidente del Veneto Galan: “Marcello, che piacere mi ha fatto il tuo uovo di Pasqua. Sapete, quando eravamo in Publitalia Marcello mandava uova di Pasqua ai clienti, e noi dirigenti ne tenevamo qualcuno. Erano anni che non lo ricevevo più. Che buon segno”.