Processo Frontiera-5 Lustri, parla Foggetti: “La ditta Barbieri apparteneva a Franco Muto”

Dopo un via lento, per colpa delle solite schermaglie procedurali che si verificano in ogni avvio di processo, entra nel vivo, sotto la direzione del giudice Alfredo Cosenza, il procedimento unificato “Frontiera- 5 Lustri” presso il Tribunale di Paola, contro la cosca Muto e tutti i suoi affiliati, con la “deposizione” del pentito più famoso del momento, Adolfo Foggetti.

A rappresentare l’accusa, nella terza udienza, Vincenzo Luberto, della DDA di Catanzaro, che ha incalzato e spronato il pentito Foggetti a raccontare tutto quello di cui è conoscenza sulla cosca Muto. E Foggetti non si è fatto certo pregare.

Giova ricordare che l’unificazione dei due processi riguarda l’operazione “Frontiera” eseguita dalla DDA di Catanzaro, il 19 luglio del 2016 contro la cosca Muto di Cetraro. Una delle più potenti cosche del cosentino che per oltre 30 anni ha monopolizzato, lungo tutta la costa tirrenica, il mercato di ogni attività illecita. E non solo. La sua influenza, dicono i ROS, arriva, oltre che nella città di Cosenza, anche in altre province della Calabria. 58 persone indagate per associazione mafiosa, traffico di droga, estorsioni e rapine. A questa operazione fece seguito, il 19 gennaio del 2017, l’operazione “5 Lustri”, coordinata dalla DDA di Reggio e dalla DDA di Catanzaro. Una operazione, questa, che a differenza di Frontiera, interessò tutto il territorio nazionale. 35 indagati a vario titolo per associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, estorsione aggravata dal metodo mafioso, nonché il sequestro preventivo di 54 imprese. Tra cui la Barbieri Costruzioni, di Giorgio Barbieri, arrestato nell’operazione perché ritenuto organico alla cosca Muto di Cetraro. Ed è questo il legame tra le due operazioni che ha portato i magistrati ad unificare tutto ciò che riguarda la cosca Muto, e quindi anche Giorgio Barbieri, in un solo processo.

E ritorniamo alle cantate di Foggetti di qualche giorno fa. Invitato da Luberto a raccontare tutto quello che sa sui legami tra Muto e Barbieri cosi si è espresso: “…Contro la ditta Barbieri non era permesso fare alcuna estorsione perché apparteneva a Franco Muto. Una “regola” che impose anche alle cosche di Cosenza. Fu Mario Gatto, all’epoca dei fatti, a far presente questo a tutti gli affiliati dei clan: la Barbieri non si tocca. In poche parole nessuno doveva ostacolare il volere di Franco Muto”.

Una situazione che, come sappiamo, creò problemi all’interno della già debole “alleanza tra i clan” di Cosenza. Dalla spartizione dei ricavati di quell’appalto furono esclusi gli zingari. E questo a Rango non andò giù. Seppur risarcito con la guardiania nei locali lungo la costa tirrenica, l’affronto subito se lo legò al dito.

Foggetti racconta anche di diverse riunioni fatte a Cosenza per decidere cosa fare in relazione all’aggiudicazione dell’appalto. Che fu oggetto anche di discussione di buona parte della politica cittadina.

Pimpante e sicuro di se, così è apparso Foggetti. Che con dovizia di particolari ha raccontato tutto, senza mai cadere in contraddizioni.

La prossima udienza si svolgerà il 21 dicembre, e questa volta ad essere ascoltato sarà il pentito Montemurro.