Questa Atalanta ha ribaltato il modo di concepire il calcio

di Mario Sconcerti

Fonte: Corriere della Sera

L’Atalanta non ha ribaltato solo il Valencia, ma l’intero modo di concepire il calcio. L’ultima certezza è spendere molto per comprare i giovani migliori. Quella che sta entrando nei quarti di Champions è una squadra matura, quasi anziana. I suoi giocatori più giovani sono Gollini e Pasalic che hanno 25 anni, i suoi migliori sono Gomez ed Ilicic che ne hanno 32. Gasperini e Percassi hanno rovesciato la regola: l’esperienza, la bravura, contano più dell’età. Per l’Atalanta i giovani esistono ma sono attori di bilancio. Si prendono, si battezzano e si rivendono al volo facendosi pagare il marchio.

A gennaio l’Atalanta ha finanziato il futuro dei «vecchi» vendendo Barrow e Kulusevski. È esattamente l’opposto delle strategie di tutti. Ed è alla fine quello che fa dell’Atalanta un esempio unico, invidiato da tutti, ma lontano, intoccabile. Perché non pensabile. Nessuno per strada riconoscerebbe Giovanni Sartori, da almeno 25 anni il miglior talent scout italiano, forse europeo. Nessuno lo conosce, vede qualunque partita fuorché quelle dell’Atalanta, perché nel frattempo è in altri stadi a cercare altri giocatori. Non esiste in Europa un modello del genere, sono tutti sulla banalità del bene, frequentatori di microfoni, spendere molto per giocatori bravi dalla produttività comunque incerta. L’Atalanta è come inventasse la sua strada con il respiro di una guida indiana, sa sempre dove andare, come sfuggire agli stupidi uomini bianchi. Così sopravvive una razza e si seleziona. Così Bergamo sta dando una lezione di vita a tutto il resto del mondo. Non solo Gasperini, non solo Gomez ed Ilicic. La classe e la diversità sono dovunque in questo artigianato divenuto industria. E non cercate di imitarla. Si possono imitare i ricchi, non i bravi.