Quirinale, Berlusconi verso il ritiro: la paura del flop e l’ombra di Draghi

Una ritirata onorevole è sempre meglio di una disonorevole sconfitta. Per questo Silvio Berlusconi pensa di fare un passo indietro dalla corsa per il Quirinale. E nel vertice di centrodestra in programma oggi alle 16 lo annuncerà a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. La resa del Cavaliere arriva dopo che anche i suoi fedelissimi hanno cominciato a gettare la spugna: i voti necessari per eleggerlo presidente della Repubblica non ci sono. Ovvero l’esatto contrario di quello che ha fatto trapelare ieri: «Ho numeri buoni». Chi ha partecipato all’incontro a Villa San Martino, descritto come una vera e proprio war room, assicura che l’ex premier non abbia ancora del tutto abbandonato l’idea di tentare il blitz in Aula.

I numeri che mancano

Ma c’è un problema. Le procedure per l’elezione dell’inquilino del Quirinale prevedono le prime tre votazioni con un quorum altissimo. Quel numero di voti il Cavaliere sa di non poterlo raggiungere. Se c’è una speranza, questa arriva soltanto alla quarta votazione, quando il quorum si abbassa. Ma Berlusconi deve sciogliere la riserva oggi e il suo nome verrebbe presentato da subito. Scatenando così dal primo momento la conta dei voti e quella dei franchi tiratori. E rischiando un affossamento in Aula che sarebbe inglorioso per lui. Per questo, racconta oggi un retroscena del Corriere della Sera, sta valutando il ritiro: «Mi prendo ancora qualche ora per decidere». In teoria, spiega il quotidiano, se tutto andasse per il verso giusto i fatidici 505 voti necessari per essere eletto ci sarebbero, ma «il rischio è enorme», gli hanno spiegato gli amici di una vita. Perché «non ci sono accordi con gruppi politici, ma solo rassicurazioni da parte di singoli». Che «oggi ti dicono che ti votano, domani chissà?».

La Stampa invece fa sapere che il Cavaliere ha provato a rinviare questo momento il più possibile, fermando sul nascere anche gli incontri tra capigruppo decisi nell’ultimo vertice. L’idea originaria era di arrivare in Aula a carte coperte, una prospettiva giudicata spericolata da Lega e Fratelli d’Italia. Perché porterebbe proprio a quel rischio-disastro sulla candidatura. E alla poca agibilità politica di eventuali altri nomi. Il quotidiano aggiunge un altro indizio che porta al passo indietro: per la prima volta Berlusconi ha accettato di parlare di candidature alternative. Il fondatore di Forza Italia è disposto a valutare una rosa di nomi di alleati che potrebbero piacergli. Per questo l’idea è che alla fine del vertice di oggi il centrodestra potrebbe fare una proposta. In teoria per cercare un consenso vasto, ma più probabilmente per trovare un nome da spendere per le prime tre votazioni. E aprire successivamente la negoziazione con gli avversari. Il leader della Lega sta spingendo forte su Letizia Moratti e Marcello Pera.

Le alternative

Ma Pera non pare raccogliere l’interesse del Cavaliere. Così come Pierferdinando Casini, che la stessa Lega non vuole includere tra le proprie opzioni. Non è convincente invece l’ipotesi di Giuliano Amato (sette anni fa il candidato di Berlusconi) né quella di Gianni Letta. Meglio, molto meglio Elisabetta Casellati. Che però non piace invece al resto del Parlamento. In questo marasma, da segnalare però il cauto ottimismo di Fratelli d’Italia. Fonti del partito di Meloni citate dall’agenzia di stampa Ansa ricordano che mancano molti giorni e che sempre, in ogni elezione per il Colle, le decisioni importanti si prendono solo alla fine. Per cui sarebbe un errore dare per sbarrata definitivamente la strada a favore di Mario Draghi, che è l’uomo che potrebbe sparigliare da subito. FdI confida che Berlusconi possa anche cambiare idea, nel momento in cui si rendesse conto che sull’ex presidente della Bce è possibile chiudere.