Reddito di cittadinanza, breve guida a tutte le bugie

(pressreader.com) – di Roberto Rotunno – Il Fatto Quotidiano – Dopo pochi giorni di tregua, nelle ultime ore la corazzata politica e imprenditoriale che ha da tempo giurato guerra al Reddito di cittadinanza è tornata a sparare. In maniera quasi coordinata: Matteo Renzi che dice di voler “riaffermare l’idea che la gente deve soffrire e rischiare”; il ministro leghista del Turismo, Massimo Garavaglia, che annuncia una severa revisione già con “la prossima legge di Bilancio”; il ritorno della solita comitiva di associazioni di imprese che lamenta la carenza di manodopera con una nuova raffica di numeri provenienti dai loro formidabili uffici studi, quasi sempre smentiti dalle statistiche ufficiali.

L’abolizione della misura anti-povertà è ormai obiettivo prioritario del solido asse creato sull’argomento da Lega e Italia Viva. Stanno facendo di tutto per spingere il governo Draghi a inserire il punto in agenda al rientro dalle vacanze. Per Garavaglia, il sostegno nato con il primo governo Conte (di cui faceva parte) starebbe addirittura “frenando l’economia” e “per capirlo basta sfogliare qualche libro di storia dell’economia”. In realtà, la letteratura prodotta in questi primi due anni di operatività del Reddito non ha mai paventato il rischio di un argine alla crescita. Al contrario, ha sottolineato i primi buoni risultati in termini sociali e, volendo individuare i difetti, lo ha definito ancora troppo debole, quindi semmai da rinforzare.

Tocca rimettere in fila i numeri per l’ennesima volta. I dati Inps dicono che nel 2020 la carta acquisti “di cittadinanza” è stata percepita da 3,5 milioni di persone, mentre nello stesso anno i poveri assoluti – come conseguenza della crisi scatenata dal Covid – hanno raggiunto quota 5,6 milioni. Quindi una parte consistente delle famiglie in difficoltà è in realtà ancora sprovvista di aiuti economici; per coprirla tutta servirebbero molte più risorse.

Nel 2019, invece, primo anno di applicazione, l’indigenza era diminuita del 9% rispetto al 2018, poi il virus ha portato a un nuovo aumento nel 2020. Ma questo incremento è stato comunque contenuto dal sussidio. L’Istat ha ipotizzato che cosa sarebbe successo nel 2020 senza Reddito di cittadinanza e cassa integrazione Covid: in quel caso, l’indice di Gini – che misura la disuguaglianza nella popolazione – sarebbe stato di 31,8 e il rischio di povertà sarebbe arrivato al 19,1%. L’effetto combinato di Rdc e Cig ha ridotto di 1,2 punti il primo indicatore e di quasi un punto il secondo. Gli altri sostegni introdotti nel primo anno pandemico – quelli che hanno spinto Confindustria a parlare di “Sussidistan” – hanno migliorato ulteriormente la situazione.

Attualmente a prendere il Reddito sono 3 milioni di persone, con un importo mensile medio di 551 euro. Una cifra troppo bassa per essere un disincentivo al lavoro. Eppure proseguono le doglianze delle imprese turistiche e agricole, che si lamentano di non trovare addetti e incolpano il sussidio spesso con dati fantasiosi. Lo scorso anno, per esempio, le associazioni agricole parlavano di 230-350 mila operai mancanti. Il rapporto Inps dice invece che nel 2020 la forza-lavoro nei campi si è contratta di appena 21 mila unità, cioè il 2%. Ora la Coldiretti dice che ne mancano 50 mila…I più agitati, però, restano gli albergatori e i ristoratori, che tra l’altro tendono a non rivolgersi mai ai centri per l’impiego nelle ricerche. In questo settore la difficoltà di trovare personale stagionale è datata, tant’è che anche nel 2018 – quando il Reddito non esisteva – l’Anpal lo poneva già ai primi posti in questa nefasta classifica. Nel tempo, bassi stipendi, orari improponibili, diffuse irregolarità hanno spinto molte persone ad abbandonare questi mestieri, ben più remunerati e rispettati all’estero. Le chiusure forzate dovute al Covid hanno dato a molti un’ulteriore ragione per cercare altrove.

Altro dato spesso dimenticato. La maggior parte dei 3 milioni di percettori non è “attivabile” sul mercato del lavoro, poiché si tratta di minori, disabili o comunque persone con grossi problemi sociali da risolvere: i beneficiari obbligati alla ricerca lavorativa sono poco più di 1,1 milioni, ovvero meno della metà dei 2,4 milioni di disoccupati conteggiati dall’Istat a cui andrebbero aggiunti anche i cosiddetti “inattivi disponibili”.

Se anche fosse vero che un aiuto mensile da poche centinaia di euro è in grado di portare le persone a non accettare offerte di lavoro, resterebbero comunque milioni di disoccupati in cerca di un posto e sprovvisti di sussidi.