Reggio, che botta a Forza Italia: crolla il mito di Marco Siclari, “figlioccio” di Tajani

La famiglia Siclari a Reggio e dintorni non è una famiglia qualsiasi, specialmente dopo che Marco è stato eletto tra il tripudio generale dei suoi seguaci senatore della Repubblica nell’ambito collegio uninominale di Reggio. Giovanni, il fratello, arrestato il 18 dicembre 2019, per corruzione e turbativa d’asta, è stato sindaco forzista di Villa San Giovanni per qualche anno.

Poi, il 25 febbraio 2020, nel blitz di Sant’Eufemia d’Aspromonte è toccato proprio a Marco incappare nella Dda di Reggio, che ha chiesto al Senato l’autorizzazione per procedere contro di lui. Anche lui è impelagato fino al collo nell’operazione della Procura distrettuale diretta da Giovanni Bombardieri contro la cosca “Alvaro” di Sinopoli.
Oggi Marco Siclari è stato condannato col rito abbreviato a 5 anni e 4 mesi per scambio elettorale politico-mafioso. A mettere in contatto il parlamentare con Domenico Laurendi, esponente della cosca, sarebbe stato Giuseppe Galletta Antonio, medico ed ex consigliere provinciale di FI a Reggio Calabria. 

Certo, non siamo al livello degli Occhiuto’s Brothers ma hanno tanto peso e carisma anche i fratelli Siclari, al punto che pure Marco, naturalmente, fa parte delle “megafotografie” che i fratelli Occhiuto e l’ormai defunta Jole Santelli (che li beffò entrambi ma che ora gli ha lasciato giocoforza libero il campo) si “sparavano” con la Carfagna quando veniva in Calabria tirandosi coltellate dietro la schiena l’uno contro l’altro esattamente come in un clan mafioso quale è Forza Italia. Qui in particolare, Siclari – sorridente come un mammalucco, il primo a sinistra – viene addirittura abbracciato dal minore dei fratelli Occhiuto…

Il “rivale” di Siclari a Reggio, tanto per essere chiari, è quel faccione da schiaffi di Ciccio Cannizzaro, eletto deputato nel collegio di Gioia Tauro, figlioccio indiscusso di Totò Caridi, seguace ombra di Peppe Scopelliti e molto più chiacchierato a dire il vero di Marco Siclari, ma che deve avere “protezioni” più importanti…

E se Cannizzaro risponde a Caridi, tutti sanno che il prode Siclari è addirittura l’uomo forte di Antonio Tajani in Calabria e il soggetto non ha bisogno di molte presentazioni, facendo parte della schiera ristretta del cerchio magico di Berlusconi in persona. Ma anche Marco Siclari a Reggio è chiacchierato, certo non ai livelli di Cannizzaro e del suo faccione da schiaffi, ma se ne dicono parecchie in giro anche di lui.

C’è chi dice, in particolare, che Marco Siclari altro non è che un parente di Giuseppe Eraclini, ex presidente di circoscrizione, ex consigliere comunale, conosciuto nella relazione d’accesso antimafia che portò allo scioglimento del comune di Reggio Calabria perché solito frequentare elementi pregiudicati della città nonché per essere uno dei soggetti più fidati di Alberto Sarra, il sottosegretario regionale accusato di essere uno degli uomini della cupola massonica che ha governato insieme a Paolo Romeo, Giorgio De Stefano e Totò Caridi la città negli ultimi anni.

Infatti il Siclari si fa “accompagnare” dal suo fidato parente Antonio Eraclini, figlio di Giuseppe, che risulta addirittura lavorare (forse in nero) per un consigliere regionale di maggioranza ossia Giovanni Nucera, capogruppo di Sel e molto chiacchierato in città tanto che Grasso decise di non candidarlo e adesso lui si arrabatta alla meno peggio tra Mario Oliverio e Pippo Callipo… E che dire del figlioccio di Totò Caridi, Ciccio Cannizzaro, appunto, eletto a Gioia Tauro e di Tilde Minasi, scopellitiana fino al midollo, ormai famosa per aver ceduto il suo seggio a Matteo Salvini? Beh, non c’è che dire: in questo centrodestra ‘ndrangheta e amici degli amici la fanno da padroni ma la “botta” di stamattina con l’arresto del fratello di Siclari è destinata a lasciare il segno. 

IL CONFLITTO DI INTERESSI

Tornando alla famiglia Siclari, l’estate scorsa il nome del sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, era finito ancora alla ribalta delle cronache per una vicenda legata ad un palese e pacchiano conflitto di interessi legato a tutta la sua famiglia.

Il Partito Democratico di Villa sentiva all’epoca l’esigenza di esplicitare al meglio le ragioni che avevano condotto il suo Gruppo Consiliare, insieme agli altri esponenti della Minoranza, a predisporre e produrre – nel Consiglio del 28 agosto scorso – un documento,  un’interrogazione presentata dal Pd e rivolta al sindaco di Villa San Giovanni avente ad oggetto la questione “Parco dei Falchi”, l’incredibile confusione giuridico/amministrativa tra “interessi di famiglia” e Interesse Pubblico che coinvolge il sindaco Siclari.

Lo stesso sindaco che ha pubblicamente difeso la richiesta milionaria di risarcimento danni promossa dalla Società di famiglia contro il “suo” Comune; lo stesso sindaco che ha sostenuto le ragioni paterne contro gli atti amministrativi succedutisi nel tempo; lo stesso sindaco che – dalla “sua” Giunta – ha ricevuto il mandato a sottoscrivere la “procura alle liti” per “difendere”, in appello, la Città di Villa dall’azione dei suoi congiunti.
Basta uscire dalla stanza quando ci sono decisioni scomode da prendere? Basta rappresentare la propria estraneità formale dalla compagine societaria di padre e fratelli? Basta appellarsi al giudizio della “Gente” per smorzare ogni polemica, garantendo terzietà, senza, per altro, crederci davvero, ed anzi difendendo la ricostruzione storica offerta dalla Controparte giudiziaria del Comune di Villa San Giovanni?

Non è vero, invece, che la rivendicata funzione di leader indiscusso della propria Maggioranza e dei propri Assessori, fa di Siclari il Padre/Padrone delle decisioni, degli atti e dei destini di questa Amministrazione?
Non è vero, invece, che i giusti e legittimi diritti ereditari del sindaco sul Patrimonio familiare potrebbero avere molto a che fare con i 69 milioni che padre e fratelli pretendono dal Comune di Villa?
Non è vero, invece, che sul consenso facile di sodali e accoliti, dei tanti yes man – magari insinceri – che circondano gli uomini di Potere e gli imprenditori, deve sempre prevalere lo Stato di Diritto, l’Opportunità politico/amministrativa, il Bene della Comunità?

Per tutto questo, il documento, l’interrogazione, è stata inoltrata per conoscenza anche al sig. Prefetto di Reggio Calabria, per tutto questo la Minoranza consiliare ritiene che il coinvolgimento della massima Autorità di Governo nel Territorio, richieda un’audizione informata che sappia enucleare l’enormità di un conflitto di interesse che rischia di minare la tenuta democratica dell’Istituzione, il valore e la credibilità del ruolo del sindaco.

E tutto questo, inoltre, si accompagna ad un clima, ad un’aria pesante che segue spesso gli interventi pubblici e via stampa di Siclari e della sua Amministrazione:
è tutto un prendersela contro gli avversari politici degradati a nemici, uno svilire le critiche fondate e documentate come attacchi invidiosi ed interessati, un aggredire mediaticamente la Stampa libera e i redattori dei Comunicati delle forze politiche presenti in Città, perché, evidentemente, sarebbe più comodo silenziare, ridurre ai minimi termini, cassare ogni voce libera che sappia e voglia alzare la testa di fronte al potente pro tempore.
Non si dovrebbe discutere anche di questo con il sig. Prefetto? Non si dovrebbe, ancora, chiedere il Suo illustre parere su una Maggioranza che si regge su un solo voto, più volte puntellato e sostenuto da Consigli comunali indetti a tarda sera e, per ciò, limitati nella scarsa fruibilità mediatica da parte dei cittadini?

L’Amministrazione cittadina, il Consiglio Comunale, non dovrebbero essere la “Casa di Vetro” dei villesi? Il centro attrattivo di richieste accolte e soluzioni evase – in trasparenza – per l’interesse di tutti?
Ed invece, opacità si aggiunge a fumosità e annebbiamenti e tutto scorre tra le beghe delle tante forze in concorrenza della Destra-centro villese.
E paradosso si aggiunge a paradosso: perché il sindaco, per fare cassa, sembra industriarsi in iniziative estemporanee come il “Piazzale Anas” mentre, allo stesso tempo, con la sua famiglia, ricorre in appello per affossare definitivamente le speranze di riscatto della Città, attraverso una richiesta – occorre ribadirlo – di un risarcimento danni pari a 69 milioni di Euro.
Ecco, quindi, in sintesi, perché abbiamo interessato Sua Eccellenza Il Prefetto: per l’opacità e la paradossalità di un conflitto di interesse grande quanto una montagna, per un intreccio familiare che confligge con il bene della Città, per cercare di tutelare le economie dell’ente e, quindi, il suo futuro.
Soluzioni? Noi le abbiamo già proposte: o il passo indietro o il ritiro dell’aggressione giudiziaria.
È questo il tempo delle decisioni davvero libere! E noi crediamo che sia giusto discuterne con l’Organo monocratico rappresentante dello Stato per i rapporti con il sistema delle autonomie.

Poi, a distanza di pochi mesi, il colpo di scena dell’arresto di Giovanni Siclari e a stretto giro di posta l’autorizzazione a procedere per il fratello Marco. Non c’è che dire: il mito del “figlioccio” di Tajani è miseramente crollato.