Reggio crocevia dei Servizi segreti: Pollari, Mori e Marco Minniti

Cossiga e Minniti

Oggi pubblichiamo l’ultimo stralcio del libro-inchiesta di Francesco Forgione “Porto Franco: politici, manager e spioni nella Repubblica della ‘ndrangheta”. E l’autore approfondisce alcuni temi già sviluppati in precedenza che riguardano proprio i Servizi segreti e la città di Reggio Calabria. Tenendo presente che il libro si ferma ai fatti accaduti fino al 2012 è facile dedurre che la situazione adesso sia ancora più incancrenita ma determinati protagonisti sono sempre e comunque in sella. Lo pubblicammo già un anno e mezzo fa anche per una forma di rispetto verso tutti i calabresi che avevano visto una delle più infelici puntate di Report. Perché non è possibile parlare di servizi segreti in Calabria e non citare – neanche di striscio – Marco Minniti. Siamo seri, suvvia… avrebbe detto l’ebetino di Rignano… E oggi acquista ancora più valore perché qualcuno dei “servizi” appartenente proprio alla congrega reggina ha imbeccato quel salame di Salvini e gli ha consegnato l’ormai celeberrimo video della giudice Apostolico che partecipa ad una manifestazione contro il Cazzaro verde. 

Le terre di nessuno sono affollate di storie e personaggi. Storie strane, che a volte hanno più a che fare con i misteri della politica e dello Stato che con la mafia. Per esempio, Zumbo, il commercialista spione, lavorava per il Sismi, il Servizio segreto militare. Lui stesso aveva detto che lì potevano starci solo militari, ma per lui avevano fatto una sorta di deroga. E chi era il capo del Sismi a quei tempi? Il generale della Guardia di Finanza Nicolò Pollari, che si era pure trovato al centro di polemiche infuocate per lo scandalo che aveva travolto alcuni suoi uomini dopo la scoperta di una sorta di servizio di informazioni parallelo, fatto da spioni, politici, giornalisti. E a questa si era aggiunta la vicenda del sequestro dell’ex imam. A dire il vero da allora le inchieste che lo tirano in ballo direttamente si sono moltiplicate, ma finora guai seri con la giustizia o condanne non ne ha mai avute.

Al generale Reggio deve piacere molto: è docente di Diritto Tributario all’Università Mediterranea e per comodità ha anche comprato casa da queste parti. Ma è possibile che il suo Sismi a Reggio sia stato un colabrodo fino a due giorni fa e lui che ha sempre battuto queste zone non abbia mai saputo o sospettato niente? Mistero. E perché in diverse inchieste che partono da qui e arrivano a Roma o a Milano, ci sono collaboratori di giustizia che continuano a fare il suo nome?

Ne hanno parlato anche gli uomini del clan Lampada, gli amici milanesi di Zumbo, del consigliere regionale Morelli e dei giudici Giglio e Giusti. Al procuratore aggiunto Ilda Boccassini hanno detto che tramite Morelli avevano buoni rapporti con Pollari. Quando nelle intercettazioni parlano di lui, lo chiamano Nic. E proprio lui, Nic, sarebbe stato un terminale di raccolta di informazioni che, tramite il politico, arrivavano alla cosca.

Nell’ambito delle inchieste di Reggio e Milano, Pollari non risulta indagato, ma il Gip del Tribunale milanese, Giuseppe Gennari, stigmatizzando questi fatti, nell’ordinanza d’arresto per gli uomini del clan Lampada ha sentito il bisogno di scrivere che “il riferimento ad ambienti dei Servizi segreti è preoccupante”. Come dire, c’è cosa. Ma c’è pure l’ombrello del segreto di Stato che al generale non è stato mai negato. Anzi, Berlusconi ha fatto di più. Tornato al governo nel 2008 l’ha nominato Consigliere del Presidente per la sicurezza.

Sono storie strane che, chissà perché, transitano tutte dalla Calabria. Come quella dell’ex comandante del Ros dei carabinieri, il generale Mario Mori. Il governo Berlusconi lo aveva nominato capo del Sisde, il servizio segreto civile, nonostante il generale fosse indagato e poi rinviato a giudizio a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa.

In alto da sin:
Massimo Ciancimino, Mario Mori, Antonio Subranni.
In basso da sin:
Giuseppe De Donno, Leoluca Bagarella, Marcello Dell’Utri.

Quando alle elezioni politiche del 2006 vince Prodi, il nuovo governo decide di avvicendare i vertici dei Servizi segreti. Si pensa che la cosa possa anche porre fine alle polemiche sulle figure di Mori e di Pollari. E che si inventa il governo di sinistra? Promuove Pollari al Consiglio di Stato e invia il generale Mori in Calabria. Commissario straordinario per il porto di Gioia Tauro. Lo aveva voluto il viceministro dell’Interno Marco Minniti, che è di Reggio ed è da sempre un grande amico dei carabinieri. Almeno da quando era toccato a lui, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo D’Alema, gestire l’iter di approvazione della riforma che ha elevato i carabinieri a quarta arma.

Ma Minniti è anche amico della polizia. Il Ministero dell’Interno lo conosce bene per essere stato il viceministro durante l’ultimo governo Prodi. Forse per questo il rapporto sulla criminalità che annualmente presenta il Dipartimento della Sicurezza, dal 2009, da quando agli Interni è arrivato il ministro leghista Maroni, viene assegnato alla sua Fondazione, la Icsa (Intelligence, Culture and Strategic Analysis). Vero è che la Fondazione di cui è presidente il deputato del Pd Minniti fino al giorno della sua scomparsa aveva come Presidente Onorario l’ex presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, ma in quale Paese al mondo si è mai visto che un ministro dell’Interno di un governo di destra dia incarico alla Fondazione dell’ex viceministro e deputato dell’opposizione di sinistra per fare la relazione sullo stato della sicurezza nel Paese? Per di più a nome dello stesso governo che il deputato dell’opposizione dovrebbe combattere… 

Forgione conclude il suo libro-inchiesta con parole di speranza, che oggi come oggi è davvero difficile condividere, anche se qualche timido segnale di ripresa e di risveglio in questi anni c’è stato. Il suo libro, tuttavia, a Reggio Calabria continua a rimanere “off limits” ed è ancora un tabù, visto e considerato che l’autore non è mai riuscito a presentarlo e che per fare i nomi dei parenti mafiosi della “numero uno” dei Gip, Tommasina Cotroneo, che chiama Palamara “orsacchiotto” nelle famigerate chat del magistrato, ci sono voluti otto lunghi anni…