Reggio. La parabola di Bombardieri: da acclamato procuratore a persona indesiderata

Certo è che per il dottor Bombardieri questo è davvero un periodaccio. Nell’arco di un mese il dottor Bombardieri è passato dalle stelle alle stalle. Da acclamato procuratore capo in quel di Reggio, dopo una propedeutica gavetta a Catanzaro, e conclamato castigatore di ’ndranghetisti e corrotti, a persona indesiderata, il passo è stato breve. Tutto è iniziato con l’annullamento della sua nomina a procuratore capo di Reggio Calabria da parte del Consiglio di Stato (maggio 2022). Un primo chiaro avviso di “sfratto”, seguito dalla sonora bocciatura dell’operazione “Biro” da parte del Gip di Reggio Calabria che ha rigettato ben 73 ordinanze di misure cautelari (51 in carcere e 22 ai domiciliari) richieste dalla Dda nei confronti degli appartenenti ad una presunta associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga tra Bovalino e Sommatino (Caltanissetta). Come a dire: caro Bombardieri se non sai che il requisito dell’attualità è indispensabile per chiedere misure cautelari, ritorna a scuola che questo non è più mestiere per te. E per finire, in bellezza, l’esclusione, insieme a Gratteri, dal “Corso sulle Dda”, dove gli organizzatori hanno preferito invitare Pignatone. Più chiaro di così si muore: nei nostri simposi voi due non siete più graditi. Così come non siete più persone gradite in Calabria.

Ricapitolando: prima l’isolamento istituzionale (annullamento nomina), dopo la denigrazione professionale (bocciatura inchieste), e per chiudere l’esclusione sociale (la “cacciata” da convegni, dibatti e incontri vari). Il solito vecchio schema usato dal “potere massomafioso” contro i suoi nemici, che funziona sempre. E ne sa qualcosa Gratteri che ora almeno è in buona compagni. O forse no, visto i trascorsi tra i due (vedi telefonata tra Palamara e Bombardieri dove si parla della sua nomina nel mentre deridono Gratteri).

Il messaggio che più di qualcuno ha inteso lanciare sia a Bombardieri che a Gratteri è chiaro e non lascia spazio ad altre interpretazioni se non a quella: “preparate le valige che il vostro tempo in Calabria è finito”. Il tempo della tolleranza è scaduto, ed è tempo di ritornare ai loschi affari con tranquillità, senza più avere la paranoia di essere intercettati. Quello che è stato non può più essere, gli amici degli amici non si toccano più. La guerra è finita, e il duo Gratteri/Bombardieri sono gli sconfitti. Non dispongono più di quel “populismo giustizialista” che alimentava il loro ego e che gli garantiva una efficace protezione dagli attacchi delle lobby: l’opinione pubblica a favore. Oggi la gente è impegnata a discutere di altro, e la questione massomafia, ‘ndrangheta, è scivolata all’ultimo posto nella classifica dei pensieri degli italiani. Non c’è più nessuno, nelle piazze e sui social, che grida “onestà, onestà”, non c’è più nessuno disposto a difendere il lavoro di Gratteri e Bombardieri. Ed è proprio questo il momento che i massomafiosi aspettavano per liberarsi, senza fare troppo “struscio”, e senza subire conseguenze, dei due procuratori. Si sa: la massomafia sa aspettare. E “a chi sa attendere, il tempo apre ogni porta”. In questo caso quella da dove far uscire Gratteri e Bombardieri.