Reggio, “regia occulta”: ecco come Cartisano continuava a controllare le sue attività sequestrate

Reggio Calabria. Avrebbe continuato a mantenere il controllo di alcune attività commerciali, nonostante fossero state sequestrate. I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio G.I.P., su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti dell’imprenditore reggino Carmelo Giuseppe Cartisano, di 47 anni.

E’ accusato di estorsione in concorso, aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di beni.
Nel corso dell’operazione, è stato eseguito il sequestro preventivo di tre imprese individuali, per gli inquirenti, ritenute ancora nella piena disponibilità dell’indagato. Si tratta dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Marilyn Club, che di fatto svolgeva l’attività di ristorante a Villa San Giovanni, alla frazione Santa Trada; dell’impresa individuale “Naos di Petre Olimpia Mihaela” che gestiva il ristorante-Pizzeria Naos sul lungomare di Gallico e dell’impresa individuale Zlatan Costel che gestiva attività di impresa edile nel comune di Reggio Calabria, con sede sempre a Gallico.

L’attività di indagine, coordinata dal Sostituto procuratore distrettuale dott. Stefano Musolino, è scaturita da un approfondimento investigativo sugli interessi economici ed imprenditoriali dell’arrestato, già coinvolto nel procedimento Reghion, (parzialmente confluito in Gotha), in quanto ritenuto uno degli imprenditori gallicesi più strettamente legato a Paolo Romeo.
Secondo gli inquirenti, Cartisano avrebbe mantenuto di fatto il controllo di attività commerciali già a lui sequestrate nelle vicende penali che lo hanno visto coinvolto, attraverso una coindagata (O.M.P.), sua storica e fidata dipendente.

E’ da qui che sono scattati gli approfondimenti del Nucleo Investigativo dei Carabinieri, i quali avrebbero disvelato i reali rapporti tra i due: Carmelo Giuseppe Cartisano avrebbe continuato a gestire le attività commerciali sequestrate, in modo occulto, rendendosi inoltre responsabile – ancora secondo l’accusa – “della commissione di reiterate condotte delittuose, di appropriazione indebita, di forniture e prestazioni mai contabilizzate, estorsioni ai danni dei dipendenti, tutte verificatisi nel periodo di gestione dell’attività da parte dell’amministrazione giudiziaria”. Insomma, è la conclusione a cui sono giunti gli inquirenti, l’amministrazione giudiziaria sarebbe stata esautorata nei fatti dalla “regia occulta” facente capo proprio a Cartisano.