Regione Calabria e Comune di Catanzaro. Due spose per sette fratelli (di Danilo Colacino)

di Danilo Colacino

Quanti hanno la mia età, dovrebbero ricordare alla perfezione il Tetris. Un videogioco sovietico che andò per la maggiore tra la fine degli anni ’80 e tutto il decennio successivo. Ad avviso di alcuni fu tra i migliori videogames di sempre e, per qualcun altro, addirittura uno dei mezzi di propaganda dello stile di vita dell’ex Urss con quei mattoncini colorati da sistemare a incastro, emblema di una società standardizzata in cui il poter o dover “sgarrare” era impensabile. Comunque sia, a breve, tutti i soggetti politici calabresi – soprattutto di centrodestra – saranno obbligati a disputare la loro partita a Tetris e se non troveranno gli incastri giusti per molti saranno dolori.

La guerra interna al centrodestra

Nello schieramento di maggioranza a Palazzo Campanella alla vigilia delle Regionali 2020 è scoppiata una guerra interna che non è minimamente cessata con la vittoria santelliana. Anzi, il duello interno alla coalizione è rimasto inalterato solo che carsico, strisciante e velenoso, pronto a riesplodere come in occasione del duro scontro per la presidenza dell’assise fra Mimmo Tallini, il quale alla fine l’ha spuntata, e Baldo Esposito. Ma questa è roba vecchia, se vogliamo, dal momento che adesso – dopo il tragico epilogo della storica avventura presidenziale (essendo della prima donna in tutti i sensi) della compianta Jole – a tenere banco saranno le nuove elezioni in programma la primavera ventura, per cui i pretendenti stanno da parecchio affilando le spade per assestare la stoccata decisiva.

La fuga in avanti di Sergio Abramo

Primo fra tutti in lizza Sergio Abramo, che aveva in animo di dimettersi da Palazzo De Nobili prima della morte della povera Santelli pur di tentare la scalata alla Regione mirando ad occupare il posto di un eventualmente silurato vicegovernatore Nino Spirlì. Un sogno, quasi un’ossessione, la sua spostarsi da Via Eroi (sede del Municipio) all’area di Germaneto (dove trova posto la Cittadella). Peccato per lui, però, che Roberto Occhiuto (e non solo lui tra i maggiorenti del fronte un tempo capitanato dal Cavaliere di Arcore) abbia lo stesso pallino. E come dimenticare Wanda Ferro, a cui nel 2021 resterebbero soli (si fa per dire) due anni da parlamentare. Fuorigioco, invece, ma per uno “strano” motivo (leggasi la ferma volontà di negare la disponibilità, forse dovuta al non voler accendere troppo i riflettori sul proprio percorso politico) Giuseppe Mangialavori che al contrario sarebbe il profilo perfetto e oltretutto toglierebbe le castagne dal fuoco ai leader nazionali della compagine.

Attenti a quei due: Tallini ed Esposito

Attenzione a non dimenticare tuttavia almeno un paio di figure chiave a livello locale: i citati Tallini ed Esposito, non in lizza per il vertice assoluto bensì per un mandato di “immediato rincalzo”, che essendo entrambi di Catanzaro in caso di presidenza Abramo dovranno obtorto collo rinunciare a puntare tanto alla poltrona di vicegovernatore quanto a quella di presidente del Consiglio dovendo al massimo ambire a qualche assessorato “pesante”. C’è inoltre da dire che per Roberto Occhiuto, Abramo e Ferro, la sorte la decideranno i rispettivi capi-partito. In sintesi il nome del prescelto uscirà dalla sintesi tra i desiderata di Silvio Berlusconi, che bisogna capire se si impunterà anche stavolta pro domo occhiutiana per rivendicare e avocare la scelta sulla Calabria a Forza Italia in base ad  accordi parecchio datati interni alla coalizione; Matteo Salvini (nelle ultime ore criticato per aver archiviato troppo in fretta e con poco tatto il mandato della Santelli, plaudendo alla guida leghista affidata al facente funzioni Spirlì), il quale vorrebbe in pole il fido Sergìun a cui dare in mano l’ente, e infine come ovvio Giorgia Meloni nelle vesti di sponsor dell’amica Wanda anche per far continuare l’avventura di una esponente del gentil sesso al vertice della Cittadella.

Dalla Regione al Comune di Catanzaro

Matassa assai ingarbugliata, dunque. Senza contare che sullo sfondo c’è la delicata faccenda della successione al Comune del capoluogo di Abramo stesso il quale, come premesso, ha le valigie in mano. Ebbene il sindaco neoleghista lascia una poltrona ambita da molti. In primis dal delfino prediletto Marco Polimeni, appoggiato dalla grande fazione composta in città dai gruppi aielliano-espositiano-gentiliano (di cui resta ormai formalmente primaria espressione), abramiano e ferriano. Ma non certo, ahilui, dall’influente fronte talliniano. E questo non è un fattore secondario per l’ambizioso Capitan Futuro, le cui sorti dipendono da quanto sarà accontentato il medesimo Tallini nello scacchiere della Regione. Ma cosa c’entra la soddisfazione di Mimmo con tutto ciò? Semplice: se il presidente designato del centrodestra non sarà Abramo, o comunque non dovesse essere di Catanzaro, non sarebbe affatto da escludere una riconferma talliniana sullo scranno più alto dell’assemblea di Palazzo Campanella o, in subordine, un’indicazione per la prestigiosa carica di vicegovernatore con un Tallini a quel punto meno “schizzinoso” sull’affaire Palazzo De Nobili.

L’ipotesi Polimeni-sindaco appesa a un filo

Ma caso mai così non fosse, chiunque voglia fare il primo cittadino in cima ai Tre Colli in nome e per conto del centrodestra dovrà scendere a patti con Mimmo che oltretutto è anche coordinatore provinciale degli Azzurri. Dovrà insomma godere di tale indispensabile gradimento che, purtroppo per lui, l’aspirante Marco di base non ha. Neppure in una quota marginale. Polimeni, tuttavia, anche se dice il contrario, non ci dorme la notte al pensiero di essere sindaco, ma se i famosi mattoncini di cui parlavo all’inizio non si metteranno bene in fila sul suo biglietto per salire in plancia di comando all’Amministrazione civica del capoluogo ci sarà inesorabilmente scritto uno sgradito: “Ritenta all’altro giro, sarai più fortunato!”.

Il centrosinistra sai che fa? Manda la pubblicità 

Nel chiudere le mie riflessioni, come sono solito fare, torno comunque alla “casella di partenza” e riparlo della Regione. Ma nella circostanza dalla prospettiva del centrosinistra che si interroga su due strade alternative – o meglio antitetiche – da battere in vista delle elezioni: la candidatura di bandiera (solo per partecipare dignitosamente alla competizione) del “riservista” Oliverio (costretto a fare un passo indietro poco meno di un anno fa) o quella di rottura, assai meno scontata quindi e più competitiva, come l’investitura del “golden boy” Nicola Irto. Uno che non avrebbe niente da perdere, provenendo dalle fila dell’opposizione laddove l’elettorato ha collocato il Pd e gli alleati circa nove mesi orsono. Sarebbe, a prescindere da come la si pensi, un bel segnale magari con la contestuale apertura anche al civismo e a forze rampanti quali – ad esempio – Tesoro di Calabria di Carlo Tansi. Si tratta dell’ormai famoso e stimatissimo geologo – ex capo della Prociv calabra – che potrebbe tuttavia decidere di correre in…solitaria come del resto fece a gennaio scorso e con un discreto successo pur non riuscendo per poco a centrare l’obiettivo prefissatosi.