Finora, volutamente, non ci siamo occupati delle tragicomiche vicende che hanno portato alla designazione del candidato sindaco del M5s a Rende. Fin dal primo momento, infatti, non era difficile prevedere quello che poi sarebbe accaduto, in un crescendo di eventi quasi fantozziano per com’è stato gestito dai “pezzotti” (si fa per dire) del grillismo trasversale cosentino e rendese.
E allora, partiamo dal 15 gennaio quando la componente “ferrariana” (dal nome dell’europarlamentare Laura Ferrara) dà il via alla solita paraculata delle graticole e sponsorizza sfacciatamente tale Francesco Turco, un passato da socialista principiano e chiacchieratissimo – quasi al livello dell’irraggiungibile Gustavo Coscarelli – per le sue entrature massoniche e addirittura per una sua probabile affiliazione. Per qualche settimana, Domenico Miceli, consigliere uscente a Rende e candidato sindaco nel 2014, ne tesse le lodi pubblicamente, organizza anche una conferenza stampa e persino qualche iniziativa pubblica per farlo conoscere meglio alla base ma il chiacchiericcio, invece di diminuire, aumenta… E così, nel mese di marzo esplode il bubbone della sua probabile appartenenza alla massoneria e persino i giornali di regime danno spazio alla grande figura barbina dei grillini “ferrariani”, dei quali – come tutti sanno – non è certo un mistero la vicinanza trasversale alla famiglia Manna-quaquaraquà, testimoniata dalla pratica legale della stessa Ferrara nello studio dell’anatra prestata alla politica.
Presi con le mani nella marmellata, i grillini di Rende hanno una sola alternativa, che tuttavia è davvero folle nella sua attuazione: ma vi pare possibile che, visto il “blocco” della candidatura di Turco, un gruppetto di persone decide di affidare l’incarico di candidato sindaco a Miceli, sovvertendo senza pudore l’ordine delle graticole che vedevano l’economista Matteo Olivieri al secondo posto e il consigliere uscente addirittura non partecipante?
No, siamo davvero al di là del possibile ma non è ancora finita. Ricapitolando: il candidato ideale di Miceli era Turco. Ora che Turco è stato bruciato, il candidato ideale di Turco è Miceli. Hanno lottato strenuamente per aggirare il risultato delle graticole, ed è chiaro come il sole che il secondo classificato non era il loro candidato ideale. Detto fuori dai denti: sembra quasi una partita a perdere per contribuire a far vincere qualcun altro.
Affermare che la lista presentata dai Cinquestelle è debole sembra quasi voler essere buonisti, con tutto il rispetto per le persone che hanno accettato la proposta di Miceli. Alcuni ingenui si sono messi a disposizione nella convinzione che questo sia un estremo tentativo per il bene del M5s. La realtà è che serve controllare i voti ed evitare che vadano a Principe. Il voto libero e deluso dei rendesi è probabile che finisca – magari anche controvoglia – a Principe e dunque c’è bisogno di sottrargli qualche consenso: solo in questo modo Manna ha qualche (piccola) speranza di partecipare al ballottaggio ed ecco che nasce questo incredibile abuso della candidatura di Miceli al posto del massone Turco per evitare che Olivieri possa capire e dimostrare a tutti le logiche che stanno dietro ai “ferrariani”. Perché comunque, alla fine, ci sarà qualche migliaio di persone che voterà il simbolo pentastellato ed è importante che questi voti non vadano a chi può togliere Manna dal ballottaggio e quindi “trombarlo” già al primo turno.
Non ci credete? Riavvolgiamo il nastro. In tutto il casino della certificazione, fino a giorno 8 aprile la lista rendese del M5s era ancora formalmente bloccata e – possiamo testimoniarlo anche direttamente – molti attivisti si dicevano convinti che presto sarebbe arrivata la certificazione per la bonanima di Turco candidato sindaco.
Ma due giorni prima, il 6 aprile per la precisione, alle 15,24, un post del famigerato Laboratorio “Cinico” di Manna il quaquaraquà si produce in una spettacolare “profezia”. In questo post si legge testualmente, come vedete dalla foto in copertina: “Chi è il candidato a sindaco dei Cinque stelle? Vuoi vedere che c’è qualche problemino e si ritornerà al passato? Miceli come Principe? A volte ritornano…”.
Il 6 aprile il nome di Miceli non era ancora neppure una opzione sul tavolo, eppure c’era già qualcuno che sapeva. Se poi a saperlo è pure un avversario politico, beh qualche dubbio forse inizia ad emergere, come minimo. Per non parlare del clima nella base e nell’ampia platea di gente che ha votato M5s.
Gli scagnozzi di Manna come facevano a sapere il 6 aprile che sarebbe ritornato in scena Miceli se fino all’8 aprile il candidato in pectore era ancora Turco? Gliel’ha detto la fatina turchina? O magari l’uccellino di Del Piero?
E si sussurra che nella lista di Miceli, rimediata alla meno peggio, ci sia il suocero di un candidato di Manna e – addirittura – il nipote di Umberto Vivona, nuovo lecchino del quaquaraquà che ha avuto in dote la Rende Servizi. Dobbiamo aggiungere altro? Cari grillini seri che ci leggete, riflettete e cercate di non dare manforte a questi commedianti.