Rende, dal pulpito del Consiglio Manna predica e annuncia: “Denuncio Gratteri e Masini”

Alla faccia tosta non c’è limite. O meglio, i massomafiosi con le loro pesanti amicizie posizionate in ogni dove, possono permettersi tutto, anche denunciare i pm che indagano su di loro. Ed è quello che ha deciso di fare Manna oramai approdato all’ultima spiaggia, che in consiglio comunale dice: “… Dovrò capire di cosa si tratta, anche perché una parte degli atti che mi riguardano è stata depositata in vista dell’incidente probatorio e mi sono reso conto che in principio non c’erano accuse nei miei confronti e addirittura si escludeva un mio intervento, ed è per questo che sto chiedendo l’intervento delle autorità preposte al controllo sull’operato dei magistrati inquirenti… questo è un modo per fare luce su una storia il cui percorso è denso di episodi bui. Ho ritenuto doveroso dare queste informazioni a tutti i cittadini per ribadire che non c’è condotta illecita ma che invece vanno verificati i comportamenti avuti dai magistrati inquirenti nei miei confronti”.

Manna invece di spiegare ai cittadini cosa ci faceva nell’ufficio del presidente della seconda sezione della Corte d’Appello di Catanzaro Petrini (agli arresti domiciliari in un convento) con una bustarella e un fascicolo in mano, passa all’attacco è annuncia l’intervento di altri magistrati (fratelli di Loggia di Manna) contro i pm che hanno osato indagarlo diffondendo, inoltre, le foto che lo ritraggono nell’atto di corrompere il giudice Petrini. Un video in possesso della procura di Salerno che non può essere, checché ne dica Manna, confutato. La chiarezza delle immagini non lascia spazio ad altre interpretazioni se non a quella di un atto di corruzione. Palese, chiaro, nitido.

Manna ancora una volta non dice cosa conteneva la busta e cosa conteneva il fascicolo che gentilmente, come si vede nel video, porge al giudice Petrini perché, stando alle sue parole, l’atto illecito non è lui a commetterlo ma i pm che indagano sulla sua presenza con tanto di bustarella in mano nell’ufficio del giudice che già si è dichiarato corrotto confermando agli inquirenti diversi episodi di corruzione, tra cui quello che riguarda Manna e il suo compare Gullo. I delinquenti sono i pm che indagano su tutto questo, non certo lui che non ha niente da nascondere, anche se fa fatica a dire cosa conteneva quella bustarella. Ma questo è un dato che non conta per Manna. La sua è una onestà al di sopra di ogni sospetto, gli unici disonesti, in questa storia, per Manna, sono i pm che indagano su lui.

Ma chi sono questi pm delinquenti che hanno deciso di incastrarlo con l’aiuto di certa stampa?

Andiamo per ordine: a segnalare Petrini ai pm di Salerno (competenti per i reati commessi dai magistrati appartenenti al distretto giudiziario di Catanzaro), il solito Gratteri. Il dottor Gratteri durante le indagini dell’inchiesta denominata “Rinascita”, scopre i maneggi del giudice Petrini, e così come ha già fatto per Luberto ed altri magistrati, trasmette tutto ciò che ha scoperto sulla corruzione nel Tribunale di Catanzaro ai colleghi di Salerno.

I pm di Salerno prendono visione delle prove fornite da Gratteri e decidono di mettere sotto controllo Petrini, il quale, sentendosi al sicuro, continua a prendere bustarelle e a taroccare sentenze. Entrambi, Manna e Petrini, non sanno di essere spiati dalla microcamera piazzata dai finanzieri su ordine dei pm di Salerno in tutti gli uffici di pertinenza del giudice. Sono forti della loro posizione e pensano che mai nessuno oserebbe spiare e filmare il giudice, ed infatti il video registra la “naturalezza” con cui Manna corrompe Petrini. Tutto normale. Normale entrare nella stanza del giudice senza passare dalla “cancelleria”, normale allungare una bustarella al giudice nel suo ufficio.

Sul punto lo stesso Gratteri, rispondendo ad una domanda di Floris sul perché molte sue inchieste finiscono con l’essere smontate dai giudici di merito e non solo, così dice: “… Io sono un pubblico ministero, colui il quale richiede la misura cautelare e il Gip emette la misura di custodia cautelare, poi c’è il Tribunale del Riesame e la Corte di Cassazione che decidono sulla libertà dell’imputato, e quindi ognuno legge le carte  in base alla propria coscienza e sensibilità e soprattutto in base alla conoscenza tecnico-giuridica… certo, ogni tanto capita anche che si scopre che qualcuno è stato scarcerato perché magari il magistrato che ha giudicato e lavorato sulle carte per decidere la libertà dell’imputato… magari è stato avvicinato… molte volte dico: la storia spiegherà anche questo”.

Il riferimento è chiaro: Gratteri si riferisce alla sentenza emessa dal giudice Petrini nei confronti del mafioso Patitucci difeso dall’avvocato Manna nel processo istruito proprio da Gratteri. Insomma a Gratteri non è andata giù la scarcerazione di Patitucci, ed è per questo che ha approfondito scoprendo l’atto di corruzione subito inviato a Salerno. Questa è la realtà. Così sono andati i fatti.

Insieme a Gratteri, l’altro delinquente, sempre secondo Manna, sarebbe il sostituto procuratore aggiunto Luca Masini della procura di Salerno. Titolare dell’inchiesta su Petrini e Manna. Anche lui come Gratteri avrebbe, sempre secondo Manna, falsificato prove a suo carico per incastrarlo, anche se Manna non spiega il perché Gratteri e Masini ce l’hanno con lui. Manna arriva a dire che la foto pubblicata dai giornali è un falso. Un fotomontaggio commissionato dai pm di Salerno e inviato ai giornali.

Siamo alla disperazione. Se mai dovesse passare una cosa del genere è la prova provata di come certa magistratura è da sempre al servizio di mafiosi e massoni che con la potenza del denaro riescono sempre a corrompere tutti e a farla franca. Anche quando ad indagare è un magistrato al di sopra di ogni sospetto come lo sono Masini e Gratteri. Che Dio ce la mandi buona!