Rende, il caso Calabra Maceri. Gli strani incendi e gli affari di Crescenzo Pellegrino&Mazzetta

Nel corso della notte tra il 21 e il 22 maggio 2021 era andato completamente distrutto da un incendio il grandissimo capannone che fungeva e funge ancora da deposito per lo stoccaggio dei rifiuti della Calabra Maceri a Rende. Anche se il porto delle nebbie (capirai la credibilità!) ha annunciato la chiusura delle indagini, non si sa ancora – a distanza di quasi due anni (sic!) – quali siano le cause del rogo ma non c’è dubbio che la Calabria Maceri ormai da anni sia in continua espansione e questo avrebbe dovuto far riflettere anche al di là del rovinoso incendio di maggio 2021.

Eh sì, perché la notte tra il 2 e il 3 gennaio 2022 un altro incendio è divampato a quanto pare sempre nello stesso grandissimo capannone e non serve molto per fare due più due, a meno che qualcuno non creda che i cosentini e i rendesi siano diventati improvvisamente… cretini o si siano messi il fatidico anello al naso. Anche perché, puntualmente, è passato quasi un altro anno e né i carabinieri e né tantomeno la polizia ci hanno dato notizie sull’individuazione dei “responsabili” degli incendi.

La Calabra Maceri e Servizi opera nel settore della gestione integrata dei rifiuti. Ogni anno riceve, ricicla ed avvia  a recupero, in collaborazione con cartiere italiane ed estere ed altre industrie di trasformazione della materia prima seconda, sia italiane che estere (come acciaierie, vetrerie, ecc.), svariate tonnellate di rifiuti di origine domestica, commerciale, industriale e artigianale. E non mancano i dubbi e i sospetti sulla liceità delle sue condotte,  in combutta con la malapolitica del territorio, specie con il Comune di Rende, da anni infiltrato da condizionamenti massomafiosi e il cui sindaco è stato anche il presidente dell’Ato Cosenza fino a qualche mese fa ovvero fino al momento della sua “eliminazione”.

Sul rapporto Presidenza Ato Cosenza – Calabra Maceri, i cui due protagonisti assoluti sono il quaquaraquà di Rende Marcello Mazzetta, al secolo Manna – collettore di tangenti per far assolvere i boss oltre che sindaco mafioso della città di Rende – e il patron di Calabra Maceri, Crescenzo Pellegrino, suo degno compare, i pensieri cattivi di andreottiana memoria si intrecciano, e a un certo punto “quadrano”. Nello scrivere sul fallimento che Manna ha registrato nel suo ruolo di Presidente dell’Ato Cosenza ovvero dell’organismo massopoliticomafioso che sovrintende agli appalti dei rifiuti e alla creazione delle discariche (le sue patetiche dimissioni erano state addirittura respinte ed era stato finanche riconfermato a novembre 2022, poche settimane prima del “taglio” della struttura), abbiamo più volte sottolineato come Rende non solo rischia di diventare la pattumiera della Calabria ma di fatto lo è già da tempo.

Il gestore privato che opera su Rende, che è proprio la Calabria Maceri del rampante Crescenzo Pellegrino, senza le soluzioni che l’Ato avrebbe potuto e dovuto dare sul tema rifiuti, è diventato unica e insostituibile “risorsa” per quasi tutti i comuni della provincia. Il rischio quindi che su Rende si concentri il massimo quantitativo consentito di smaltimento che, per ammissione dello stesso gestore, potrebbe arrivare a 800 tonnellate di rifiuti al giorno, è purtroppo concreto. Ed è un rischio che diviene giorno dopo giorno sempre più visibile a tutti i cittadini. 

La scelta di Manna di arrendersi (anche se con finte dimissioni), le sue stesse modalità, e i suoi tempi, di fatto hanno messo in condizioni Calabra Maceri di intervenire direttamente con i singoli comuni. E con molti di questi, i contratti sono già stati chiusi dall’arrampicatore sociale Crescenzo Pellegrino. Ma vi è di più. Lo “stallo della governance”, per usare parole non nostre ma dello stesso gestore, non sembra avere tempi brevi, proprio perché Manna ha dichiarato le sue dimissioni, ma nessuna nomina è intervenuta nella sua successione.

Che dire allora a fronte di questa situazione? Calabra Maceri è diventato gestore di fatto per l’intera Calabria nel settore rifiuti, grazie alle autorizzazioni concesse durante il primo mandato dell’amministrazione Manna.

La presidenza di Manna a guida dell’Ato ha impedito e di fatto ancora impedisce la ricerca di soluzioni che possano essere alternative all’utilizzo di Calabra Maceri, come riferimento regionale, anzi lo favorisce a tal punto che oggi, lo stesso gestore, può superare l’Ato – che ormai non c’è più  – e rivolgersi direttamente ai singoli comuni.  E sappiamo bene con  quali  metodi…

Questi sono i fatti! Così, tanto per usare una espressione tipica del sindaco esperto in mazzette. Il tutto con le logiche conseguenze di un aumento spropositato sulle tariffe, le strade di Rende invase dai mezzi di tutti i comuni della provincia, le isole ecologiche della città sature di rifiuti con evidenti problemi sanitari, e i cittadini rendesi traditi proprio da chi avrebbe dovuto agire a tutela dei loro interessi.

Adesso, a tutto quello che abbiamo detto si aggiunge anche questa strana vicenda degli incendi che distruggono due volte e a distanza di soli sette mesi l’intero deposito dello stoccaggio dei rifiuti del colosso di Crescenzo Pellegrino. Tutto un caso, tutta una fatalità? Per due volte di fila? Ci sarebbe da invocare l’intervento della magistratura e delle forze dell’ordine ma voi tutti, cari lettori, sapete ormai che a Cosenza non c’è una procura ma solo un porto delle nebbie e che anche carabinieri, poliziotti e finanzieri onesti (e vi assicuriamo che ce ne sono tanti) hanno inevitabilmente le mani legate dal Gattopardo che comanda il palazzaccio di via Sicilia. Come dite? Il Gattopardo ha concluso le indagini sia pure dopo quasi due anni? Le solte paraculate… alzi la mano chi crede a una sola parola di quelle che escono dalla bocca di questo (mezzo) uomo!