Rende, la Prefettura ha avviato l’iter per l’insediamento della Commissione d’accesso antimafia. Oggi arriva Reppucci

La Prefettura di Cosenza ha avviato l’iter per l’insediamento della Commissione d’accesso antimafia al Comune di Rende all’indomani delle tragicomiche scene che in tanti hanno potuto vedere nella cittadina d’oltre Campagnano dopo la revoca degli arresti domiciliari al sindaco mafioso. Marcello Manna, meglio conosciuto come Marcello Mazzetta, è indagato con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso dalla Dda di Catanzaro, che lo aveva posto agli arresti domiciliari dal 1° settembre con il blitz di Gratteri denominato operazione Reset. Ieri la misura cautelare è stata annullata dal Tribunale della Libertà ma non sono state certo annullate le ipotesi di reato nei suoi confronti. E lo Stato non può certo stare a guardare i mafiosi che entrano ed escono dal Comune, a partire dal sindaco stesso e dai suoi più diretti collaboratori.

Secondo quanto si apprende, la Commissione d’accesso antimafia al Comune di Rende sarà guidata dal Prefetto Antonio Reppucci, che è stato convocato dal rappresentante del governo in città, il Prefetto Vittoria Ciaramella e dovrebbe essere già in giornata in città per insediarsi entro lunedì prossimo.

La commissione, oltre che da Reppucci, sarà composta da Giuseppe Zanfini, Dirigente del Commissariato di Polizia di Paola, e dal Tenente colonnello Dario Pini, Comandante del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza, dovrà concludere i lavori entro tre mesi, eventualmente prorogabili di altri tre mesi.

Reppucci ha concluso da pochi mesi un lungo periodo commissariale a Pizzo, successivo all’arresto del sindaco Gianluca Callipo ed è stato già commissario a Rosarno e Limbadi, oltre che a Pizzo e conosce bene la Calabria mafiosa

Il primo passaggio della Prefettura dopo la sospensione del sindaco, dunque, proprio per evitare di rimettere il sindaco mafioso al suo posto sarà quello dell’invio di una Commissione di accesso agli atti. Viene autorizzata dalle Prefetture su delega del ministero dell’Interno e nella stragrande maggioranza dei casi in cui è richiesta si occupa di verificare condizionamenti o infiltrazioni da parte della criminalità organizzata o collegamenti diretti o indiretti con la stessa.

Il commissario Reppucci

La legge 7 agosto 1990 n. 241 e il Regolamento recante disciplina in materia di accesso ai documenti amministrativi riconoscono il diritto di accesso agli atti amministrativi agli interessati che abbiano un interesse diretto, concreto ed attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento di cui si chiede l’accesso.

Di solito la Commissione è composta da un rappresentante della Prefettura (in questo caso Reppucci), e da due appartenenti alle forze dell’ordine (in questo caso Zanfini e Pini). 

I commissari, come previsto dalla normativa vigente, avranno tre mesi prorogabili una sola volta di altri tre, per completare la fase istruttoria. Insomma, siamo ai casi gravi. Controllo di gestione ed eventuali infiltrazioni.

A Rende purtroppo non è la prima volta, dal momento che la Commissione è già arrivata nel 2012 e pochi mesi dopo il sindaco dell’epoca Vittorio Cavalcanti si è dimesso. L’arrivo della Commissione d’accesso agli atti infatti non significa scioglimento del Comune ma è l’inizio di un’indagine seria, per verificare soprattutto gli appalti ma, come sappiamo, anche gli affidamenti diretti e tutto quello che potrebbe essere stato funzionale a infiltrazioni e condizionamenti della criminalità organizzata.
Durante l’accesso agli atti il sindaco può rimanere al suo posto tuttavia il buon senso e anche un po’ di vergogna e pudore dovrebbero suggerirgli le dimissioni (come hanno fatto in tanti). Nel caso specifico, non si capisce ancora bene se Manna risulta sospeso o meno, anche se ieri – in preda al solito delirio di onnipotenza – ha sproloquiato facendo vedere la sua “maschera” in Comune.

In ogni caso, alla fine dei lavori, la Commissione deve fare una relazione che viene fatta propria dal ministro dell’Interno, che può proporre lo scioglimento, che deve essere però sempre adottato dal Consiglio dei Ministri.

Vi chiederete: ma che senso ha mandare una Commissione adesso quando probabilmente hanno fatto sparire le cose compromettenti? Per quanto gli amministratori possano nascondere, è del tutto evidente che non possono cancellare gli appalti e gli affidamenti diretti già assegnati e una ricognizione precisa e attenta non può che acclarare verità comunque già palesi. Giusto per fare un esempio: non è concepibile che resti ancora al suo posto il soggetto parente dei boss Di Puppo che ha vinto il bando di gara per la gestione del Palazzetto dello Sport di Rende (https://www.iacchite.blog/rende-il-palazzetto-e-cosa-loro-il-vincitore-della-gara-e-anche-nipote-dei-di-puppo/). Ma ovviamente si tratta soltanto della punta dell’iceberg.