Rende, via al teatrino: il presidente è Morrone, garante dei clan

Alla fine, noncuranti dei dissidi, dell’inchiesta della Dda di Catanzaro e della scarsa rappresentatività, i (pochi) consiglieri di maggioranza a Rende hanno votato per designare il presidente del consiglio comunale, che dovrebbe essere eletto nella odierna seduta di insediamento.

Lo avevamo anticipato, si tratta di Gaetano Morrone, il fedelissimo avvocato di Marcello Manna, che anche in questa occasione si è manifestato come un vero quaquaraquà. Ha fatto finta di ascoltare i consiglieri, in una lunga e tormentata riunione, ma in realtà aveva già deciso lui in favore del Morrone, anche se in mattinata quest’ultimo aveva dato in escandescenze, quando si era profilata la candidatura di Pierpaolo Iantorno, ex assessore al Bilancio, assai votato alle elezioni del 26 maggio.

Quella di Iantorno era apparsa, anche al sindaco, sempre più sosia (di “lampade”) di Carlo Conti, per l’occasione abbronzatissimo di rabbia, la scelta più gradita. A quel punto, nella riunione del Laboratorio Civico, il Morrone avrebbe alzato la voce tanto da farsi sentire in tutta via Rossini e sarebbe scappato – come fanno i ragazzini capricciosi – sbattendo la porta della stanza del sindaco in un frastuono di grida ed invettive e persino la minaccia di passare con l’opposizione (!).

Rincorso per le scale del Municipio (in prima fila veniva segnalata la “panza” del comunicatore Romanelli…), l’indagato per voto di scambio con il clan degli zingari (e non solo), avrebbe fatto ritorno solo con la promessa solenne di essere lui il candidato. E nella riunione della cosiddetta maggioranza è stata ritirata la candidatura di Iantorno e riproposta quella di Morrone. Si allontanavano, ad uno ad uno, Rausa, poi Munno, poi lo stesso Iantorno, mentre era già assente Franchino De Rango, il salvatore del quaquaraquà nella precedente consiliatura. Insomma, molti si sono defilato e la loro assenza suona come un preannuncio di guerra, che a breve farà “sbiancare” l’abbronzato quaquaraquà.
Alla fine, con 9 voti, Gaetano del clan degli zingari ha vinto la partita contro gli otto racimolati dall’avvocato di Capu i Liuni, Nicola Adamo, quel Fabrizio Totera che sarà anche in futuro la spina nel fianco di Marcello Manna. Una prova muscolare di Manna, che intende, quindi, fare l’asso pigliatutto, in barba alla libertà, libertà ed ancora libertà che (a nonna) propugna e che ha fatto stampigliare sulla torta offerta in una delle tante cene di ringraziamento alle quali sta partecipando. Si dice della delusione di Mario Rausa, il medico-arbitro del Salento, Presidente uscente. Un malumore che non ha nascosto e che lo ha indotto ad andare via. Seguito poi da tanti altri.
Una pessima figura per il sindaco e la pseudo maggioranza, che risulta sempre più un’armata Brancaleone, fatta di personaggi assai mediocri e per nulla mossi da nobili intenti. Più che un’armata, una sorta di plotoncino di esecuzione che non mancherà, quanto prima, di mettere al muro il mediocre sindaco, schieratosi ovviamente per il fido Morrone.

Al termine l’ennesima finta festa, con il designato Presidente Morrone che nell’occasione ha giurato di non bere più birra e di presentarsi sobrio al consiglio comunale che dovrebbe eleggerlo. Sobrio e sorridente. Che l’inchiesta della Dda non si è ancora conclusa anche se suonano sinistre le avvisaglie emiliane, con il presidente del consiglio comunale di Piacenza arrestato proprio ieri per contiguità con la ‘ndrangheta cutrese del clan Grande Aracri. Davvero una pessima prima quella offerta da Manna ed ancora il bello deve venire.

Oggi non comunicherà, per come era previsto dall’ordine del giorno del civico consesso, la sua nuova Giunta. E già sono iniziate le scorribande di mezzecalzette assetate di potere e li entrerà in scena il “pistolero” Pino Munno da Quattromiglia (frigomacello), che deve dar conto, chissà forse pure oltre le stanze del Comune, ai suoi 500 elettori che non lo hanno votato certamente per la sua cultura umanistica e che attendono che le promesse vengano rispettate. Ma questo sarà il secondo atto. La commedia ora presenta sul proscenio il “cicchettaro” Morrone ed è già sold out al botteghino di Commenda. Venghino siori venghino: il teatrino del quaquaraquà sta per cominciare.