Robertino e Mimmo Chiù Chiù, che tristezza la faida tra parassiti ignoranti

Mimmo Bevacqua, classe di ferro 1963 e Robertino Occhiuto, classe 1969, sono due tra i peggiori esponenti di quella generazione di politici di professione e quindi parassiti sociali, cresciuti a “pane e sacrestia” dai loro genitori, fedeli servitori della Balena bianca, che gli hanno inculcato il mito dei “tromboni” della Dc e per loro volevano un “posto fisso” – magari anche da bidello – che potesse giustificare il fatto che con la scuola non andavano proprio d’accordo. Ignoranti come capre, incapaci di sviluppare un discorso di 5 (cinque) minuti senza inciampare o biascicare, entrambi sono andati ben oltre le aspettative dei loro genitori.

Bevacqua, proveniente da Longobucco, era soprannominato “Chiù Chiù” per quanto era insignificante e inutile. Lo chiamavano così anche all’interno della Sezione dell’allora Democrazia Cristiana e poi della federazione provinciale del Partito Popolare dove era addetto a chiudere le finestre e portare l’acqua ai dirigenti di partito durante le riunioni. La sua “militanza” commosse e convinse Riccardo Misasi a regalargli un mezzo posto di lavoro di bidello a tempo determinato. Poi il crollo dei partiti, in assenza totale di classe dirigente, lo porta ad occupare la triade che gestisce il partito ed a raggiungere l’obiettivo di farsi nominare assessore e addirittura vicepresidente nella Giunta “Palla Palla” alla Provincia prima e alla Regione (da semplice consigliere) poi, a furia di “vafanculo” e calci nel sedere. Poi l’ha tradito e rinnegato (era mai possibile che Palla Palla lo potesse mettere di nuovo in Giunta?!?) e s’è trovato un nuovo “padre padrone” nella figura di Dario Franceschini, che, incuriosito da questo pappone ignorante e tragicomico, l’ha preso sotto la sua ala protettiva, e davvero non si capisce come possa farsi rappresentare da uno come lui in Calabria. O forse si capisce, perché i voti fanno gola a tutti e lui di voti ha dimostrato di capirne e molto. Ha iniziato con la Formazione professionale e poi piano piano s’è allargato, costruendosi un feudo non indifferente che gli ha consentito di essere eletto alla Regione e di “spanzumare” (a furia di cene, apericene e banchetti a tavoletta) alle spalle dei caggi.

Occhiuto, cosentino, figlio di padre cattolico praticante e ortofruttaro di professione (altro che Longobuucco…), dopo aver frequentato attivamente le sacrestie delle meglio parrocchie cosentine (la sua preferita era quella di Loreto), nel ’94 a 25 anni era già consigliere comunale e “occupava” la stanza del sindaco Mancini perché, da “giustizialista” convinto, riteneva che dovesse andar via e dimettersi dopo essere stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Poi, col passare degli anni, da “rivoluzionario” è diventato prima “casiniano” (nel senso che era seguace di Pierferdinando Casini) e poi berlusconiano e quindi seguace della forza della mafia (che da giovane a chiacchiere diceva di combattere occupando la stanza di Mancini…) piuttosto che della forza della ragione. A lungo consigliere regionale, lo si ricorda in prima fila con Peppe Dj mentre lo aiutava a chiudere 18 ospedali della provincia di Cosenza. A lungo deputato, non si ricorda nulla – ma proprio nulla – che si possa avvicinare a qualsiasi atto compiuto a favore della Calabria. Il classico “peones” attento solo ai soldi che gli entravano in tasca.

Entrambi non hanno mai lavorato un solo giorno nella loro vita e oggi fanno ridere di gusto tutti i calabresi mentre si accapigliano tra di loro e se ne dicono di tutti i colori perché non vanno d’accordo… sull’acqua o sulla sanità o persino sulle licenze per i noleggi con conducente. Con tanto di riferimento alle “marchette”, che poi sono quelle che hanno fatto entrambi per diventare… politici. 

Bevacqua aveva accusato l’ex “rivoluzionario” delle sacrestie di aver creato un carrozzone con la multiutility regionale che sostituisce Sorical, prendendo su di sé anche il compito della gestione dei rifiuti. Una decisione che Occhiuto ha definito “storica” per la Calabria, ma che di storico al momento non ha prodotto proprio nulla. Se non “aprire” ufficialmente al nuovo sacco dei due settori. E lo aveva invitato a riferire in Consiglio chiarendo anche i tragicomici motivi per i quali sono stati persi 104 milioni di fondi europei e ovviamente dimenticando che quei soldi sono stati persi per colpa del suo amico Marcello Mazzetta, sindaco di Rende, al quale ha fatto da stampella per anni in Consiglio grazie al suo sottoposto, tale Superbo, e aprendogli persino le porte del Pd.

Robertino il parassita, colpito comunque pesantemente, fannullone per antonomasia e incapace soltanto di capire cosa possa significare la parola “lavoro”, ha addirittura puntato l’indice conto i consigliere del Pd accusandoli di essere “assopiti nel loro dolce far nulla”. Della serie: il bue che chiama cornuto al ciuccio. Non solo. Forse consapevole di non aver studiato e di essere una nullità sotto il profilo culturale, ha chiamato in causa Morfeo per ironizzare con i suoi avversari… Ma visto che ancora non aveva pisciato fuori dal vaso, ha deciso di assestare una stoccata particolare all’amico (e menu male…) Domenico Bevacqua.

In prima battuta lui, Robertino, che con molta fatica riesce a leggere correttamente in (pseudo) italiano e avrebbe bisogno di un traduttore simultaneo quando fa uscire aria dalla bocca (figurarsi suoni e parole…), consiglia all’amico di “studiare di più” ma poi si supera nel finale: “… Mimmo caro, fare il capogruppo del Pd in Consiglio regionale non è come fare il consigliere comunale a Longobucco”. Come se lui, il parassita, a Longobucco non prendesse voti grazie a soggetti come il Generale Graziano (anche lui di Longobucco) e come se dall’alto di non si capisce quale piedistallo (vista la sua cronica ignoranza) potesse dileggiare il bellissimo centro della Sila Greca. 

Conoscendo Bevacqua, deve essere diventato paonazzo in viso quando gli hanno letto la dichiarazione dell’amico parassita, poi deve aver emesso qualche suono gutturale dalla bocca e infine deve aver “pregato” qualcuno di scrivergli qualche parola di senso compiuto per replicare al fannullone per eccellenza della politica calabrese.

“… Invece di lasciarsi andare ad un’invettiva di serie B (ché poi sarebbe anche troppo per un soggetto dello “spessore” di Occhiuto), si abitui a rispondere nel merito e scenda dal piedistallo da cui non si è mosso fin dal suo insediamento…”. Il veleno il “ghostwriter” di Mimmo Chiù Chiù se lo riserva per il finale ma non è niente di trascendentale: “.. Occhiuto, dall’alto dei suoi 30 anni di vita politica che lo rendono l’unico dinosauro della politica calabrese mostri di rispettare le Istituzioni e osservi lo Statuto e il Regolamento del Consiglio regionale…”.

Niente da fare: Bevacqua è riuscito “soltanto” a chiamarlo dinosauro, che sarà anche un’offesa ma che proprio non coglie nel segno. Questo è il livello dei parassiti che siedono alla Regione. Uno dileggia i suoi stessi elettori di Longobucco, l’altro non riesce proprio a mandarlo a quel paese. O al massimo lo accusa di fare “marchette”! Noi non possiamo far altro che auspicare che questa generazione di falliti e parassiti prestati alla politica finisca presto. Bevacqua si avvia alla sessantina, Robertino ha superato la cinquantina: il primo, per sua fortuna, almeno fa attività sportiva, il secondo, fannullone nel dna, manco quello. Speriamo che possa essere questo, alla fine, il discrimine tra i due. Intelligenti pauca.