Roberto Occhiuto e la chiusura degli ospedali: un bugiardo che rinnega se stesso

Roberto Occhiuto, presidente della Regione del centromafia calabrese, continua incredibilmente ad esternare il suo “pensiero” rispetto alla situazione di grave emergenza della sanitò calabrese e ha addirittura assunto il ruolo di commissario in tutta fretta per anticipare qualche “disastrosa” inchiesta giudiziaria che prima o poi lo ridurrà come merita ovvero in mutande (di seta, si capisce). E annuncia senza un minimo di vergogna, in perfetto stile… Occhiuto che la sanità è ritornata ai calabresi. Ccuri cazzi… Di conseguenza, è più che mai opportuno rinfrescargli la memoria su tutto quello che ha fatto e – soprattutto – che ha detto sulla sanità calabrese, sperando che recuperi – prima di finire in mutande – la memoria.  

“Se in Calabria si sta tentando di riformare la sanità è perché Scopelliti ha avuto il coraggio di farlo”. A pronunciare queste infami parole Roberto Occhiuto. Siamo nel 2010. Roberto è deputato della Repubblica eletto nelle liste dell’UdC. Scopelliti è presidente della regione Calabria dal 30 marzo del 2010. La sonnolenta consiliatura dell’allora sindaco di Cosenza Salvatore Perugini volge al termine, e Mario Occhiuto scalda i motori.

A governare l’Italia nella XVI legislatura (dal 2008 al 2011) Silvio Berlusconi. E sul finire del luglio 2010 l’allora ministro Giulio Tremonti nomina Giuseppe Scopelliti (presidente della regione Calabria) commissario alla sanità in Calabria.

Scopelliti ha un preciso mandato: ridurre i costi al fine di far quadrare i conti di un settore schiacciato dai debiti. Che in quell’anno ammontano a quasi 200 milioni di euro (quelli “certificati”). Siamo sempre nel 2010. Tempo qualche mese dall’investitura a commissario della sanità e Scopelliti il 3 settembre del 2010 annuncia il suo piano di rientro per la sanità calabrese: “Sulla sanità mi appresto a compiere scelte di rottura. Abbiamo cominciato ad aggredire un sistema che ha eroso risorse ingenti e continueremo. La prossima settimana presenterò un piano di intervento con cui chiuderò circa 18 ospedali, di cui una parte sarà riconvertita. Inizieremo da ottobre“.

E su questo primo dato urge una considerazione: nell’arco di 10 anni (2010/2020), ovvero dopo il “piano di rientro presentato da Scopelliti”, il primo commissario alla sanità in Calabria, il debito della sanità calabrese schizza nella sola Asl di Reggio (sciolta per mafia) da 200 milioni di euro ad oltre un miliardo di euro. Senza contare Cosenza e Catanzaro. Nessuno sa dire con precisione a quanto ammontano i debiti oggi della sanità in Calabria. Ora, alla luce di un “balzo” così repentino del debito, lo capisce anche una scimmia albina che in questi ultimi 10 anni la sanità è stata oggetto da parte della politica tutta, nessuno escluso, di un continuo e reiterato ladrocinio, avvenuto alla luce del sole con la benedizione di quasi tutta la magistratura calabrese. Il commissariamento che doveva servire a ripianare i debiti ha lavorato esattamente per ottenere il contrario decuplicando di fatto il passivo.

Segno evidente che l’affaire del commissariamento era il pretesto che la massomafia aspettava per mettere le mani definitivamente sulla più golosa delle torte, la sanità che in Calabria vale oltre 3miliardi di euro all’anno. E l’occasione per aumentare i già lucrosi affari, arriva su un bel vassoio d’argento, per la gioia degli amici degli amici, proprio da Scopelliti con la chiusura di 18 ospedali, sostituiti nell’arco di 10 anni da centinaia di cliniche private che hanno prodotto un buco più grande della Fosse delle Marianne. E non ci vuole tanto per capire che ad arricchirsi in questo squallido affare sulle spalle dei calabresi poche famiglie politiche, basta guardare a chi sono intestate le cliniche. E la risposta arriva facile.

Lo sfascio della sanità pubblica in Calabria è stato un saccheggio organizzato, studiato a tavolino, pensato e messo in pratica da una politica criminale che non guarda in faccia nessuno. E Roberto Occhiuto in quegli anni ha partecipato a pieno titolo a pianificare lo sfascio totale della sanità pubblica in Calabria. Ha sostenuto fortemente l’azione di Scopelliti sia come deputato sia come amico degli amici. Ha difeso strenuamente la scelta della chiusura degli ospedali, con la consapevolezza di svendere il patrimonio pubblico a pezzi di malacarne.

Oggi lo ascoltiamo mentre si sbraccia dal pulpito incalzando il governo a riaprire gli stessi 18 ospedali chiusi con la sua complicità da Scopelliti. Va oltre Roberto Occhiuto: tuona contro la sanità privata indicandola come la principale causa dello sfascio della sanità pubblica. Come se lui non avesse concorso a tutto questo, parla come un angioletto che non ha mai avuto interessi privati nella gestione della cosa pubblica. È risaputo degli affari di Carmine Potestio, braccio destro dei fratelli Occhiuto, nella sanità privata. Forse Roberto con la “critica alla sanità privata” ha voluto mandare un messaggio agli amici di una volta che osteggiano la sua candidatura a presidente della regione Calabria. Come a dire: oltre a farmi il bello con i calabresi che hanno la memoria corta, chiedendo la riapertura degli ospedali, approfitto di questa situazione per ricordare agli amici degli amici proprietari di cliniche private il clima ostile nei loro confronti che io, se voglio, posso alimentare. E di cose da dire ne ho. Un chiaro messaggio.

Da sinistra: Piercarlo Chiappetta, Roberto Occhiuto, Carmine Potestio e Carmine Vizza

Il classico modo di “fare politica” degli Occhiuto: ricatti, estorsioni, truffe, bugie, millanteria, mitomania. Uno squallore senza fine. Una retorica disgustosa che offende l’intelligenza dei calabresi. Il problema resta sempre lo stesso: se Roberto Occhiuto può permettersi di negare il suo squallido passato politico, senza il minimo pudore, e senza il minimo rispetto per la verità (gli Occhiuto sono bugiardi di famiglia), è perché in questa regione c’è ancora gente disposta a credere alle loro viscide menzogne. Fino a che le pecore continueranno a votare il lupo, ci sarà sempre un Occhiuto pronto a sbranare, con l’inganno, tutto ciò che gli sta attorno.