Giuseppe Idà, sindaco 35enne di Rosarno, è l’uomo del giorno. E’ finito nella rete della Dda di Reggio Calabria con ipotesi di reato molto gravi, riguardanti uno scambio elettorale politico-mafioso con il clan Pisano. Idà di professione è avvocato e il suo partito di riferimento è stato a lungo il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Proprio sotto le insegne dell’Ncd è stato eletto sindaco nel 2016. Il suo punto di riferimento a livello regionale invece è Giovanni Arruzzolo, neo presidente del Consiglio regionale al posto di Mimmo Tallini. I suoi ottimi rapporti con Arruzzolo, che successivamente dall’Ncd è approdato a Forza Italia e si è trascinato dietro il suo giovane “delfino”, sono testimoniati proprio dalla sua dichiarazione all’indomani dell’elezione di Arruzzolo. Che era stata comunque preceduta da un forte impegno a sostegno di Arruzzolo e della defunta presidente Santelli come testimoniano le foto dell’epoca.
“L’elezione di Giovanni Arruzzolo a Presidente del Consiglio regionale della Calabria – scriveva Idà nell’immediatezza della nomina – è una notizia che accogliamo con soddisfazione ed orgoglio. È un amico di tutti, un rosarnese che con la sua esperienza ed equilibrio saprà affrontare con giusto piglio questa travagliatissima fase istituzionale della nostra regione”.
Inoltre, per quanto è dato sapere e secondo quanto trapela, Idà sarebbe stato certamente candidato nella stessa lista di Arruzzolo – quella di Forza Italia o comunque una civica collegata ai forzisti – per le prossime Regionali, progetto che ovviamente è andato miseramente in fumo dopo l’arresto di oggi.
Idà aveva iniziato la sua carriera politica nel 2015, quando era stato nominato nel Consiglio direttivo dell’Ente Parco nazionale dell’Aspromonte per la gioia del suo “capo” Arruzzolo, che si esprimeva così nei suoi confronti. “… Voglio esternare la mia personale soddisfazione per la nomina, in seno a quel consesso, dell’avvocato Giuseppe Idà, cui mi lega non solo una vicinanza personale e politica, ma anche un rapporto di stima autentica. Sono certo, considerata la sua grande esperienza politica, a dispetto della giovane età, che sarà all’altezza del compito delicato e oneroso. Si tratta di un’ottima scelta operata dal Ministero dell’Ambiente- continua Arruzzolo- e ricaduta su un giovane professionista che dedica costantemente tutto il suo impegno alla politica e alla programmazione per valorizzare il territorio”.
Poi, un anno dopo, l’elezione a sindaco di Rosarno battendo Elisabetta Tripodi. Qualche mese dopo la sua vittoria elettorale, Idà aveva commentato così l’arresto del boss Marcello Pesce. “L’arresto del boss latitante Marcello Pesce è l’ennesima dimostrazione che lo Stato vince sempre. I cittadini siano fiduciosi, la nostra terra sarà presto liberata dal giogo delle mafie. Esprimo a nome della Città sentimenti di profonda gratitudine alle Forze dell’ordine per la brillante operazione eseguita”.
In quel caso, dunque, il sindaco aveva espresso il proprio compiacimento per l’operato delle forze dell’ordine e una posizione di sostegno all’opera di restaurazione del controllo di legalità. Dalle intercettazioni emergono delle reazioni negative che inducevano un esponente della cosca Pesce a rivelare quello che era stato l’atteggiamento accondiscendente dell’allora candidato sindaco verso il sostegno elettorale che gli veniva dalla cosca di ‘ndrangheta”- “Se inizio io su facebook a dire che lui è venuto a cercare anche i miei voti lo faccio cadere subito” è la frase pronunciata da un affiliato dei Pesce.
Quale candidato a sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà avrebbe accettato la promessa dei voti della cosca Pisano in cambio dell’assegnazione al consigliere comunale Domenico Scriva, dell’assessorato ai lavori pubblici o, comunque, l’attribuzione di un altro incarico di prestigio. È quanto scrive la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nel capo di imputazione inserito nell’inchiesta “Faust” contro la ‘ndrangheta di Rosarno.
Secondo gli inquirenti, lo scambio elettorale politico-mafioso riguarderebbe anche il mutamento della destinazione urbanistica di alcuni terreni di proprietà della cosca Pisano vicino allo svincolo autostradale di Rosarno e la riapertura del centro vaccinale in un immobile di pertinenza della famiglia mafiosa conosciuta con il soprannome dei “diavoli”. La cosca, inoltre, avrebbe chiesto al sindaco di assegnare a suoi uomini di fiducia anche la carica di vicesindaco. Stando a quanto scrive la Dda, infine, per le elezioni comunali del 2016 Giuseppe Idà avrebbe chiesto anche a Carmine Pesce di procurargli voti
Il sindaco di Rosarno, oggi arrestato per scambio elettorale politico-mafioso aveva esternato anche quando i media nazionali avevano lanciato la notizia riguardante l’affissione di alcune immagini della Madonna della Montagna davanti l’abitazione della madre di alcuni boss della cosca Pesce. Gli inquirenti non escludevano che potesse essere stato il gesto di qualcuno che aveva partecipato ai festeggiamenti al santuario di Polsi e che, tramite tale azione, avrebbe voluto poi “omaggiare” la potente famiglia di ndrangheta.
A tale proposito, ecco cosa dichiarava Giuseppe Idà.“Se questa pista investigativa fosse confermata dalle indagini, saremmo in presenza di un gesto grave e da condannare con fermezza, soprattutto perché verificatosi in una Città che prova, con fatica, a risollevarsi e che ha voglia di voltare definitivamente pagina. Religione e crimine non possono stare insieme. Rimaniamo fiduciosi in attesa di una risposta corale e vigorosa da parte dello Stato, l’Amministrazione comunale farà la sua parte”. Della serie: le ultime parole famose!