Rovito: tributo a Nicolas Roeg, l’alieno che cadde sul pianeta cinema

NICOLAS ROEG, L’ALIENO CHE CADDE SUL PIANETA CINEMA
UN INCONTRO IDEATO E CONDOTTO
DA UGO G. CARUSO
Cineforum Falso Movimento – Rovito 22\1\2019
Un tributo a Nicolas Roeg scomparso nel novembre scorso all’età di 90 anni, è l’evento speciale ideato da Ugo G. Caruso, in programma stasera martedi 22 gennaio alle 20.45 nel Teatro Comunale di Rovito (Cs) per la nuova stagione del cineforum “Falso Movimento”.
Scontento per l’assordante silenzio seguito alla sua scomparsa, cui subito dopo nel mondo del cinema invece ha fatto eco il prolungato elogio funebre a Bernardo Bertolucci, già in vita tra i beniamini della critica e di una vasta area di pubblico, Caruso in linea con altre iniziative in vari ambiti tese a riscoperte o a rivalutazioni che comportano la riformulazione di graduatorie già definite, ha pensato ad un piccolo ma significativo omaggio a Roeg che prevede anche un intervento in video di Bruno Roberti, docente presso il DAMS dell’UNICAL e autore della prefazione al saggio di Marco Chiani  “L’uomo che cadde sulla terra – Nicholas Roeg: il tempo, l’altrove e il cinema alchemico”, cui seguirà la riproposizione del film “Il lenzuolo viola” (Bad Timing. A sensual obsession – UK 1980), un thriller psicologico dimenticato ma non usurato dal tempo. Tra gli autori più originali ed iconoclasti dell’intera cinematografia britannica, Roeg non gode dello stesso statuto della triade di eccentrici: Terence Davies, Peter Greenaway e Derek Jarman, né del quasi coetaneo Peter Watkins ma sembra muoversi lungo la scia tenebrosa di Ken Russell.
La sua vicenda artistica non somiglia a nessun’altra. Infatti è riuscito a diventare un regista dalla cifra stilistica inconfondibile partendo da un ruolo tecnico, quello di direttore della fotografia per autori del calibro di David Lean (Lawrence D’Arabia, Il Dottor Zivago), Roger Corman (La maschera della morte rossa), François Truffaut (Fahrenheit 451), John Schlesinger (Via dalla pazza folla) e Richard Lester (Dolci vizi al foro, Petulia). Il suo esordio è folgorante: firma a quattro mani con l’altro stravagante, Donald Cammell, il sorprendente “Sadismo” (Perfomance 1970), un noir interpretato da Mick Jagger,  per proseguire con “L’inizio del cammino” (Walkabout 1971), un insolito romanzo di formazione ambientato in Australia. A seguire c’è quello che viene ritenuto il suo capolavoro “A Venezia …un dicembre rosso schocking” (Don’t look now  1973), magistrale mistery tratto da “Daphne Du Maurier”.
Il passo successivo con “L’uomo che cadde sulla Terra” (1976) lo riporta alle atmosfere fantascientifiche sulla falsariga del romanzo di Walter Tevis in cui rovesciando il punto di vista classico del genere, racconta la solitudine, i timori e le sconfitte della civiltà odierna attraverso la soggettiva dell’alieno interpretato dalla rockstar David Bowie, ancora avvolto dall’aura del suo alter ego Ziggy Stardust. Quella che viene unanimemente considerata la sua stagione migliore, nonostante diversi titoli successivi interessanti (Eureka, La signora in bianco, l’episodio di Aria, Mille pezzi di un delirio, Chi ha paura delle streghe?, Oscuri presagi, ecc.) si chiude idealmente proprio con “Il lenzuolo viola”.
Insignito di vari premi, il film scelto da Caruso che ne rimase colpito alla sua uscita, ebbe grossi problemi di distribuzione. Infatti fu definito “un film malato fatto da gente malata per persone malate”. A quasi quaranta anni di distanza “Il lenzuolo viola” potrebbe essere convenzionalmente considerato un thriller psicologico che racconta la l’escalation di una torbida passione.
In una Vienna tetra e grigia le atmosfere del noir si addensano intorno ai due americani che ne sono protagonisti, Milena, una donna affascinante e sensuale interpretata da Theresa Russell (poi musa e moglie del regista) e Alex,  docente universitario di psicoanalisi , interpretato da Art Garfunkel (celeberrimo cantautore statunitense dello storico duo con Paul Simon). Accanto a loro completano il cast Harvey Keitel e Denholm Elliot.  Attraverso le suggestioni figurative di Klimt e Schiele, i cui dipinti sono mostrati all’inizio del film, “Il lenzuolo viola” crea un’ambientazione misteriosa e barocca che vira lentamente dalla storia sentimentale al dramma psicologico, seguendo l’ossessione morbosa di Alex verso abissi di depravazione.
Il film è un ininterrotto flashback esaltato dagli arditi virtuosismi della macchina da presa, cui fanno da contrappunto musicale brani di Keith Jarrett, Billie Holiday, Tom Waits,The Who, fino al compositore classico Pachelbel.
Un appuntamento quindi, denso e pregnante che vuole ribadire la statura di grande cineasta di Roeg per la sua visione complessa del mondo indagato nei suoi anfratti psicologici più reconditi con sguardo personalissimo e sfrontato e per la rivoluzione esercitata sul linguaggio cinematografico e le sue strutture narrative. Un’occasione imperdibile per scoprire un autentico maverick del cinema inglese.