S. Giovanni in Fiore, Oliverio ha paura del Consiglio sulla malasanità

A San Giovanni in Fiore non è certo un bel periodo. Tra malasanità, caserme dei pompieri che chiudono e crisi nera come dappertutto, i sangiovannesi sono incazzati di brutto. E se si ricordano che un loro compaesano è presidente della Regione, la carica aumenta.

In questi giorni, come accennavamo, San Giovanni in Fiore è finita alla ribalta per una tragedia di malasanità. La signora Teresa Bitonti è morta a poche ore dalle dimissioni dal pronto soccorso dell’ospedale di San Giovanni in Fiore e per un probabile infarto.

Nesci

La deputata M5s Dalila Nesci ha alzato la voce e non si è limitata solo ad elencare i fatti ma ha proposto un consiglio comunale aperto sulla sanità che sta diventando un caso politico.

Nel paese di Palla Palla sembra che abbiano paura di un consiglio comunale aperto e, quindi, di un faccia a faccia con una deputata che fa opposizione e potrebbe alterare troppi equilibri.

La sensazione è che la maggioranza bulgara del PD si stia chiudendo a riccio per difendere il Palla Palla in difficoltà. Non accogliendo la proposta del Movimento Cinque Stelle, che non è presente in Consiglio. Una proposta che è stata accolta dall’unico consigliere di minoranza che ormai è rimasto, considerato il “partito unico del sistema” che governa la cittadina silana.

Il presidente del Consiglio Domenico La Cava, interpellato su FB, ha gentilmente lasciato intendere che non è il caso di aprire discussioni del genere. Troppo pericolose, aggiungiamo noi. Specie se c’è qualcuno che vuole fare opposizione. Merce rara ai tempi del Partito della Nazione.

Ma torniamo ai fatti. La Nesci ha ricordato a tutti che si tratta del terzo caso indicativo di una grave carenza in ambito cardiologico, già formalmente segnalata. E quindi a conoscenza anche di Oliverio il sangiovannese.

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Infatti, ha precisato la deputata, «con lettera del 3 aprile 2015, indirizzata al direttore generale e al direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, da cui dipende l’ospedale di San Giovanni in Fiore, nonché al governatore regionale, Mario Oliverio, al commissario per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, ing. Massimo Scura, e ai ministeri vigilanti, l’odierna interrogante segnalava, a seguito dell’ispezione parlamentare in loco del 12 marzo 2015, che il servizio di Cardiologia andrebbe potenziato, almeno con la presenza di un cardiologo per 12 ore su 24, che servirebbe anzitutto a cogliere prima eventuali gravi patologie cardiache acute.

A questo proposito, si segnala che per evento cardiaco lì si sono verificati, purtroppo, decessi di pazienti tenuti in lunga osservazione, i quali si sarebbero magari salvati, se sul posto vi fosse stato pure uno specialista».

Oliverio, dunque, avrebbe ben poco da ribattere in un consiglio comunale aperto sulla sanità se non ammettere le proprie colpe e battersi il petto. Specie se si considera che parliamo della sua città.

E infatti, secondo la parlamentare M5s, «a San Giovanni in Fiore è urgente e inevitabile un consiglio comunale aperto sulla sanità, come ha già detto il consigliere comunale della minoranza, Antonio Lopez». Per Nesci «è il momento di fare il punto e di assumere una posizione unitaria contro la riduzione della sanità a ragioneria e del diritto della salute all’imbroglio dei livelli essenziali di assistenza».

Eh sì, perché nel mare magnum della nostra sanità, capita pure che si “taglino” 6 ore in più per un servizio delicato come la cardiologia. Come se fosse questa la spesa a mandare in default la sanità calabrese.

Storie di ordinaria sciatteria che costano vite umane.