San Demetrio Corone, noi stiamo con Adriano D’Amico

Nel quotidiano spulciare la nostra mail e i tanti messaggi che ogni giorno ci sommergono, mi è capitato di leggere un volantino, proveniente da San Demetrio Corone, paese a me caro, a firma dell’attuale maggioranza che fa capo al vecchio onnipresente Cesare Marini, dove si parla del “rientro” nell’aula consiliare di Pino Sangermano. Nello specifico il volantino racconta una vicenda che vede il Sangermano al centro di una polemica. I servi sciocchi di Marini lo accusano di aver peccato di opportunismo. Ovvero di aver prodotto causa ai comuni che formano l’unione dei paesi arbereshe, chiedendo loro le dovute spettanze per tutto il tempo che Sangermano è stato presidente di tale ente. Spettanze non dovute, secondo i servi sciocchi di Marini, che raccontano di un accordo, all’atto della nomina di Sangermano, che prevedeva la rinuncia a tali spettanze. Accordo che in maniera opportunistica Sangermano ha infranto. Costringendo i diversi comuni che compongono l’unione dei paesi arbereshe, a sborsare la somma, come da sentenza, di 80.000 euro che secondo i servi sciocchi graveranno sul bilancio comunale di San Demetrio.

Bene, fin qui ci sta tutta la critica e la diffusione della notizia, ma cosa c’entra, nella chiusa del volantino, quell’attacco rabbioso, infame, squallido all’avvocato Adriano D’Amico? La diatriba sull’opportunismo che ogni consigliere mette in campo all’occorrenza nel suo percorso politico, ci sta, e vale anche per Adriano, ma da qui ad inveire con la bava alla bocca contro il consigliere di minoranza ce ne corre.

Adriano è una figura molto conosciuta in paese e nel resto della regione, e non solo. Chi è, e cosa ha fatto nella sua vita Adriano D’Amico, non sono certo io a dirlo, ma la sua storia umana, sociale e politica che tutti conoscono. Il suo impegno politico e sociale è sempre stato sincero, vero, autentico, leale. Questo non si discute. Un impegno quotidiano sempre rivolto a chi, spesso e volentieri, per motivi economici e razziali, è escluso dalla società. C’è poco da guadagnare quando si “lavora” con certe categorie, e chi lo accusa di questo sa bene di dire una menzogna, segno evidente dello scarso spessore etico e morale degli accusatori a convenienza. Un conto è la legittima critica politica che ognuno può fare, anche in maniera dura, un’altra cosa è il gratuito veleno che alcuni non smettono di sputare all’indirizzo di Adriano. E il motivo non è certo “la politica”, che in questo caso diventa il pretesto, ma l’odio e la voglia di maldicenza che, evidentemente, alberga nell’animo di chi non si rassegna alla propria mediocrità. In un poche parole: cattiveria allo stato brado.

Fa specie che tali accuse provengano proprio da chi ha una profonda conoscenza di Adriano, e ne ha conosciuto pregi e difetti, elogiando, un tempo, la vera e profonda umanità che da sempre lo caratterizza. Chissà cos’è cambiato da allora mi viene da chiedere. Quali azioni ha commesso Adriano, per meritarsi questo? Forse che la sua coerenza politica dà fastidio a qualcuno? Qualcuno che ogni giorno  deve fare i conti con chi come Adriano non si svende, ed è evidente, vista la gratuita cattiveria, che sopportare un paragone così è diventato umiliante per chi è abituato a vendersi al miglior offerente. E da mediocri quali sono, e non conoscendo altri metodi, l’unica cosa che sono riusciti a fare è stata quella di scaricare le proprie frustrazioni su Adriano, denigrandolo, con la speranza, vana, di metterlo in cattiva luce agli occhi del paese e dei suoi tanti amici. Ma Adriano ha le spalle forti, perché non ha nulla da temere: la sua è sempre stata una vita limpida e corretta, umanamente, politicamente e socialmente. E migliaia potrebbero essere le testimonianze a suo favore. Ma non serve scomodare nessuno, perché l’onestà di Adriano non ha bisogno di certificazioni.

Mi ha veramente colpito la cattiveria con cui si apostrofa Adriano, che come tutti è passibile di critica, ma non merita certo il vile fango che qualcuno gli sta tirando addosso. E allora ho chiesto al direttore di poter approfondire questo argomento che ha monopolizzato il dibattito a San Demetrio, e come giornale ritorneremo nei prossimi giorni su questo ragionamento, magari presentando i personaggi che accusano Adriano di essere un avvoltoio. Giusto per capire da quale pulpito viene la predica.

Michele Santagata