San Nicola Arcella, Rsa San Francesco: battaglia legale infinita

di Saverio Di Giorno

È ora che qualcuno si occupi della situazione assurda della RSA San Francesco di Paola a San Nicola Arcella. Un contratto violato, un bando pieno di buchi e ripetute commissioni giudicatrici saltate per i motivi più vari. Una storia che parte da lontano e vede contrapposti da una parte la RSA e la Universiis – l’azienda che ce l’ha in gestione dal 2006 – e dall’altra l’Asp di Cosenza, ma che ha come comprimari nomi e volti noti del mondo privato che hanno affossato e depredato la sanità calabrese. Sembra proprio che una struttura che funziona e senza apparenti problemi gravi non possa continuare a funzionare senza ostacoli e al di fuori di solite logiche.

Il contratto parla chiaro. Nove anni più nove. Tanto doveva durare la gestione, salvo che (artt.5 e 9) fossero intervenuti fatti gravi per giustificare la revoca. In tal caso, la volontà di recedere avrebbe dovuto essere comunicata per tempo con una raccomandata. La raccomandata di preavviso non arriverà mai, ma il 22/03/2016 arriverà invece una lettera nella quale si comunica di non voler più rinnovare la concessione. Firma: Raffaele Mauro.

Prima di andare oltre, viene voglia di capire quali siano state queste “gravi inadempienze”. Non risultano lamentele da parte dei dipendenti, anzi, l’organico è in misura maggiore rispetto al numero minimo e anche i medici. Viene voglia di vederci chiaro. Dalla Universiis spalancano le porte di un armadio. Faldoni e faldoni: “Non lo diciamo noi, lo dicono i continui controlli che ci hanno ripetutamente inviato. Non hanno mai eccepito nulla. Abbiamo avuto forze dell’ordine, Nas, prodotto documentazione sin dall’inizio. Non ci è mai stata resa vita facile in Calabria. Eppure, non hanno mai trovato nulla che non andasse. Ad ogni modo, noi abbiamo diffidato e denunciato Mauro.” L’Asp invierà anche una lettera di contestazione all’azienda, la quale risponderà (davanti al tribunale) smontando punto per punto, in una trentina di pagine. Una lettera che l’azienda non esita a definire “pretestuosa”. Un pretesto per togliere la gestione dopo aver passato i primi anni tra controlli e problemi: “Dopo aver vinto il bando è stato fatto trascorrere un anno senza che avessimo le necessarie autorizzazioni e durante il quale ci siamo esposti economicamente”. Un bando al quale avevano partecipato, oltre ad aziende italiane ed europee, anche tutti i ras della sanità privata cosentina.

C’è poi l’altra parte. Nonostante il procedimento aperto con Universiis, l’Asp decide di riaprire il bando. E qui comincia quella che gli avvocati dell’azienda definiscono una “farsa grottesca”. La Universiis decide di partecipare al nuovo bando (insieme a tutti gli altri dei nove anni prima). Comincia già male: non viene pubblicato sui giusti mezzi per la giusta visibilità. Ricorso e vittoria. Poi inizia uno giravolta di dimissioni e ri-nomine (in possibile conflitto di interessi) dei componenti delle commissioni: l’avvocato Brogno viene sostituito dall’avv. Lauricella (dirigente dell’ufficio legale interno e presente alla stipula del contratto). Resterà per tutte le commissioni la presidente avv. Acquaviva, nonostante ci fosse stato un annullamento e quindi ci sarebbe dovuta essere anche la sua sostituzione. Si va avanti con sostituzioni e rinvii e le cose peggiorano quando nel 2017, in una delle sedute, si decide di aprire tutti i plichi delle aziende partecipanti senza ulteriori verifiche. Senza scendere in particolari tecnici, questo potrebbe minare l’integrità documentale. L’azienda diffida la Presidente. Si arriva a dicembre 2020, quando il dott. Malomo viene sostituito dal dott. Pignatari.

L’azienda si dice esterrefatta. Le scene che si sono viste nelle ultime sedute (come se non bastassero tutti i vizi elencati) sono lunari: accuse reciproche tra i membri della commissione e il RUP, diffide incrociate, PEC mai arrivate, documentazioni mancanti che hanno reso impossibile andare avanti. Tutto agli atti, anzi, tutto in procura: perché esiste anche un esposto spedito alla Procura di Cosenza dall’azienda, di cui non si hanno però notizie. C’è stata anche un’interrogazione consiliare (2019): il dott. Belcastro si rivolge all’ing. Giusto che a sua volta si rivolge alla presidente Acquaviva (nel frattempo diffidata), la quale rileva “errori di gestione e inappropriatezze che inficiano l’iter procedurale”. Meglio tardi che mai. Di più: durante una seduta di gara, la Presidente ha dichiarato che, a suo parere, la gara non avrebbe dovuto svolgersi, ma è stata “convocata dal commissario dell’Asp Bettellini”. Questo riportano gli avvocati. Cioè, la presidente togliendosi la responsabilità, sta dicendo che una gara tanto controversa è stata voluta dall’alto? Gli avvocati, come si è detto, riportano tutto quanto al neo commissario Longo, il quale risponde raccomandando di fare le dovute verifiche e trarne le conseguenze.

La battaglia legale è infinita. Nessuno sembra voler mollare l’osso e dalla struttura lo confermano: “No, non molliamo. Procederemo in ogni sede che sarà opportuna. Abbiamo investito molto e abbiamo anche intenzione di continuare a investire, nonostante tutti i problemi che in Calabria abbiamo avuto dall’inizio.” Chiedono l’annullamento di un bando che non solo non doveva esistere, ma che appare molto viziato. Questa è una struttura funzionante, avviata e fruttuosa. Forse per questo fa gola a molti e l’Asp con questo comportamento (volente o no, consapevolmente o meno) fa il loro gioco. È anche, però, una struttura che dà tanto in termini assistenziali e occupazionali nel territorio: non è cioè un caso di malasanità, non ancora, ma è un caso che si vuole trasformare in malasanità. Perché? Le risposte si fanno attendere, almeno nei tribunali. Causa rinviata al 2023, giudice Torretta. Ma viene il dubbio che ci sia materiale perché se ne interessino anche altri uffici.