Sanità, la truffa di Marcellinara: i nuovi documenti che certificano i trucchi del Comune di Catanzaro

«Abbiamo perso tutti quando abbiamo iniziato a trattare gli onesti come dei fessi e i disonesti come persone da rispettare». E’ vero, abbiamo perso tutti ed abbiamo perso tutto, perché ci siamo accontentati rinunciando alla legalità ed alla moralità, dei grandi show: i format del grande grembiule, del grande avvoltoio, della grande truffa e, per ritornare ai fatti della “truffa di Marcellinara”.

Marcellinara, la comunità cittadina alle porte di Catanzaro torna alla ribalta: non per la sua posizione geografica a presidio dell’istmo della Calabria; non per la sua storia dell’eccidio del 1806, la cosiddetta ritirata sbagliata; non per le sue bellezze naturali; ma solo è soltanto per l’esistenza sul suo territorio di una struttura socio-assistenziale – accreditata al Servizio Sanitario Nazionale – con 48 posti letto, denominata Villa S.Elia. Quella clinica, proprietà dell’associazione a delinquere Vivere Insieme e del suo boss rinviato a giudizio Claudio Parente, che ha annunciato il licenziamento di 8 unità e che incamera, con una procedura tutta da scoprire, altri 30 posti come struttura semiresidenziale, quello che si chiama Centro Diurno e che aveva già un nome ed una sua allocazione: San Pio, con sede nel comune di Andali (Cz).

Siamo partiti da qui. O meglio siamo partiti da quelle verità che a Catanzaro, il regno della massomafia, si leggono sempre dal lato della penombra. Così è successo anche questa volta, illuminanti ed al tempo stesso straniti dal commento di padre Piero Puglisi, dopo l’ormai famosa riunione della Conferenza dei Sindaci dell’Ambito di Catanzaro del 22 luglio 2022: «Iniziamo bene. Nuova amministrazione. Soliti inciuci. I politici amici degli amici (vivere insieme è di Parente) ottengono tutto e senza regole. Hanno sempre detto che trasferimenti, volture e nuove autorizzazioni sarebbero state possibili solo dopo l’approvazione ufficiale del Piano di zona, ancora non approvato e, in effetti, tutte le operazioni e richieste pregresse sono bloccate. Come mai il centro San Pio ha potuto cambiare nome ed è stato prontamente trasferito? A 2 passi …c’è già da tempo un analogo centro diurno».

Come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte, non parla né ha parlato un cosiddetto “stinco di Santo” – padre Piero Puglisi -, ma al contrario un altro losco figuro che traffica sulla sanità calabrese, così come i suoi degni complici nel fatto specifico Poggi e Parente e che, solo per un caso veste ancora l’abito del pastore di anime, forse per la sua consolidata abitudine di trafficare anche sui migranti, quelli in carne ed ossa.

Siamo così arrivati alla “ditta”, quella generica e generalizzata che ha fatto della truffa alla sanità calabrese il suo oggetto sociale. Siamo entrati nel mondo della sanitocrazia: il club esclusivo dei balordi che hanno codificato la “siringa bianca”, quella che sembra più civile della lupara bianca, ma che uccide comunque. Abbiamo preso contezza del grado di riservatezza criminale entrando dalle porte degli obitori, dove la morte è un incidente organizzato; dove i vecchi ed ancora meglio se dementi, hanno l’obbligo di morire – quasi un favore da assolvere – senza fare rumore e soprattutto, senza fare troppo fumo… come legna da ardere nei forni crematori di hitleriana memoria.

Siamo entrati, senza rendercene conto in prima battuta, nella migliore truffa organizzata della sanità, dove la regia è e resta tutta interna al Comune di Catanzaro e dove c’è il sindaco Nicola Fiorita a difendere il “sistema” della sanità massomafiosa, quella che fa profitto con l’aiuto dei colletti bianchi inquinati. E’ fatto risaputo che a Catanzaro ci sia una sorta di cupola: l’intreccio fra impresa, politica e chiesa.

Ma è altrettanto risaputo che nel Comune di Catanzaro ci sia da anni ormai la “santissima Trinità”: quei colletti bianchi che governano, drogano ed indirizzano le scelte e soprattutto i finanziamenti pubblici. Al vertice c’è lei, la “mistica” di Simeri Crichi, il segretario generale Vincenzina Sica, responsabile della “corruzione” di palazzo; degnamente affiancata dai due “delinquenti di Nicastro”, l’architetto Andrea Adelchi Ottaviano e il dott. Antonino Ferraiolo.

A scoprire le carte, per arroganza o per un vezzo di potenza è stato proprio Antonino Ferraiolo, consolidando la nostra idea che mai bisogna accontentarsi di quanto dicono alcuni giornali di regime e che bisogna sempre raccontare tutto; così come mai accontentarsi di quanto viene presentato come assolutamente legale, perché sempre si nasconde una omissione voluta, quella che si chiede di certificare come un dettaglio trascurabile.

Diventa così dettaglio trascurabile, l’aver trasferito il Centro Diurno San Pio dal comune di Andali al comune di Marcellinara, senza che nella Conferenza dei Sindaci dell’Ambito Catanzaro, la riunione del 22 luglio 2022, i primi cittadini dei due Enti territoriali abbiamo espresso il loro consenso. Non si trova traccia in nessun documento, verbale incluso.

Diventa così un altro dettaglio trascurabile capire che “lo spostamento da un Comune all’altro (del Centro Diurno San Pio ndr) soggiace a motivazioni di tipo imprenditoriale”, sono queste le parole verbalizzate del dirigente Antonino Ferraiolo, quasi a significare che: se la mafia chiama, il Comune di Catanzaro e Ferraiolo rispondono: signorsì! Esatto. Perché senza tema di smentita non può esistere che un Ente pubblico debba rispondere alle esigenze del privato, spostando posti oggi semiresidenziali, ma potenzialmente migliorabili in residenziali da un comune ad un altro, sia pure all’interno dello stesso Ambito, per un “motivo imprenditoriale” e non già per un motivo strutturale, di risposta sanitaria e di programmazione. C’è da domandarsi a cosa serva il Piano di Zona – quello trasmesso alla Regione Calabria due giorni prima dell’altra merdata la D.D. 1836/26.06.2022 – se gli spostamenti avvengono in ragione di un esigenza di tipo privatistico, come un mero fatto di business dei capibastone della massomafia sanitaria.

E’ questa la vera domanda dietro la quale si nasconde tutto il resto. Si nasconde la storia-truffa del Centro Diurno San Pio di Andali; il potenziamento dei posti utenti da 14 a 30; il primo cambio di proprietà, arrivando all’ultimo a favore dell’associazione a delinquere Vivere Insieme.

Arriviamo a questo punto della narrazione di nuovo alla Determinazione Dirigenziale del Dirigente Settore Politiche Sociali ed Abitative del comune di Catanzaro n. 1836 del 26/06/2022, che ha per oggetto: “DGR N.503 del 25.10.2019 – Regolamento n. 22/2019 – in materia di procedure di autorizzazione, accreditamento e vigilanza delle strutture socio-assistenziali a ciclo residenziale e semiresidenziale, nonché dei servizi domiciliari, territoriali e di prossimità, accreditamento provvisorio Centro Diurno per disabili ‘San Pio’ Social Service Srl (P. IVA 03674310796) e contestuale voltura all’ente gestore Associazione Interregionale Vivere Insieme Onlus (P.IVA/C.F. 02068450796) e cambio di denominazione”.  L’ormai famoso atto truffa che porta la firma di Antonino Ferraiolo e della dott.ssa Caterina Maria Grazia Ienuso.

Nella ricostruzione documentale in premessa all’atto amministrativo, si registrano i passaggi che in parte abbiamo già documentato. Il rilascio dell’autorizzazione al funzionamento ed il suo trasferimento al nuovo gestore, dopo il primo passaggio di proprietà. L’aumento di posti utenti; il primo cambio di denominazione; il mantenimento dei requisiti minimi strutturali, fra i quali il funzionamento del Centro per un anno e due mesi, anche se si dichiara che in periodo Covid, il Centro Diurno San Pio è stato chiuso e la sua attività è ripresa il 20 agosto 2020 per due giorni alla settimana… ma, questo resta veramente un dettaglio rispetto a tutto il resto.

Vengono richiamate le disposizioni del regolamento regionale 22/2019 in relazione al rilascio delle autorizzazioni al funzionamento e dell’accreditamento.

Viene precisato che il nuovo ente gestore, l’associazione a delinquere Vivere Insieme ha richiesto fra le altre cose, nell’atto di acquisto del ramo di azienda, una sospensiva fino al 24/03/2023 per l’adeguamento dei requisiti con il trasferimento del Centro da Andali a Marcellinara. Ha chiesto altresì la voltura a proprio favore “dell’autorizzazione al funzionamento e accreditamento provvisorio rilasciata dalla Regione Calabria alla Società Social Service srl della struttura Centro Diurno per Persone con Disabilità San Pio”. Diventa a questo punto interessante mettere in evidenza, sulla base degli atti anche richiamati dagli imbroglioni del Comune di Catanzaro – richiamati e volutamente omessi in termini di vigilanza – che la Regione Calabria non ha mai riconosciuto l’accreditamento al Centro Diurno San Pio, essendosi fermata all’autorizzazione al funzionamento, poi trasferita al primo acquirente.

Ma, c’è di più. Sempre nella DD 1836/26.06.2022, si specifica che: “il trasferimento di sede di una struttura in altro comune dell’Ambito deve essere autorizzato dalla Conferenza dei Sindaci in relazione alla necessità di programmazione territoriale”. Allora non può esistere la motivazione di ordine imprenditoriale che come un bluff, giusto per coprire la truffa, Ferraiolo ha fatto mettere a verbale?

E, se è così, cioè prendere coscienza che tutto si regge su una complicità diffusa, pienamente nel campo dell’illegalità, bisognerà spiegare come si può trasferire il funzionamento e l’accreditamento provvisorio, rilasciato il 26.06.2022, ad un associazione, Vivere Insieme, che porta il Centro Diurno San Pio in un altro comune ed in un altro immobile, i cui requisiti minimi sono tutti da verificare. Ciò detto appare legittimo pensare che il titolo di funzionamento non sia una medaglia o un suppellettile che si trasferisce con il trasloco, così come l’Ambito non può trasferirlo senza aver verificato, con l’accesso della commissione di verifica, gli standard previsti dal regolamento regionale 22/2019. Ecco che si apre un altro capitolo, normato dal regolamento 22/2019 e che si incrocia con regolamento attuativo della LR 24/2008, quello per “autorizzazione all’esercizio e l’accreditamento nel S.S.R.”, i cui limiti e le cui prescrizioni, potrebbero rendere inconciliabili normativamente le scelte di un Centro Diurno ed una Casa Protetta dentro lo stesso edificio.

Già, perché molti requisiti potrebbero determinare un peggioramento degli standard previsti – sanitari – per le Case Protette e viceversa, fermo restando che tutto appare un gran casotto, dettato dalla voglia di ingordigia, di arroganza e di continuazione di una truffa articolata. Quella che va ben oltre i 30 posti semiresidenziali in questione e che toccheremo da vicino, spiegando ai lettori ed agli operatori della giustizia, come si sviluppa, dove ruba i soldi dei contribuenti e soprattutto dove risiedono le complicità del sistema sanitario, anche in tema di controllo, di verifica e di legittimità.