Scuola di polizia

di Gabriele Carchidi

Premetto subito che non è mia intenzione sminuire la portata dell’operazione Stige della Dda di Catanzaro e del procuratore Gratteri. Non c’è dubbio che sia stato profuso un importante sforzo investigativo e che siano stati raggiunti risultati brillanti. Tuttavia, sarei e saremmo ipocriti se non guardassimo la realtà dei fatti.

Lo spaccato criminale che è stato scoperto non va oltre un livello politico piuttosto modesto e si ferma agli scagnozzi di quella vecchia volpe di Enzo Sculco, che potremmo quasi definire “solito” tanto è sputtanato sotto il profilo giudiziario. Insomma, pesci piccoli o pesciolini rossi per usare un termine che spesso è stato usato quando la bella figlia di Sculco, Flora, ha preso il suo posto dopo la condanna definitiva per concussione dell’ex sindacalista della Cisl. Nicodemo Parrilla, per quanto corrotto e mafioso, non è certo il prototipo del male assoluto e non gestisce proprio milioni di milioni di euro come molti altri personaggi della politica calabrese. Per non parlare del sindaco di Mandatoriccio, che tra l’altro non è neanche in carica dopo lo scioglimento e dei sindaci di Casabona e Strongoli che non sono certo le centrali della corruzione calabrese e dell’ex vicesindaco di San Giovanni in Fiore. Seconde linee, esecutori di ordini, manovalanza per essere buoni.Il livello di corruzione mafiosa e di malaffare dilagante in tutta la Calabria va ben al di là di quello che è venuto fuori e tutti ormai hanno capito che i veri mafiosi sono i politici ma il problema è che sono quasi tutti a piede libero, soprattutto nella “zona franca” di Cosenza. Dove può persino accadere che lo stesso Gratteri venga messo in trappola dai tirapiedi del sindaco truffatore e delinquente che non può arrestare per ordine superiore del Ministero dell’Interno. E che si può addirittura concedere il lusso di riceverlo da guest star nel suo ristorante… pignorato.

Dev’essere anche per questo che un faccendiere della politica come Enzo Sculco può affermare senza tema di essere smentito che “la ‘ndrangheta a Crotone non ha know how. E’ un fenomeno letterario”. E che per arrivare ai livello che lo lambisce ci sono voluti quasi sette anni. Più o meno come la vicenda del Cara di Isola Capo Rizzuto, a pochi chilometri di didtanza. Erano anni e anni che bisognava far qualcosa e che la magistratura dormiva beatamente per ordine della politica.

In sede di commento al maxi blitz, devo confessare di aver sorriso parecchio quando ho letto il comunicato dei grillini, che rivendicano (udite udite) di aver denunciato nientepopodimenoche lo sfruttamento illecito dei boschi della Sila!

Peccato che il M5S non sia andato al di là di una opposizione di facciata nei confronti dell’apparato di Sculco, del quale non ha mai osato fare il nome se non… adesso. Della serie: ci mancherebbe pure! Se il “boss” dà l’ordine di non parlare di mafia o di ‘ndrangheta, non mi pare che i grillini abbiano brillato per coraggio e a poco vale ricordare che tutti gli altri sono collusi fino al buco del culo.

Ma torniamo a Gratteri. Ieri nell’enfasi della conferenza stampa si è inebriato della presenza del generale Del Sette. “Il primo a credere in questo progetto – ha garantito Nicola Gratteri – inviando i primi della classe non nei più bei posti d’Italia ma nelle zone di frontiera, in periferia. Un coraggio che ha motivato gli uomini per raggiungere il risultato di oggi. Un’indagine al contrasto della mafia da far studiare nelle scuole di polizia…”.E qui dal sorriso dei grillini passiamo direttamente alle travolgenti risate perché alzi la mano chi non ha pensato, ascoltando Gratteri in una veste involontariamente comica, alla fortunata serie di film “Scuola di polizia”, dove un’ordinanza del sindaco (che potrebbe essere tranquillamente quello di… Cosenza city!), che elimina ogni selezione per l’ammissione alla polizia, fa sì che una demenziale fauna di sbandati, insoddisfatti, disoccupati e fanatici si presenti per l’arruolamento. E gli addestratori non sono meno folli. Il film, campione d’incassi, è un fuoco di fila di gag riuscite, di personaggi azzeccati e situazioni esilaranti. Che abbiamo visto un po’ tutti e che persino Cristina D’Avena, la regina delle canzoni per i bambini, ha rievocato nella sua fortunatissima sigla con lo stesso nome del film, “Scuola di polizia”. Di solito non richiamo mai i video ma stavolta si può fare un’eccezione… Perché nelle scuole di polizia si dovrebbero studiare le operazioni con le quali si ferma davvero la mafia non la manovalanza.

SCUOLA DI POLIZIA di Cristina D’Avena (https://www.youtube.com/watch?v=i49-IinKypQ)