Serie A, Domenico Berardi tra i top player del 2021

di Eduardo Magarelli

18 gol in un anno solare. 17 nel campionato 2020/2021 in 30 partite disputate, questa stagione già 8 le reti in 17 sfide. Numeri da campione, da giocatore che sposta gli equilibri. Un vero trascinatore, questo è Domenico Berardi a 27 anni. Finalmente maturo e pronto ai più grandi palcoscenici. Finalmente, perché dal 2015 al 2019 il ragazzo si era perso. Un’involuzione che aveva lasciato l’amaro in bocca a tanti e scatenato pesanti critiche di altri. Tutte o quasi indicavano nel carattere di Berardi il suo grande limite. Schivo, silenzioso ma pronto ad esplodere in reazioni di “Cassaniana” memoria. Il bad boy dei primi anni di Serie A, poco prolifico (dalla stagione 2014-2015 a quella 2018-2019 segnò “solo” 24 gol) e ancor meno predisposto al ripiego difensivo, nel 2021 è sparito.

Berardi, il ragazzo di Calabria, nelle ultime due stagioni, oltre ai tanti gol che con continuità ormai trova, ha imparato a sacrificarsi. Una continua spina del fianco per chiunque voglia attaccare la fascia destra del Sassuolo. Non lascia andare nessuno, finendo spesso anche sulla stessa linea dei difensori. Sempre pronto e ben disposto alla ripartenza. Le doti atletiche non si discutono, parliamo di uno dei calciatori più veloci palla al piede del campionato, ma la tecnica è migliorata spaventosamente con il tempo. Sempre i numeri parlano chiaro, non sa solo segnare ma anche regalare meravigliosi assist ai suoi compagni. In metà campionato finora sono già 5 (più 2 tolti in maniera discutibile), numeri stellari che ci si aspetterebbe da Kevin De Bruyne, non da Mimmo Berardi da Bocchigliero (Calabria, Sila, Cosenza). 

La dimensione del calciatore ormai è questa e l’Europeo lo ha confermato. Mancini ha voluto affidarsi a lui inizialmente, lasciando Chiesa in panchina proprio per la capacità di Berardi di saper fare tutto e bene, con disciplina e ordine. La pressione si è fatta sentire nella fase a eliminazione diretta, ma è assolutamente comprensibile per un calciatore ormai completo ma alla seconda esperienza internazionale in carriera (la prima nel 2016 in Europa League).

Molto del merito di questo incredibile upgrade fatto da Berardi ha in Roberto De Zerbi l’artefice. L’allenatore ha cambiato prima l’uomo e poi il calciatore. Lo ha responsabilizzato e messo al centro del progetto. Se inizialmente il lavoro non ha dato subito i frutti sperati, l’alchimia trovata nel tempo ha portato il Sassuolo ripetutamente ad un passo dall’Europa.

Proprio per questa incredibile alchimia con De Zerbi, ma anche con alcuni compagni come Locatelli con cui si trovavano ad occhi chiusi, ha messo in dubbio il suo futuro nel Sassuolo. La partenza di entrambi e la conseguente fine di un ciclo bellissimo ma sfortunatamente non vincente, ha fatto titubare Berardi sulla sua permanenza nel club che lo ha visto crescere da quando ha 15 anni. La voglia di una nuova esperienza, il voler competere per qualcosa di più della metà classifica, le sirene inglesi del Leicester e non solo. Tante buone ragioni, ma nessuna trattativa conclusa, neanche quella con la Fiorentina che ad un certo punto quest’estate sembrava ormai cosa fatta. Ma è rimasto anche questa volta, forse inizialmente intristito ha ripreso da dove aveva terminato l’anno prima: segnando e distribuendo assist col suo favoloso mancino.