Sistema Rende, Angela Napoli: “Chiara collusione tra ‘ndrangheta e politica”

Angela Napoli

In una lunga intervista al sito “Il Dispaccio”, curata dalla collega Francesca Gabriele, Angela Napoli, ex deputato di Alleanza Nazionale, molto conosciuta per le sue battaglie legalitarie, ricostruisce il suo interesse per il “sistema Rende”.

“I riflettori sul “sistema Rende” – afferma Angela Napoli a “Il Dispaccio” – personalmente li ho accesi fin dal novembre del 2007, quando presentai un’interrogazione parlamentare denunziando la speculazione edilizia che imperversava nel territorio di Rende e che era riscontrabile anche da un’attività di delibere, prodotte dal relativo ente locale, che riguardavano, a mio avviso, un eccessivo ed anomalo numero di lottizzazioni, espansioni d’area e variazioni di destinazione d’uso.  

Tra l’altro in quel periodo a Rende alcuni consiglieri, amministratori e dirigenti di quel Comune risultavano contemporaneamente costruttori e, pertanto, sempre a mio avviso, direttamente interessati alle citate delibere consiliari.

Il Pd emanò subito una dura nota contro “l’untore Angela Napoli”, decisamente offensiva, ma che non riuscì a scalfire il mio intento, tanto che nel 2008 alcuni consiglieri comunali di Rende vennero colpiti da avvisi di garanzia. Come lei ben ricorda, nel maggio del 2012, a seguito dell’operazione “Terminator 4” contro la cosca cosentina Lanzino-Ruà, avevo ritenuto di presentare una nuova interrogazione parlamentare per chiedere al ministro dell’Interno l’avvio delle procedure utili ad autorizzare l’invio di una commissione d’accesso presso il Comune di Rende.

L’inchiesta che aveva portato all’operazione “Terminator 4” aveva, infatti, fin dal 2012, evidenziato la capacità della ‘ndrangheta nel controllo del voto e la conseguente determinazione dei risultati elettorali. Furono allora indagati l’ex sindaco Umberto Bernaudo e l’ex assessore Pietro Paolo Ruffolo del Comune di Rende giacché, secondo l’ipotesi dei Pubblici ministeri, all’epoca in cui occupavano le posizioni di sindaco e assessore di quel Comune, avevano finanziato la cooperativa “Rende 2000”, ritenuta in mano di Michele Di Puppo, considerato elemento di spicco della cosca. Nella stessa interrogazione denunziavo anche le assunzioni nel Comune di Rende di presunti noti uomini appartenenti alle cosche della locale ‘ndrangheta.

A quest’interrogazione c’è stato un seguito?

Naturalmente anche questa mia nuova interrogazione non fu gradita, mi diede l’opportunità di avere conferma del fatto, peraltro più che noto, che la politica rendese fosse gestita e, pertanto “agli ordini” dell’ex sottosegretario di Stato, Sandro Principe; quest’ultimo, infatti, incontrandomi alla Camera dei deputati palesò il suo disappunto nei miei confronti per il contenuto della nuova interrogazione presentata.

L’evoluzione è la notizia di questi ultimi giorni che ha portato ad un vero e proprio ciclone su Rende e che ha fatto chiarezza sugli ultimi intrecci ‘ndrangheta-politica in quel territorio. Il Pd si dichiara “sbigottito” di fronte al coinvolgimento dei politici del “calibro” di Sandro Principe e tirano fuori la loro consueta arma del garantismo.

Credo sia giunto il momento di mettere da parte quest’arma ed iniziare a chiamare le cose con il loro “nome e cognome”, cioè “chiara collusione tra ‘ndrangheta e politica”. Per carità, il processo farà il suo corso, ed è giusto che sia così, ma la politica se continuerà ad usare l’arma del garantismo ad ogni costo, pur di fronte ad inchieste come queste, suggellate da intercettazioni e prove, non potrà più parlare di lotta alla ‘ndrangheta.