Sistema Rende, Cavalcanti smaschera i dirigenti di Sandro Principe

Principe e il "pentito" Cavalcanti

La gestione del Bar Colibrì di Rende, quello assegnato ad Adolfo D’Ambrosio e alla moglie, è l’esempio calzante del “Sistema Rende” ed è uno dei (tanti) motivi che ha portato Vittorio Cavalcanti a sganciarsi dall’abbraccio di Sandro Principe, a dimettersi e a denunciare tutto ma proprio tutto alla DDA. 

IL BAR COLIBRI’

Francesco Raimondi, all’epoca dirigente del Comune di Rende – Settore Appalti e Contratti – aveva informato Sandro Principe, all’epoca sindaco, che Robertina BASILE, moglie di Adolfo D’Ambrosio, era l’unica partecipante alla gara evidenziando perplessità sulla riconducibilità del bar al marito, soggetto ritenuto notoriamente appartenente alla criminalità organizzata ma Sandro Principe, nonostante tali circostanze, aveva disposto al Raimondi di aggiudicare la gara.

Sandro-Principe

C’era un patto elettorale tra Sandro Principe e Adolfo D’Ambrosio: niente pagamento dei canoni di locazione da parte del Comune alla Basile poiché tali canoni sarebbero stati poi scontati attraverso delle asserite opere di miglioria ai locali del bar.

Da un documento datato 2 dicembre 2008 e a firma di Roberta Basile è emerso come quest’ultima avesse sollecitato il sindaco Bernaudo a procedere all’operazione di scomputo dei canoni evidenziando che fosse oggetto di un accordo.

Tale circostanza è stata riferita inoltre da Vittorio Cavalcanti: “La dirigente Daniela Bernardo mi riferì che i dirigenti e quindi anche lei stessa del Comune di Rende, allorché era sindaco Bernaudo, si erano determinati a procedere alla predetta compensazione poiché vi erano state disposizioni in tal senso da parte del sindaco Bernaudo medesimo, il quale, a dire della dirigente, avevano preso accordi con il D’Ambrosio medesimo. Sulla scorta delle sollecitazioni dell’allora sindaco Bernaudo, i dirigenti dell’epoca e quindi anche la stessa Bernardo avevano dovuto procedere alla predetta compensazione pur non essendo d’accordo con riguardo alla legittimità dell’operazione. Tutto ciò mi fu riferito dalla dottoressa Bernardo”.

L’operazione di “scomputo” veniva effettivamente riconosciuta e concessa con provvedimento congiunto a firma del responsabile Raffaele Giraldi e del funzionario Daniela Bernardo, richiamando altro provvedimento dell’Ufficio Tecnico, redatto congiuntamente dal dirigente Gianfranco Sole e dal funzionario Francesco Minutolo circa la congruità del calcolo riportato nelle fatture dei lavori, peraltro mai verificati, e il prezziario regionale.

E’ ancora Vittorio Cavalcanti che spiega il meccanismo.

“In buona sostanza, la proprietà del bar, non solo non aveva pagato i canoni di locazione per diversi anni, anzi se mal non ricordo, non li aveva mai pagati, ma addirittura pretendeva che tale debito venisse compensato con un asserito credito vantato nei confronti del Comune di Rende, per l’esecuzione di lavori di miglioria.

Rappresento che tale operazione di compensazione debito-credito era già avvenuta ed avallata dal Comune di Rende, nella vigenza del mandato Bernaudo. Credo che la determina sia stata firmata dall’ingegnere Sole, in qualità di dirigente del settore dei Lavori pubblici. Viceversa, allorquando io ricoprivo il ruolo di sindaco, mi opposi fermamente a tale operazione di compensazione. La mia opposizione era motivata innanzitutto dal fatto che eventuali lavori su un bene pubblico, qual era il “Colibrì” andavano previamente autorizzati, e monitorati, per verificare la veridicità e la corrispondenza dei lavori asseverati nelle fatture con quelli effettivamente eseguiti, anche per verificare la ditta esecutrice dei lavori. Inoltre, addirittura, si arrivava a chiedere la compensazione di canoni superiori a quelli maturati alla scadenza. Sulla scorta delle mie nette disposizioni in senso negativo, la Bernardo non autorizzò l’operazione, anzi chiese loro i canoni”.

E così la dirigente Daniela Bernardo non solo non autorizza l’operazione ma firma una relazione (in possesso della DDA) nella quale vengono riportate tutte le irregolarità e le incongruenze riscontrate ai tempi della giunta Bernaudo circa il permesso a costruire rilasciato, lo scomputo dei lavori riconosciuto e la mancanza di adeguamento del canone di locazione in ragione della maggiore superficie di suolo ottenuta arbitrariamente.

Dall’insieme degli elementi emersi, appare evidente come l’affidamento del bar Colibrì e il successivo riconoscimento dello scomputo per le migliorie dell’esercizio pubblico erano oggetto dell’accordo tra Adolfo D’Ambrosio e Sandro Principe a fronte dell’impegno elettorale promesso.

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Principe era a conoscenza al corrente interesse del D’Ambrosio all’assegnazione della gara d’appalto e che la moglie Robertina Basile fosse l’unica concorrente. Aveva quindi dato mandato al dirigente Raimondi di procedere comunque all’assegnazione del bar nonostante avesse appreso dell’interessamento del D’Ambrosio. 

Il sindaco Bernaudo, nonostante fosse a conoscenza dello scomputo, disponeva alla dottoressa Bernardo e agli altri dirigenti di provvedervi perché così si era accordato col D’Ambrosio. E tutti sapevano che Bernaudo eseguiva soltanto gli ordini di Principe.

I lavori, qualora effettivamente eseguiti ma comunque computati nella riduzione del canone, erano illegittimi; la caratura criminale del D’Ambrosio era ben nota in città ed anche al Comune di Rende sia nel 2002 che negli anni seguenti e, con l’amministrazione del sindaco Cavalcanti, dal 2011, il D’Ambrosio non otteneva più alcuna concessione o favore in relazione alla gestione del bar Colibrì. 

E’ del tutto evidente che molti dirigenti del Comune di Rende sono indagati dalla DDA. Sicuramente quelli citati in questo articolo ma ce ne sono anche altri. Che passeremo in rassegna molto presto.