Sorical, sperpero senza fine: consulenze a volontà ai Cirò boys e agli amici della paranza

La pandemia del Covid-19 prima, ed in possibili fondi del PNRR dopo, rimettono in pista quei mostri giuridici che sono le società miste dove la regione Calabria detiene quote importanti e riportano indietro le lancette delle cosiddette “liquidazioni” volontarie, perché tutto ritorna utile nella gestione delle spartizioni, quello che una volta si definiva codice Cencelli, potendo così dire: “scusate ci siamo sbagliati!”

Sul piatto balla qualche miliardo di euro, certamente non bruscolini ed il profumo dei soldi restituisce la fede a tutti, senza distinguo di colore e di congregazione, perché è il popolo dei fedeli e non, che ritorna a recitare il Padre Nostro: “rimetti a noi i nostri debiti e pure quelli della Sorical”. La preghiera diventa un inno al profitto, quello che nel caso specifico lo continuano a pagare i calabresi dove la differenza di fede non ha valore: privatizzare il profitto e pubblicizzare il debito.

Sorical è la società mista che gestisce le risorse idriche calabresi e dove la regione Calabria detiene la quota di minoranza con una percentuale che oscilla intorno al 45% del capitale. Ma, Sorical oltre ad essere il “carrozzone” tipico della politica che fa affari è tecnicamente una società in liquidazione volontaria, così come stabilito dall’Assemblea dei soci nel 2012 a fronte di un esposizione debitoria di circa 380 milioni di euro.

La strada della liquidazione è lunga ed in quasi dieci anni non ha prodotto effetto, vuoi per una volontà diffusa nella politica di rallentare la soppressione volontaria della gallina dalle uova d’oro, quella che fa coccodè alla pletora di consulenti sempre pronti dietro la porta; vuoi perché sulla società gravano prodotti tossici, i famosi derivati che complicano il percorso e che ci riportano a vecchie storie di esperimenti finanziari con i soldi dei calabresi, come avvenne con Fincalabra. C’è tuttavia un altro aspetto che mette al riparo il “clan” di Sorical e che ha radice nella ricca Italia padana, dove hanno sede i grandi studi della finanza internazionale, quella che colonizza un “bene” pubblico con la stessa disinvoltura della peggiore storia coloniale del Novecento.

In questo quadro, tutto di interesse politico, resiste un dato consolidato, almeno secondo le fonti ufficiali Sorical: la diminuzione dell’esposizione debitoria e la moltiplicazione in termini esponenziali delle “consulenze”, le parcelle d’oro al pari della gallina.

Per una società che è in liquidazione volontaria il dato in controtendenza oltre al lievitare delle “consulenze” a targa politica, c’è la moltiplicazione delle spese per il personale, la cui crescita appare inarrestabile anche perché alla fine, quando la regione Calabria dovrà definire la revoca della liquidazione “truffa”, i soldi li metteranno sempre i calabresi, che verranno ulteriormente defraudati con la nascita di una nuova società, la nuova Sorical risanata con il sangue abissino di terra calabra e, magari rimessa sul mercato a vantaggio delle sanguisughe “verde” padano che stanno attualmente manovrando il ricambio.

L’ammodernamento della rete idrica calabrese passa dai fondi del PNRR, il gruzzolo di qualche miliardo di euro che la politica “colonizzata” in Calabria sa bene di dover gestire ed orientare. Il manutentore del contatore idrico calabrese è l’avvocato Cataldo Calabretta, nominato il 4 settembre 2020 commissario liquidatore della Sorical, esponente dei Cirò boys di verde padano vestito e vice coordinatore regionale della Lega.

Il ticket è staccato ed il tandem Lega-Sorical è in cammino, favorito anche dalla prematura morte di Jole Santelli avvenuta il 15 ottobre 2020, spianando l’orizzonte ai Cirò boys con la garanzia del facente funzioni Nino Spirlì. Così la moltiplicazione delle consulenze diventa il miracolo di Cana in terra di Calabria, che offende l’originale di biblica memoria e che incrocia le necessità ed i bisogni dei protetti di Cataldo Calabretta, colui che si presenta come il risanatore senza averci ancora capito una cippa!

Ci sono delle verità che vanno dette e che resistono come un monolite. Il tanto decantato bilancio 2020, molto in termini mediatici, che si è chiuso per Sorical con un risultato attivo di 500 mila euro non è un prodotto Calabretta, nonostante la sua fretta di piantare le bandierine. E’ semmai, visto che l’avvicendamento è avvenuto il 4 settembre 2020, il frutto del lavoro dell’ex commissario liquidatore Baldassare Quartararo, dimessosi alla fine del 2020 dopo aver portato a conclusione il documento contabile che in modo immorale Calabretta vorrebbe sottoscrivere.

Se così fosse, come dice Cataldo Calabretta, e così non è, allora bisognerebbe spiegare perché è stato liquidato all’ex commissario Quartararo una buona uscita di 300 mila euro? Anche perché se l’attività di Quartararo è stata disastrosa in termini di gestione, liquidare un benefit importante espone l’attuale governance ad un rischio penale, già perché non si liquida un importo importante a chi ha prodotto danni alla società con la sua gestione… C’è peraltro da dire che il risultato di gestione della Sorical sul bilancio 2020, dove la Lega e Calabretta vogliono mettere il vessillo, non nasce da una bontà individuale, ma semmai dai fondi messi a disposizione dallo stato ai comuni calabresi per il pagamento dei debiti pregressi sulle forniture idriche.

Il vero risultato da osservare sarà quello del 2021, capiremo se è una dirigenza ignorante a consegnare alle tasche dei calabresi il disastro, nato e cresciuto dallo sperpero delle consulenze, quello che nei fatti è uno scambio politico-elettorale firmato da Cataldo Calabretta. Uno per tutti la consulenza conferita al suo amico, l’avvocato Perrotta di Roma che costa alle casse della Sorical e dei calabresi, per compensi e spese di viaggio circa 100 mila euro. Non mancano fra i beneficiati i Cirò boys e gli amici del commissario liquidatore, l’ing. Campana Francesco, l’avv. Liotti Anna, il commercialista Panzera Saverio e Quattromani Francesco ed altri che verranno fuori come i tartufi della patria padana.