Sposarsi a Cosenza: un vero e proprio business per la chiesa

Il sogno che si realizza, il giorno più bello della vita di una coppia, ma è anche il più costoso. Sposarsi, ormai è diventato un vero e proprio lusso. Ci vogliono circa 30mila euro, dicono le statistiche (per essere precisi si sfiorano i 50mila euro al Sud e ci si trattiene intorno ai 30mila al Nord). Cifre da capogiro. Oltre la metà del budget se ne va solo per pranzo e location, poi ci sono gli abiti, i fiori, le foto, la musica e tanto altro.

Ma è anche nell’atto vero e proprio, atto civile e religioso che gli sposi devono investire. Sempre più coppie, oggi, scelgono di sposarsi solo con rito in Comune, ma quanto costa? Non di meno le Chiese, con richiesta di “offerte libere” che vanno dai 200 euro in su. Forse è proprio per questo che ogni anno c’è un calo di matrimoni, mentre aumentano le convivenze e i divorzi.

In Italia, infatti, negli ultimi 2 anni, si è registrato un calo dell’8%, ovvero quasi 40mila nozze in meno. Perché dietro il matrimonio, ormai si sa, c’è un vero e proprio business.

L’atto civile viene celebrato davanti all’Ufficiale di Stato Civile presso la sala messa a disposizione dal Comune, a Cosenza simile ad un piccolo ufficio ma, come si dice in questi casi, l’importante è pronunciare il sì e, in più, non vi sono spese per il luogo (solo quelle relative alla pubblicazione).

Se si decide di sposarsi in chiesa, il discorso cambia e il portafoglio si svuota. Le chiese applicano dei veri e propri tariffari che variano dai 200euro a salire. Senza considerare che alcune di queste vanno prenotate, proprio come una sala ricevimento, almeno un anno prima delle nozze.

Visto che chi si sposa in Chiesa è credente e dà quindi al matrimonio un valore morale, più che materiale, dovrebbe lasciare l’offerta che ritiene più congrua, ma in realtà non funziona così.

A Cosenza ci sono proprio le voci per la spesa: 100 euro per la pulizia della chiesa, 50 euro se si desidera il tappeto rosso, offerta al parroco che celebra il matrimonio che è “libera” (ma solitamente viene richiesta a partire da 150 euro).

Inoltre in alcune chiese della città bruzia, viene richiesto obbligatoriamente di lasciare gli addobbi floreali dopo la cerimonia (pagati dagli sposi, per i quali hanno speso un bel gruzzoletto), che non possono assolutamente prelevare a fine cerimonia pur essendo di loro proprietà. E’ severamente vietato, poi, utilizzare musica registrata; ci si deve avvalere obbligatoriamente di un coro o musicisti singoli, ma in ogni caso non si può risparmiare con musica “fai da te”. In alcune chiese se si vuole usare l’organo durante la cerimonia di nozze manca poco che bisogna fare richiesta in carta bollata, quindi ci si serve del musicista della parrocchia, pagando ovviamente il suo servizio a parte.

Verrebbe allora da domandarsi, ma date tutte le spese, la chiesa rilascia una fattura? Ovviamente no, ironizziamo, ma vogliamo sottolineare che il matrimonio non può essere un investimento per la chiesa (anche se pare proprio così).

Lo stesso Papa Francesco dichiarò: “Dio non ha niente a che vedere con i soldi e la chiesa non può essere affarista. Ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente. E chiese anche di avere il coraggio di denunciare “in faccia al parrocoil traffico di soldi in parrocchia.Una volta, appena sacerdote, – riferì il Papa – io ero con un gruppo di universitari, e voleva sposarsi una coppia di fidanzati. Erano andati in una parrocchia: ma, volevano farlo con la messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: ‘No, no: non si può’. ‘Ma perché non si può con la messa? Se il Concilio raccomanda di farlo sempre con la messa’. ‘No, non si può, perché più di 20 minuti non si può’. ‘Ma perché?’. ‘Perché ci sono altri turni’. ‘Ma, noi vogliamo la messa!’. ‘Ma pagate due turni!’. E per sposarsi con la Messa hanno dovuto pagare due turni. Questo è peccato di scandalo“.

A Cosenza, invece, funziona così: chi ha soldini può sposarsi in chiesa, chi non può si accontenta della stanza-ufficio del Comune, per lo meno risparmia!

Valentina Mollica