Tamponi e quarantene. Palazzo Chigi, cresce la confusione sul cosa fare o non fare

(DI ALESSANDRO MANTOVANI E ANDREA SPARACIARI – Il Fatto Quotidiano) – Doveva essere il decreto della chiarezza, la regola immediatamente comprensibile per contrastare la diffusione di Omicron senza bloccare il Paese. Invece, quello entrato in vigore il 30 dicembre è ancora un soduku. E di quelli difficili. A complicare ulteriormente le cose, la successiva circolare del ministero della Salute, che avrebbe dovuto chiarire alcuni aspetti oscuri del decreto (come il concetto dell’“autosorveglianza” per i “contatti stretti”, introducendone la durata) ma ha aumentato la confusione. Sì, perché decreto e circolare si sono rivelati in contraddizione su alcuni punti. In particolare sulle norme circa gli obblighi del contatto con positivo asintomatico con tre dosi o con seconda meno di 120 giorni o guarito: ci vuole un tampone per essere “liberi”? E dopo quanti giorni lo si dovrebbe fare? A norma di decreto gli asintomatici con tre dosi (o con seconda da meno di 120 giorni e i guariti) devono sottoporsi a un tampone per uscire dall’autosorveglianza; la circolare, invece, lo prevede solo per chi diventa sintomatico.

Cerchiamo di fare chiarezza, partendo dalla questione contatti stretti: “I contatti stretti asintomatici – dichiara il ministro della Salute Roberto Speranza –, se boosterizzati , con due dosi o guariti da meno di 120 giorni non devono fare la quarantena, ma solo 5 giorni di autosorveglianza e 10 giorni di mascherine Ffp2. Non c’è obbligo di tampone negativo in uscita, se non hanno mai avuto sintomi”.

Se hanno avuto sintomi, invece, devono sottoporsi subito a un tampone molecolare o antigenico e farne un secondo entro 5 giorni “dall’ultimo contatto col positivo”. Da ciò si evince che il tampone al 5° giorno va fatto solo dai contatti con sintomi che al 1° tampone siano risultati negativi, perché se positivi al primo, rientrano nella categoria dei positivi tout court.

Ciò che resta ancora nel limbo è il concetto di “ultimo contatto” col positivo. Per esempio: i membri negativi di una famiglia convivente con un positivo, quando hanno avuto l’ultimo contatto? A norma di legge, l’ultimo contatto si ha quanto questo si negativizza, e da allora dovrebbe partire il conteggio dei 5 giorni di autosorveglianza. In realtà, l’interpretazione data fino a ora è che i contatti stretti iniziano il periodo di autosorveglianza dalla pubblicazione del decreto. Liberi tutti, insomma.

Le consuete Faq del ministero non risolvono granché. Il contatto con due dosi da più di 120 giorni e che ha comunque un green pass rafforzato valido, se asintomatico, deve effettuare la quarantena di 5 giorni con obbligo di un test molecolare o antigenico negativo al quinto giorno. Per i non vaccinati (o chi ha una sola dose), o abbiano avuto la seconda da meno di 14 giorni, la quarantena resta di 10 giorni dall’ultima esposizione, con obbligo di test molecolare o antigenico negativo al decimo giorno.

Nuove norme anche per l’isolamento dei positivi: per gli asintomatici (o asintomatici da almeno 3 giorni), con tre dosi/ciclo vaccinale completato da meno di 120 giorni, il periodo di isolamento dura 7 giorni e deve essere concluso con test molecolare o antigenico.

I sintomatici, invece, devono sottoporsi a un isolamento di 10 giorni, che deve essere sempre concluso con un tampone antigenico o molecolare.

Per ottenere il green pass da guarigione quindi è sempre necessario un tampone antigenico o molecolare negativo. Una necessità che andrà a gravare sulle strutture già in crisi delle regioni. L’iter prevede che la struttura sanitaria che effettua il tampone debba inviarne l’esito alla piattaforma nazionale, mentre il cittadino deve mandarlo al medico di base. A quel punto, il medico di base emetterà un Certificato di guarigione, provvedendo allo sblocco del green pass sulla piattaforma nazionale. Finita la non certo semplice procedura, il nuovo green pass (scaricabile attraverso la App Io) sarà inviato al paziente.