Tangenti Anas, Salerno-Reggio e Waterfront: chi è Giovanni Fiordaliso

Se l’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri con l’operazione Waterfront del maggio 2020 aveva “collezionato” il quarto arresto, l’ex funzionario dell’Anas (sospeso comunque dal servizio dal 2017) Giovanni Fiordaliso lo segue a ruota: quello di allora era il terzo al quale si aggiungeva anche un avviso di garanzia per l’operazione “Dama Nera”, poi un maxisequestro beni nel 2021 (http://www.iacchite.blog/reggio-sequestro-beni-per-700mila-euro-a-ex-funzionario-anas-da-tempo-nel-mirino-della-dda/) e oggi la conseguente confisca (https://www.iacchite.blog/reggio-immobili-e-orologi-di-lusso-sequestrati-allex-funzionario-anas-fiordaliso/).

Fiordaliso, quando era direttore del Centro manutenzione del tratto autostradale Serre-Mileto-Rosarno ma anche dirigente del lotto di ammodernamento del tratto incriminato, dove si sono registrati gravissimi incidenti, era la figura-chiave dell’operazione “Strada facendo” del 2017 della procura di Vibo Valentia sulla maxi truffa da quasi 13 milioni di euro per i lavori sul tratto Serre-Mileto-Rosarno dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Con lui, ovviamente, anche il responsabile unico del procedimento di ammodernamento del tratto Consolato Cutrupi, 46 anni, che figurava tra gli arrestati.

Nell’elenco degli arrestati del 3 aprile 2017 c’erano anche Vincenzo De Vita (45 anni), direttore operativo “qualita’ materiali”, residente a Tropea (Vv); Salvatore Bruni (41 anni), direttore operativo-contabile, di Catanzaro; e Antonino Croce (37 anni). geometra, ispettore di cantiere, di Palermo.

Misure interdittive per le aziende “Cavalleri Ottavio Spa”, “Cavalleri Infrastrutture Srl” e “Vgf Unipersonale Srl”. Secondo l’accusa, nel tratto autostradale fra gli svincoli di Serre, Mileto e Rosarno sarebbe stata messa in piedi una truffa attraverso una serie di falsi ideologici riguardante sia il materiale usato per i lavori sia i mancati controlli.

I COLLEGAMENTI CON LE ALTRE INCHIESTE

Ma era chiaro a tutti che ci fosse un filo rosso che collegava tre grandi indagini delle procure calabresi rispetto all’Anas, questo immenso carrozzone politico-massonico-mafioso, che si inserisce a tutti gli effetti nel calderone di ‘ndrangheta e appalti.

Le tre inchieste sono “Dama nera”, “Strada facendo” e “Cumbertazione-5 lustri”.

La DDA di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Cumbertazione-5 lustri”, a gennaio del 2017, appena tre mesi prima, aveva già arrestato il funzionario dell’Anas Giovanni Fiordaliso, in quel caso nella qualità di direttore dei lavori per la realizzazione dello svincolo di Rosarno dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ed aveva fatto accendere la lampadina a molti osservatori.

Giovanni Fiordaliso, in cambio di utilità indebite da parte della famiglia Bagalà – consistite in soggiorni gratuiti a Taormina e Firenze e nel regalo di orologi Rolex – forniva a Francesco Bagalà informazioni riservate nonché il format del file Anas con il relativo logo. In virtù di tali elementi i professionisti di fiducia di Bagalà compilavano la “relazione riservata del direttore dei lavori” che veniva fatta propria dal Fiordaliso con l’apposizione della propria firma.

Lo stesso Fiordaliso, inoltre, secondo quanto scriveva la Procura, si attivava ripetutamente per favorire le imprese dei Bagalà.

LA DAMA NERA

La madre di tutte le inchieste sull’Anas è la cosiddetta operazione “Dama nera” messa a segno dalla procura di Roma, che nell’ottobre 2015 aprì i riflettori sul mondo degli appalti pilotati a favore della onorata società e che portò all’arresto della donna-chiave di tutti questi traffici, Antonella Accroglianò, da Rossano, condirettore generale dell’Anas per il settore tecnico amministrativo, capo compartimento, definita dagli inquirenti appunto la Dama nera. Che ormai collabora da tempo con la magistratura e le forze dell’ordine. e che dopo l’arresto ha riempito decine di verbali ai pm della Procura di Roma che indagano sugli appalti dell’Anas.

Luigi Meduri e la “Dama nera”

Dalle risultanze di questa inchiesta, nel maggio 2016, nell’ambito dell’inchiesta “Strada facendo”, la procura di Vibo Valentia, che aveva sequestrato il tratto dell’autostrada compreso tra gli svincoli di Mileto e Rosarno per una serie impressionante di incidenti, apprese che la Dama nera era coinvolta in una vicenda delicatissima. Era inserita nella commissione di collaudo per un’opera pericolosissima per l’incolumità di tutti.

Secondo la procura di Vibo Valentia, contrariamente a quanto scritto dalla commissione di collaudo, le opere realizzate sull’A3 nel tratto fra Mileto e Rosarno, non sono idonee a garantire la sicurezza dei luoghi, già raggiunti dalle acque del fiume Mesima, nè quelle delle persone e delle attività prospicienti.

Lavori eseguiti in difformità del progetto originario risalente al 1999 mentre l’aggiornamento, corredato da uno studio idraulico, non è stato sottoposto al parere dell’Autorità di bacino. Lavori che riguardano un tronco della Salerno-Reggio nel tratto compreso tra Mileto e Rosarno, con ben quattro viadotti sul fiume Mesima. Viadotti che galleggiano sul nulla o meglio i cui piloni affondano nell’alveo del fiume e sono a rischio scalzamento.

E sulla vicenda le storie sono diverse a seconda di chi le racconta: la ditta appaltatrice, la commissione di collaudo in cui compare la Dama nera dell’Anas, gli investigatori e la stessa Anas.

“… Nel mare della terra di mezzo tra il Vibonese e Rosarno, dove vigono le leggi della Repubblica delle banane – scriveva all’epoca la Gazzetta del Sud -. Perché se nella nota canzone Banana Republic erano gli americani a sbarcare, tra Vibo e Rosarno a sbancare terreno e fare nuovi tracciati seguendo la logica del profitto e non quella delle regole sarebbe stata la ditta appaltatrice (l’Ati Cavalieri Ottavio-Codex) per truffare non la malinconia bensì un ente pubblico, l’Anas…”.

Insomma, c’è incongruenza tra quanto emerso e quanto formalmente cristallizzato nei documenti acquisiti e analizzati dai consulenti del pm.

Nel 2011 una commissione di collaudo fu nominata per i lavori di ammodernamento del Tronco 3 – Tratto II Lotto III dell’A3. A comporla l’ingegnere Giuseppe Fiammenghi (presidente), l’ingegnere Lelio Russo e la dottoressa Antonella Accroglianò ovvero la Dama nera. Proprio lei. All’epoca ha dichiarato di aver ricevuto mazzette da decine di imprenditori, facendo nomi e cognomi e chiamando in causa anche politici. A partire da Gigi Meduri con una serie di situazioni assai imbarazzanti per il presidente Oliverio, il quale era pronto a piazzare suo fratello Galdino alla presidenza di Fincalabra. Sempre rigorosamente sull’asse della “cupola” Reggio Calabria-Cosenza.

Ma torniamo alla commissione di collaudo, che rilasciò un certificato di collaudo statico provvisorio per le opere insistenti sul tratto in esame.

Eppure, l’Anas ha proprio recentemente ribadito di non aver presentato alcun programma per la messa in sicurezza e mai alcun parere per i lavori di ammodernamento tra gli svincoli di Mileto e Rosarno. Così come Salvatore Siviglia, segretario generale dell’Autorità di Bacino.

Ci dev’essere una spiegazione.

Intanto, tra gli indagati dalla procura di Vibo Valentia c’era anche Giovanni Fiordaliso, lo stesso direttore dei lavori, che a distanza di meno di un anno, viene arrestato nell’ambito di “Cumbertazione” e anche nell’operazione di aprile 2017 perché evidentemente era il referente dei clan reggini e molto probabilmente viene chiamato in causa dalla stessa Dama nera. E così si arriva all’ultimo atto, l’operazione Waterfront.

Le attività investigative hanno certificato lo stabile rapporto corruttivo insistente tra il funzionario dell’A.N.A.S. Compartimento di Reggio Calabria, Ing. Giovanni FIORDALISO e il noto imprenditore Domenico GALLO – dominus di numerose società fornitrici di bitume e calcestruzzo – finalizzato alla frode nell’esecuzione di svariati contratti di fornitura (che celavano tra l’altro subappalti non autorizzati), nonché svariati lavori in regime di somma urgenza indebitamente affidati ad imprese riconducibili al GALLO – per un valore complessivo pari a 3,5 milioni di euro – nell’ambito di n. 4 gare per lavori di ammodernamento di tratti dell’Autostrada A2 Salerno – Reggio Calabria, indette – tra il 2009 e il 2016 – da A.N.A.S. S.p.a. – ricevendo da costui beni di lusso, altre indebite utilità e promesse di incarichi redditizi nelle sue imprese.

Al riguardo, è emerso che, per il tramite delle imprese a lui risultate riconducibili, e con l’ingerenza del FIORDALISOGALLO Domenico ha potuto effettuare forniture di bitume in diversi tratti autostradali della SA-RC, attraverso contratti di subfornitura o nolo a caldo e nolo a freddo che celavano, in realtà, subappalti non autorizzati e utilizzando materiali di qualità inferiore rispetto ai parametri imposti dai capitolati di appalto.

Nel dettaglio, a fronte delle utilità derivanti dalle omissioni poste in essere da FIORDALISO Giovanni, il citato imprenditore – tra l’altro – attraverso bonifici bancari recanti quale causale la retribuzione per prestazioni di lavoro mai effettuate – faceva percepire somme di denaro, per circa euro 94.000, a DE GIUSEPPE Caterina coniuge del predetto funzionario A.N.A.S. alla quale sono state contestate operazioni di riciclaggio volte ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro ricevuto.

L’Anas dal canto suo precisa che “l’ex funzionario Anas Giovanni Fiordaliso, coinvolto nell’inchiesta, già dal mese di febbraio del 2017 non è più in servizio. In quello stesso anno, a seguito delle indagini scaturite dall’inchiesta c.d. “Cumbertazione”, seguì l’immediata sospensione dal servizio disposta da Anas, che si è costituita parte civile nel procedimento penale per il risarcimento dei danni subiti. Anas, ferma restando la doverosa collaborazione con gli organi inquirenti, è impegnata costantemente nell’azione di contrasto alle condotte illecite che ledono l’immagine dell’Azienda e di tutti i dipendenti onesti”.