Tirreno Cosentino, (mala)sanità sempre più indecente: l’Odissea del ragazzo di Santa Maria del Cedro

di Saverio Di Giorno

C’è un tempo per ogni cosa, si dice all’incirca in questo modo. Bisogna aspettare che sia il momento giusto per prendere una decisione, per fare un cambiamento. E qualunque cittadino calabrese sa perfettamente tutto questo e sa anche qual è questo tempo giusto: le elezioni. Sotto elezioni si può azzardare e chiedere qualsiasi cosa: licenze, capannoni, posti. Ci si può persino ammalare. E come mai questo ragazzo di Santa Maria del Cedro e alla sua famiglia gli è venuto in mente di chiedere aiuto senza che ci fossero le elezioni nella sua cittadina? Se si fosse ammalato a Tortora o a Cetraro o in altri paesi al voto, forse era già diverso, ma non sapeva che non avrebbe trovato porte aperte ad ascoltarlo? Non solo a lui, ma nemmeno al sindaco Vetere che di recente ha vuotato il sacco in una diretta infuocata nella quale non ha risparmiato nessuno.

La storia ripete un copione già visto e raccontato migliaia di volte. È da circa un mese e mezzo che le vicende di questo ragazzo vanno avanti facendosi via via sempre più urgenti e volendo anche più gravi. In sostanza necessita di un TSO. Per avere questo trattamento è necessaria la richiesta del medico curante che poi deve essere convalidata dal CIM (centro igiene mentale). Quest ultimo non ha ritenuto il trattamento necessario, ma intanto le cose sono andate avanti con episodi che hanno messo la famiglia in difficoltà incapace di gestire e proteggere sia chi era malato sia gli altri dovendosi adoperare con soluzioni improvvisate, magari dolorose. Più volte la famiglia e il sindaco provano a contattare sia l’ospedale di Cetraro che il CIM. Il telefono suona a vuoto e gli squilli cadono nel vuoto.

Bisogna parlare direttamente con i “piani alti”, con i responsabili, viene contattato personalmente il dott. Ordine che impone una verifica sul territorio e finalmente viene firmato questo TSO. Ma per ora siamo solo entrati a Troia, per espugnarla e tornare a casa Ulisse impiega altri 10 anni e qui si fa impallidire anche Omero. Il 118 arriva, dopo circa due ore riferisce il sindaco. Purtroppo occorre fare prima il tampone, ma purtroppo per un motivo e per l’altro che sia il cambio turno o la mancanza di disponibilità non si riesce ad avere questo tampone. Tocca tornare indietro. A quel punto è il comandante dei carabinieri che si adopera per custodire il paziente, anzi l’aspirante paziente in attesa di questo tampone. Sono costretti a fare marcia indietro perché occorre un provvedimento ad hoc e una pattuglia che segue l’unità medica. Inutile dire che la burocrazia è un’utile alleata del sistema e pare essere scientemente progettata in maniera tale che le cose possano andare avanti solo grazie ad agganci, amici, strette di mano e sorrisi confidenziali. O post. Il sindaco decide di pubblicare un post. La fortuna (questa dea che viene il dubbio che tanto bendata poi non sia) vuole che proprio dopo il post su facebook, arrivi una chiamata dall’ospedale che apre le porte a questo ragazzo.

Questa è solo una delle tante storie. Tutte simili. Sembra di raccontare le storie delle grandi marce o di grandi avvenimenti dove, a studiarle, le varie storie individuali di cittadini o soldati finiscono tutte per assomigliarsi un po’ eppure ognuna meriterebbe il suo spazio di luce perché ognuno è un meraviglioso e drammatico universo. Allo stesso modo la storia personale di tante persone finisce per coincidere con quella universale di questa terra e sembra di vedere nelle esperienze di questa famiglia quella della Calabria che costringe i suoi figli in soluzioni drastiche perché incapace di fare diversamente. Ma al contempo ogni storia è universale in sé: di incontri, di valori e di miserie; di chi decide di lasciar perdere, mettere giù la cornetta e chi invece ci perde qualche notte di sonno. Questi sono incontri che ad un bivio fanno prendere la strada della speranza e non quella della disillusione. Non è una storia conclusa perché non è detto che poi queste cure bisognerà andare a cercarsele altrove, fuori regione magari.

Ma questi incontri, questi piccoli sentieri di umanità tra le macerie delle istituzioni, queste singole persone devono far anche pensare che uno Stato può dirsi tale se il suo sistema di welfare, di sussistenza esiste e si sorregge nel suo complesso perché altrimenti cosa succede quando cambiano le persone? Forse questa storia brucia ancor di più proprio per il suo tempismo: in contemporanea alle elezioni. Mentre non si riusciva a compiere il tragitto da Santa Maria a Cetraro, altrove, nelle cittadine vicine e in campagna elettorale si muovevano i componenti della regione e in altre si dicevano vicine ad alcuni sindaci candidati. Come è possibile? Chiaro che non è solo un problema della Santelli, ma dell’affossamento del sistema sanitario nessuno può dirsi esente dalla sinistra (che con le cliniche private ci sguazza a braccetto con gli altri), ai cinque stelle, alla destra. Non è un attacco generalizzato e inconcludente alla politica, è la politica, questa politica, che attacca i cittadini ed è qualunquista.