(di Paolo Ansovini)
Il mondo delle cronoscalate è in lutto. All’età di 85 anni è scomparso Domenico Scola, uno degli artefici primari di una specialità che lo ha visto protagonista sulle vette di tutta Europa per oltre 50 anni. Don Mimì, così era soprannominato Scola, ha vissuto la sua lunga vita inseguendo quella passione che lo ha reso celebre in ogni competizione dove è riuscito a gareggiare. Lo ha fatto fino all’ultimo, fino a quando nel 2012 ha messo fine ad una carriera ineguagliabile che rimarrà nella storia della velocità in montagna.
Scola e la sua grande passione, tramandata ai figli Carlo ed Emilio, fino al suo nipote predilettto Domenico jr., era arrivato anche alla Coppa Carotti, una delle sue gare preferite, vinta nel 2001 alla veneranda età di 71 anni dopo oltre trenta partecipazioni.
Scola al Terminillo ci veniva sempre molto volentieri, conosceva il percorso come le sue tasche e gli piaceva far scorrere le sue innumerevoli Osella lungo un tracciato tra i più competitivi e impegnativi del circo delle cronoscalate. Non è mai stato importante il risultato quanto arrivare fino in fondo col divertimento, col sorriso e con la battuta sempre pronta così come, proprio nell’anno del suo trionfo al Terminillo, apostrofò un giornalista che gli chiese se avesse paura delle piante che costeggiavano la pista. Don Mimì non si scompose rispondendo che lui quelle piante le aveva viste crescere e non poteva averne paura!
La testimonianza più toccante giunge proprio da Emilio, uno dei figli di Scola, che al telefono ci ha voluto confermare tutto il legame tra la sua famiglia e la Coppa Carotti. “Mi fa estremamente piacere ricevere l’affetto di Rieti e dei suoi appassionati che verso mio padre e la mia famiglia hanno sempre avuto un occhio di riguardo particolare. Papà voleva venire a Rieti sempre perché la considerava la corsa più bella e affascinante di tutte. Ringrazio i tifosi reatini che in queste ore ci stanno facendo giungere tutto il loro cordoglio”.
I funerali si svolgeranno oggi alle 15 a Rende nella chiesa di Sant’Antonio.
tratto da Rieti Life
