Trivelle nel Mar Jonio, il patto tra politica e Shell è un rischio per tutti

A due settimane (30 settembre) dall’accoglimento da parte di dieci Consigli Regionali di tre quesiti referendari contro le trivellazioni in mare, il Governo, attraverso la Commissione Tecnica VIA del Ministero (della distruzione) dell’Ambiente, ha dato (13 ottobre) parere positivo per le attività di ricerca di idrocarburi nel Mar Jonio della compagnia petrolifera Shell. Come se il Governo avesse atteso l’esaurirsi dell’attenzione mediatica sul tema per tornare all’attacco delle popolazioni e dell’ambiente con le sue idee anacronistiche e affaristiche di politica energetica.

I permessi di ricerca accordati (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Comunicazione/DettaglioUltimiProvvedimenti/542 http://www.va.minambiente.it/it-IT/Comunicazione/DettaglioUltimiProvvedimenti/543) interessano il Golfo di Taranto con un’area complessiva di 1348,2 km quadrati.

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Le due istanze, contraddistinte dalle sigle d73 F.R- SH e d74 F.R-SH, seppur distinte sotto il profilo autorizzativo, costituiscono per Shell un tutt’uno sotto il profilo industriale. Il loro inquadramento geografico è descritto anche nella Sintesi non tecnica del progetto redatto dalla Shell:

“Il punto più a Nord del blocco in oggetto si trova a circa (meno) 12 miglia nautiche da Capo Spulico, la parte più orientale dista circa 8 miglia marine da Trebisacce, mentre il punto più a Sud dista circa 14 miglia da Punta Alice”.

Secondo uno studio del MISE, l’area di ricerca è interferente al 100% con una lunga serie di aree interdette ai sensi del Decreto Prestigiacomo (SIC: Fiumara Trionto, Macchia della Bura, Fondali Crosia- Pietrapaola, Dune di Camigliano). Il 30 novembre 2010, infatti, il MISE notificò alla Shell un preavviso di rigetto. Stessa sorte toccò in pari data alla gemella d73 F.R- SH perché interferente per intero con la Zona di Protezione Speciale Alto Jonio Cosentino.

I progetti espansionistici della Shell nello Jonio, coerenti con la Strategia Energetica Nazionale, possono e devono essere arrestati: grazie allo Sblocca Italia, si fa concreta la possibilità che, una volta individuato il Piano delle Aree e ottenuti i permessi di ricerca, la compagnia olandese richieda e ottenga la conversione dei titoli di ricerca in titoli concessori unici: questo vuol dire che individuata la presenza di idrocarburi, la Shell non dovrà più chiedere permessi, potendo procedere in automatico e senza preavviso alle trivellazioni e all’attività estrattiva.

Sindaci a manifestazione No Triv
Sindaci a manifestazione No Triv

Se questo è l’orribile, certo e pericoloso scenario industriale, non si capisce invece qual è quello politico che fa da sfondo alle decisioni governative; se la contrarietà espressa da dieci Consigli Regionali sulla materia trivellazioni non è bastata a frenare il Ministero dell’Ambiente e il Governo, possiamo tranquillamente affermare che in Italia non vige più il principio democratico autonomistico e di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 della costituzione e che il popolo, rappresentato dai governi locali, non è più sovrano!

Molto probabilmente, dunque, stiamo assistendo al definitivo svuotamento di rappresentatività dei Governi Regionali: i nostri Governatori sono di fatto inutili! Se questo è vero, come d’altronde appare, si comprende molto meglio il motivetto di avvertimento − “questa decisione non è un atto politico contro il Governo Renzi” − reiterato da parte del Governatore pugliese a Bari, durante la conferenza stampa indetta dopo l’Assemblea dei Governatori che aveva deciso di accogliere i quesiti referendari.

Sì, ora si capisce bene che un attacco politico dei Governatori non poteva essere messo in conto: perché semplicemente i Governatori non hanno più e, soprattutto, non vogliono avere un peso politico da spendere e da far riconoscere! Ora vedremo quali misure vorranno prendere sia in termini amministrativi (è possibile il ricorso al T.A.R. entro 60 giorni dal 13 ottobre) che politici. Se nessuna azione verrà messa in atto, si potrà pensare che tutto quello che è successo durante il mese di settembre era concordato fra Governatori e Governo (rappresentanti di uno stesso schieramento politico, il Partito Democratico) e che noi cittadini abbiamo assistito ad una messa in scena!

E’ ora di pretendere da parte delle Amministrazioni locali e regionali degli atti concreti contro la svendita dei territori e della salute dei cittadini programmata dal sordo Governo Renzi: se non vogliono fare i soggetti politici, si dimettano o avviino uno scontro serio contro queste visioni centralistiche di sviluppo scellerato, rivestendo quanto meno i ruoli di Istituzioni preposte a difesa dei diritti dei cittadini:

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– le amministrazioni interessate propongano ricorso al TAR Lazio contro i decreti VIA del 13 ottobre scorso;

– la Regione Calabria segua l’esempio della Regione Abruzzo che nei giorni scorsi ha approvato una legge ad hoc per vietare qualsiasi attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi al di sotto del limite delle 12 miglia dalle linee di costa o dalle aree naturali protette;

– nel frattempo vada avanti spedito il processo referendario anche dal punto di vista dell’informazione alle popolazioni. Dei sei quesiti referendari, infatti, ben tre (contro le trivelle entro le 12 miglia; contro la conversione del titolo di ricerca in titolo concessorio unico e il pronunciamento della Conferenza Unificata Stato-Regioni sul Piano delle Aree, mare compreso) sono in grado di arrestare l’avanzata di Shell nel Golfo di Taranto.

Di sicuro le azioni dei comitati no-triv non si arresteranno e, se non sarà la politica e le Istituzioni a bloccare il degrado proposto dal Governo, saranno direttamente i cittadini con i loro stessi corpi!

R. A. S. P. A.

Rete Associazioni Sibaritide Pollino per l’autotutela