“Tu ti esibirai quando lo dirò io”

“Tu ti esibirai solo quando lo dirò io”
Sembrerebbe intimare il Direttore Artistico di turno, pro tempore o imperituro.

dal profilo Fb di Massimo Garritano – Foto di Giuseppe Bianco GB PRODUCTIONS – 

Negli ultimi anni è capitato sempre più frequentemente di vestire i panni scomodi e complessi del D.A. ed ogni volta mi giungeva proposta venivo assalito da profondi dubbi.
Intanto in quel ruolo puoi creare antipatie. Poi perchè all’atto della richiesta: “Max, ti andrebbe di curare la direzione artistica di …. ?” nella mia mente scattava e scatta sempre il famoso e sempre attuale:
«Mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura».
Accetto sempre terrorizzato, tanto da far adottare le terminologie più diverse pur di sfuggire alla “pensione”, di per sè già sfuggente.

Quest’anno ho curato la programmazione di due rassegne riuscitissime – merito degli ideatori, tengo a specificare – e durante i numerosi viaggi che sto affrontando per questioni artistico-didattiche ho lungamente riflettuto su come dovrebbe agire un D.A. o meglio, su come secondo me potrebbe agire.
Ne parlo spesso con alcuni intimi colleghi-amici, davvero pochi, divergendo e convergendo.
Da qui l’esigenza di un confronto trasparente con chiunque vorrà esprimere educatamente la sua.

Personalmente da D.A. (non mi riesce proprio di scriverlo…) mi sono dato alcune regole, non ancora infrante, in virtù di quel #leitmotiv troppo spesso ripetuto e disatteso che vuole “sviluppo territoriale, promozione delle realtà locali, sinergie con artisti di altre latitudini e longitudini”.
1 – se organizzo non suono;
2 – evito la presenza degli stessi artisti tranne se coinvolti in progetti totalmente differenti;
3 – cerco di variegare la proposta riservando pari dignità e trattamento agli artisti emergenti autoctoni*;
4 – propongo progetti #trasversali pur se non dovessero soddisfare totalmente il mio gusto personale;
5 – rischio su chi è poco conosciuto nel panorama #mondiale e mi vado a cercare le proposte artistiche evitando di attendere che lo facciano loro;
6 – decido di stuzzicare il pubblico con progetti sperimentali e meno intellegibili di altri;
7 – mai scelgo in base a simpatia e antipatia, seppur mi sia trovato a gestire alcuni che avrebbero meritato ceffoni;

In percentuale ritengo, ove ve ne fosse possibilità economica (leggasi fondi pubblici), se si parla di sviluppo territoriale ed esportazione, doveroso creare sinergie concrete, non solo su carta, con artisti di spicco.
Un D.A. ha il dovere morale e culturale di essere trasversale, di destinare una giusta porzione di “spazio” anche al cosidetto “poco commerciale”, al “poco conosciuto”, al “poco fruibile”.
Da musicista ho avuto il piacere di esibirmi tanto, pure per i massimi festival che si organizzano in #Calabria e nutro sincero rispetto per coloro che continuano ad operare in questa terra e per questa terra.
Tuttavia mi è capitato di sentir dire: “occorre un progetto più commerciale…” “magari qualcosa di cantato” come se la #voce fosse sinonimo di esemplificazione artistica.**

Considerato che non ho gestito fondi pubblici, perché per fortuna questo aspetto é stato appannaggio di chi mi contattava, posso comprendere la difficoltà di un D.A. nel destreggiarsi tra i palinsesti evitando il deja entendu o deja vu. Ma non è forse così che si va contro il leitmotiv di cui sopra, se chi può non dedica la dovuta attenzione a quanto accade intorno; se chi è in condizione di farlo non si spinge oltre il proprio senso del piacere o, peggio, della simpatia-antipatia provate verso qualcuno?
Non è così che ciò che potrebbe essere arricchimento culturale si riduce a mero intrattenimento? Seppur di gran classe.
Non saprei.
Continuo a riflettere, ad operare e ad osservare.
__
* ho usato autoctono perché ogni qual volta un D.A ha sfruttato l’artista “locale” spesso lo ha relegato a periferico mentre se si parla di sviluppo e potenziamento, credo che un artista autoctono vada centralizzato;
** colleghi cantanti vi assicuro che alcuni organizzatori, a prescindere dal tenore della rassegna, intendono proprio questo. Ahimè. Se insorgerete sarò con voi;