Unical, nuovo rettore: comunque vada vincerà il “boss”

Crisci e Saccà

All’Università della Calabria sono scesi in campo i tre aspiranti nuovi rettori dell’ateneo. A giugno finirà l’era di Gino Mirocle Crisci e, di conseguenza, le grandi manovre sono già abbondantemente iniziate. Ciò che colpisce istintivamente è che, a parte l’ormai “solita” candidatura di Raffaele Perrelli, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e professore di I fascia, i due principali contendenti saranno due uomini molto vicini a Domenico Saccà.

Nicola Leone – che in molti indicano come favorito – è stato professore ordinario di Informatica fin da ottobre 2000 dopo un’esperienza di 5 anni in Austria e l’apprendistato al Cnr e al Crai. Poi è stato direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica fino a ottobre scorso, e attualmente ricopre il ruolo di coordinatore del dottorato di Ricerca in Matematica e Informatica.

Nicola Leone

Luigi Palopoli, dal canto suo, è professore ordinario ING-INF/05: Sistemi di Elaborazione delle Informazioni. Si occupa di fondamenti di informatica e basi di dati; e anche di intelligenza artificiale.

Luigi Palopoli

Ci siamo occupati di Leone e di Palopoli diverse volte, soprattutto quando abbiamo tratteggiato le coordinate dell’impero del professor Domenico Saccà, nominato due anni fa dal rettore Crisci nuovo prorettore dell’Università della Calabria subito dopo un periodo di grande fibrillazione.
Il professor Saccà è ordinario per il Settore Scientifico e disciplinare Ing-Inf/05 – sistemi di elaborazione delle informazioni – presso il Dipartimento di Ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica (Dimes).
Insomma, è un prof di prima fascia nel dipartimento di Ingegneria informatica.

Diciamo pure che è da parecchio tempo che comanda lui. I suoi uomini (Prof. Sergio Greco, Prof. Scarcello, Prof. Nicola Leone, Prof. Luigi Palopoli, Prof. Ianni, Prof. Sergio Niger, Prof. Flesca, Prof. Domenico Talia) hanno occupato tutti i posti di potere: dal Consiglio d’Amministrazione ai posti di delegati.

Lo schema evidenzia il potere di Mimmo Saccà, che controlla di fatto l’ateneo con i suoi uomini (teste di legno) oltre a gestire un’attività privata nella stessa università (ICT-SUD) in concorrenza con la stessa e oltre a gestire Cybersecurity alle Poste vecchie di Cosenza, quel posto che ha visitato Matteo Renzi quando è venuto a Cosenza, prima delle batoste del referendum e del 4 marzo 2018.
Il vero capo è lui, Domenico “Mimmo” Saccà e infatti tutti lo chiamano il boss.

Si tratta di docenti che ha assunto lui e che lavorano per lui nel dipartimento DIMES e che fanno ciò che dice lui. Non è da oggi che si dice che il rettore è nelle sue mani. Non c’è decisione che non venga presa da lui. E la nomina a prorettore la dice lunga sugli equilibri di forza.

Anche i più acerrimi nemici di Crisci (come si vede dallo schema: D’Ignazio, Perrelli e Veltri su tutti) sono strettamente legati a lui.
Per dire di sì a Crisci due anni fa accettando il ruolo di prorettore, è evidente che Saccà ha ricevuto ordini che non si possono non eseguire. E se qualcuno pensava che il boss potesse scegliere di rifiutare per non lanciarsi nell’arena, da quando ha detto sì, quasi come per magia è arrivata la riappacificazione. Tanto, in fondo, l’Unical è come un vecchio partito con tante correnti: alla fine sono sempre una pigna.

Saccà crea, sfrutta e poi abbandona. All’epoca del Piano Telematico Calabria, alla fine degli anni ’70, Saccà è già uno dei migliori professori dell’hi tech in Italia.
C’è anche il suo zampino nel disastro e nel saccheggio dell’informatica calabrese. Lo scempio teleguidato dalle arti magiche di Madame Fifì e di tutta la sua corte. Certo, le responsabilità politiche sono quelle principali ma se Crai, Cud e compagnia bella sono diventate cattedrali nel deserto, un concorso di colpa c’è anche da parte dei “professoroni” o se preferite dei baroni.

Grande esperienza il Crai, seguita da un grande fallimento. Ma nessuno ha pagato. Al contrario. Da quella fallimentare esperienza è iniziata un’allegra sarabanda di nuove iniziative. Sulle sue ceneri nasce il Cud, il primo esperimento di Università a Distanza, anch’esso fallito lasciando dietro di sé una voragine da Guinness dei primati e poi Tesi, Calpark, Crati e Clic. Tutte sigle che conosciamo bene e purtroppo in maniera triste.
Una storia esemplare di fallimenti che viene descritta adeguatamente dai resti di archeologia industriale mostrati in un servizio della Rai di qualche anno fa.

Adesso Mimmo Saccà ha creato un consorzio di imprese a piazza Vermicelli all’Unical. Questo consorzio occupa spazi pubblici, fa affari privati con imprese che poi lavorano nell’Unical e prende soldi pubblici. E poi c’è Exeura dove con l’ex deputato Sergio De Julio e gli altri professori, Saccà fa il bello ed il cattivo tempo. Dove arriva lui, ci sono i soldi. Lui prende, spreme, usa e poi getta.

Insomma, dopo anni ed anni di “gloriosa carriera”, adesso Saccà, da numero 1 assoluto, si è prestato a fare il prorettore di Crisci, ha pacificato anche i bollenti spiriti dei galletti e adesso si appresta a incoronare uno dei suoi uomini (ovvero chiunque vinca), perché non bisogna disturbare i manovratori ed è per questo che il professore Saccà si è “immolato”. Così la guerra tra bande è finita e le grandi manovre continueranno senza problemi. Insomma, comunque vada vincerà… il “boss”!