Vibo capitale della massomafia. Tutti gli agganci di Mangialavori, Censore e Vito Pitaro e la tragicomica “visita” della Commissione

La Commissione parlamentare Antimafia è stata a Vibo Valentia nel mese di ottobre del 2020. Poi ci è anche ritornata ma diciamo che la pagliacciata principale è stata la prima, quella che non si scorda… mai. Il presidente Nicola Morra – ormai espulso dal M5s e in cerca di… padrone – lo aveva preannunciato un mese prima al culmine delle audizioni tenute alla Prefettura di Catanzaro. Il 19 e il 20 ottobre l’inutile professore prestato alla politica ha coordinato un gruppo di utili idioti in una “due giorni” dedicata al territorio vibonese e alle sue complesse dinamiche, già emerse nella sua gravità con le tre maxi inchieste condotte nell’ultimo anno dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro: “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani, “Rinascita Scott” contro l’intera struttura di ‘ndrangheta del Vibonese e “Imponimento” contro gli Anello di Filadelfia. In ognuna di queste inchieste è venuto fuori l’allarmante grado di collusione dei cosiddetti “colletti bianchi” e le infiltrazioni delle cosche nel tessuto economico e negli enti locali. Un’area grigia formata da politici, imprenditori e professionisti a braccetto con i principali boss della malavita di Vibo e provincia. Intrecci svelati da un nutrito gruppo di collaboratori di giustizia che sembra destinato ad aumentare con lo sviluppo di altre inchieste che arriveranno nei prossimi mesi e dei processi che nel frattempo vanno avanti.

L’imbarazzo di Mangialavori

Quella di ottobre 2020 è stata una visita per molti versi “imbarazzante” in provincia di Vibo. Se da una parte era un ulteriore segnale di vicinanza da parte dello “stato” (ammesso che Morra possa essere considerato un uomo di… “stato” e non un fantoccio ricattato e ricattabile quale è), dall’altra non poteva passare inosservato il coinvolgimento – diretto o indiretto – di diversi consiglieri comunali di Vibo Valentia in ognuna delle tre principali inchieste antimafia portate avanti in epoche diverse da polizia, carabinieri e Guardia di Finanza. L’ultima, in ordine cronologico, è quella contro gli Anello di Filadelfia che ha portato, tra gli altri, all’arresto dell’ex consigliere comunale Francescantonio Tedesco, ritenuto  dalla Dda vicino alla cosca Anello.

Tra le pagine dell’inchiesta denominata “Imponimento” si fa più volte riferimento alla figura del senatore Giuseppe Mangialavori, esponente di punta di Forza Italia nel Vibonese, oggi addirittura nominato coordinatore regionale del partito della mafia, sponsor principale del sindaco Maria Limardo a Vibo e del sindaco Giovanni Macrì a Tropea ma, soprattutto, componente della Commissione parlamentare antimafia !!! L’indagine condotta sul campo dalla Finanza fa luce su una serie di vicende che ruotano intorno alle Politiche del 2018. Nel decreto di fermo gli inquirenti scrivono che “da alcune emergenze si ipotizzava che il candidato al Senato della Repubblica Giuseppe Mangialavori per le elezioni del 4 marzo 2018 attraverso l’architetto Francescantonio Tedesco avesse ottenuto l’appoggio di Rocco Anello”. Il parlamentare vibonese non è indagato ma fa riflettere un altro particolare che spunta tra le pagine dell’inchiesta laddove si sottolinea che la figlia di Tommaso Anello dal 2018 è stata dipendente della Salus, il laboratorio di analisi cliniche con sede a Vibo appartenente alla famiglia di Mangialavori.

Intrecci tra politica e ‘ndrangheta

Nel gruppo si notano anche Vito Pitaro e Brunello Censore

Altra figura “attenzionata” è quella di Vito Pitaro, il consigliere regionale eletto nella lista “Santelli presidente” (praticamente l’estensione di quel gran pezzo di malacarne che risponde al nome di Brunello Censore, impresentabile per il Pd ma non certo per il centrodestra…: noi abbiamo scritto che Vito Pitaro altri non era che Censore “travestito”) e principale alleato proprio di Giuseppe Mangialavori nella scalata a palazzo “Luigi Razza” nel cui Consiglio comunale sono maggioranza nella maggioranza. Anche lui non è indagato ma il suo nome (come quello di alcuni consiglieri comunali di Vibo) è comparso più volte nelle inchieste “Rinascita Scott” e “Rimpiazzo”. Tanto che il centrodestra non se l’è sentita di ricandidarlo e lo ha promosso a “grande elettore” del dottore Michele Comito, che ovviamente è stato eletto.

Tornando a Vito Pitaro, hanno fatto scalpore, in particolare, le intercettazioni con Rosario Fiorillo, alias “Pulcino”, ritenuto dagli inquirenti al vertice del gruppo dei Piscopisani e descritto da alcuni collaboratori di giustizia come un killer sanguinario. Intrecci tra politica e ‘ndrangheta che promettono altri clamorosi sviluppi nei prossimi mesi ma che, nel frattempo, sono andati tragicomicamente a caratterizzare la “due giorni” vibonese della Commissione Antimafia.

Francescantonio Tedesco, 52 anni di Ionadi, come accennato, è tra le persone fermate nell’ambito dell’inchiesta “Imponimento” contro la ‘ndrangheta nel Vibonese. Secondo gli inquirenti avrebbe collaborato con il clan Anello-Fruci di Filadelfia “per il mantenimento del controllo del settore edilizio, anche concorrendo ad esercitare pressioni sugli imprenditori in occasione di specifiche vicende estorsive”.

Per la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro avrebbe contribuito a formare “la strategia del sodalizio in ambito politico, come quando – si legge nel capo di imputazione – promuoveva il sostegno della cosca alle elezioni politiche nazionali del 2018 al dott. Giuseppe Mangialavori, poi eletto al Senato della Repubblica (per Forza Italia, ndr)”.

Da alcune emergenze si ipotizza che il candidato al Senato della Repubblica per Forza Italia Giuseppe Mangialavori per le elezioni del 4 marzo 2018, attraverso l’architetto Francescantonio Tedesco, abbia ottenuto l’appoggio del boss Rocco Anello. Lo scrivono a chiare lettere i magistrati della Dda di Catanzaro nel fermo di indiziato di delitto. L’architetto Tedesco ha avuto incarichi, quale consulente, dalle Procure di Vibo, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Crotone, Paola e Catanzaro.

Tedesco è stato eletto al Consiglio comunale di Vibo Valentia nelle elezioni del 2015 risultando tra i più votati nella lista “Vibo Unica”. Dopo pochi mesi approdò al gruppo Misto per poi rientrare nuovamente in “Vibo Unica” da cui è stato espulso dopo l’appoggio dato al senatore Giuseppe Mangialavori alle Politiche del 2018. Nelle elezioni comunali del 2019 Tedesco è stato candidato con Forza Italia a sostegno dell’attuale sindaco Maria Limardo ma non è stato eletto.

Il 9 gennaio 2018 alle ore 12:34 sull’utenza di Giovanni Anello (arrestato nell’inchiesta ed assessore a Polia) si captava una telefonata verso l’utenza di Giuseppe Mangialavori. “… Il motivo di tale tentativo di chiamata veniva svelato pochi minuti dopo – si legge nell’ordinanza – alle ore 12:39, dallo stesso Giovanni Anello il quale telefonava a Maurizio De Nisi, sindaco di Filadelfia. Giovanni Anello diceva a Maurizio De Nisi di essere appena uscito dalla Salus, ovvero dal Centro Diagnostico Mangialavori con sede a Vibo Valentia, dove aveva incontrato “lui” (Mangialavori, ndr)”.

Diceva di aver fatto presente a Mangialavori di essere schierato con De Nisi, sapendo che lo stesso De Nisi lo sosteneva. Giovanni Anello diceva a Maurizio De Nisi di aver inoltre evidenziato a Mangialavori che era in programma una riunione elettorale con portatori di voti (“In questi giorni noi ci riuniamo con le persone che hanno i voti a Polia, che hanno i voti a Filadelfia…”). Entrambe le affermazioni riscuotevano l’approvazione del De Nisi. “… Quindi concordando con De Nisi, Giovanni Anello esprimeva apprezzamento per Mangialavori, il quale gli aveva mostrato atteggiamenti confidenziali”. Mangialavori, insospettabile medico, per il momento, non risulta indagato, ma viene nominato coordinatore regionale di Forza Italia. E poi dicono che Forza Italia è il partito della mafia e della ‘ndrangheta…